Ressa in autostrada Camion della Zecca rovesciato sull'A14 perde 1,5 milioni di pezzi. «Spariti diecimila euro»
di Paolo Di Stefano
Sull'asfalto ancora intatti pacchi di monete da 1.200 a 2.400 euro. Feriti il camionista e il guidatore dell'auto coinvolta nell'incidente
Chiudete gli occhi e immaginate la scena: un camion si rovescia sull'autostrada e dal portellone apertosi nello schianto fuoriesce una cascata di soldi. Ora aprite gli occhi. Non avete sognato la scena clou di un gangster americano con tanto di inseguimento finito in comica o in tragedia, e nemmeno le sequenze di un fumetto. È tutto vero. È successo ieri, verso le 14 e 30, sulla A14, nel tratto tra Foggia e Cerignola. Ma il meglio (o il peggio) arriva di lì a pochi minuti, pochissimi: il tempo giusto perché gli automobilisti che seguono si stropiccino gli occhi, realizzino l'accaduto, inchiodino sul pedale del freno, scendano e si servano rapidamente di tutto quel che possono - preferibilmente pacchi di monete ancora intonsi da 2400 o da 1200 euro al colpo - prima di ripartire (sgommando, si presume) con il bottino sul sedile posteriore. Poco importa se nel frattempo il camionista e il titolare dell' auto coinvolta nello schianto sono rimasti feriti sul ciglio della strada. Poco importa se quella manovra improvvisa poteva provocare una catena di tamponamenti. Se non ci fossero le fotografie e il racconto dei testimoni, il lettore sarebbe autorizzato a credere a una bufala di mezza estate spacciata per autentica in mancanza di cronaca nera, bianca o rosa. No no, è proprio tutto vero: vera la carreggiata che porta verso Sud luccicante di migliaia di monetine da uno e da due euro, un tappeto di soldi sull'asfalto rovente; vera la montagna di pacchetti auriferi rovesciati accanto al guardrail divelto; vero che quando la polizia arriva sono scomparsi diecimila euro nel breve tempo concesso all'assalto incontrollato: il conto delle perdite sarà fatto di lì a poco, dopo che i feriti (non gravi) sono stati ricoverati e l'asfalto spazzato per bene. Se pensavate che nell'era postfordista certe somme di denaro fossero ormai un'entità volatile, registrabile solo in un sistema digitale, vi sbagliavate di grosso. A quanto pare la moneta è ancora moneta sonante che qualcuno deve pur incaricarsi di impacchettare e qualcun altro di trasportare fisicamente da un luogo all'altro, dalla Zecca alle banche. E così può succedere che due milioni di euro finiscano stipati in monetine dentro un Tir che parte da Cesena per fare la consegna a un imprecisato istituto di credito del Barese. Ma chi può saperlo che dopo qualche centinaio di chilometri, con il sole a picco sulla cabina del guidatore (che non sarà certo un guidatore da quattro soldi) in un torrido primo pomeriggio d'estate, per l'esplosione di uno pneumatico (da quattro soldi?), il bestione vada fuori controllo e impazzisca improvvisamente con tutto il suo prezioso carico? Il resto è solo immaginabile. Due milioni di euro in pezzi da uno e da due significheranno a occhio, spicciolo più spicciolo meno, un milione e mezzo di monetine. È pure immaginabile che all' automobilista con famigliola, in bilico tra un noiosissimo radiogiornale e un colpo di sonno, non sia parso vero di potersi guadagnare, con un pò di prontezza e di coraggio, quindici giorni gratis nel Salento, al punto da sprezzare il pericolo e scaraventarsi sul primo pacco disponibile lì sull'asfalto come fosse un Natale fuori stagione, o meglio un dono caduto dal cielo nella depressione della crisi economica e con una busta-paga ridotta all'osso. Qualcuno di questi sciacalli improvvisati è pure stato avvistato da testimoni allibiti: scene da film sulla grande depressione, una specie di «Furore» senza dignità. A giudicare dal totale della refurtiva, saranno stati quattro o cinque, forse sei, veloci come saette: i più fortunati avranno passato la notte con 1200 pezzi da 2 euro sotto il cuscino, gli altri con 1200 pezzi da un euro. Qualcuno si sarà pure accontentato di una manciata di soldini (tutti rigorosamente nuovi di zecca, è proprio il caso di dirlo), così, tanto per gradire. E stamattina, forse, invece di scegliere, come ogni anno, la spiaggia libera in cui piantare l'ombrellone, avranno optato per un lido con sdraio. Senza sapere che qualche pezzo di euro in più in saccoccia li ha solo resi più pezzenti di prima.
«Corriere della Sera» del 6 luglio 2010
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