Perché in America la scimmia non è più un dogma
di Stefania Vitulli
Negli Stati Uniti la bolla darwiniana ha origini antiche. Diciamo che però negli ultimi tempi si è gonfiata parecchio. Tappa dopo tappa, i fautori del Disegno intelligente hanno conquistato posizioni. Perché sono fortemente attivisti e molto, molto convinti. O perché, come denunciano gli evoluzionisti promotori del Darwin Day, i creazionisti agiscono con astuzia, partendo dai piccoli centri. Ma soprattutto perché le granitiche certezze della selezione naturale come muro portante dell’evoluzione si sono ormai sbriciolate, dubbio dopo dubbio, in gran parte della mente americana.
Nel 2002, secondo una ricerca di Scientific American, il 40 per cento della popolazione degli Stati Uniti si ostinava a insistere sulla creazione del mondo da parte di Dio poche migliaia di anni fa, mentre Illinois, Ohio e Wisconsin meditavano di eliminare direttamente l’intera teoria dell’evoluzione dai programmi d’insegnamento, ora quella fetta di popolazione ha raggiunto il 42 per cento, con un 10 per cento di convinti che l’evoluzione sia guidata da “un essere supremo” e un 64 per cento aperto all’insegnamento del creazionismo accanto all’evoluzionismo.
Da ottimi comunicatori, i creazionisti hanno moltiplicato nel tempo libri, luoghi, musei e parchi dedicati alla causa: dai dinosauri d’acciaio di Palm Springs al Creation Studies Institute di Fort Lauderdale, fino a che nel 2007 a Petersburg, Kentucky, hanno inaugurato – promosso dall’organizzazione evangelica Answers in Genesis e costato 27 milioni di dollari – il colosso: un Museo del Creazionismo che pullula di dinosauri animati (“E’ ora di finirla che vengano strumentalizzati dagli evoluzionisti per la loro causa: ai bambini piacciono e li usiamo anche noi”, commentò all’epoca Ken Ham, il direttore del Museo. E via ai diorami in cui i bestioni creati da Patrick Marsh, il mago Universal Studios degli ultimi “King Kong” e “Lo squalo”, convivono con l’uomo e salgono baldanzosi sull’arca di Noè).
Proprio in questi giorni, i 25 mila metri quadri del Museo stanno per celebrare il milione di visitatori. Conquistati alla causa da tempo quelli che oggi sono gli speaker più attesi ai Tea Party, come i repubblicani Mike Huckabee e Tom Tancredo, i creazionisti devono dire grazie soprattutto alla loro superstar Kirk Cameron, l’attore-reverendo che, partito come bravo ragazzo modello nella sitcom “Genitori in blue jeans”, ha proseguito conquistando centinaia di miglia di adepti all’ID come eroe della trilogia sulla fine del mondo “Left Behind” (da noi è arrivato in dvd con il titolo “Prima dell’apocalisse”), tratto dall’omonima serie di “best seller cristiani” da 40 milioni di copie vendute. Dalla fine del 2009 Cameron ha battuto palmo a palmo i cento migliori campus dei college americani per avvertire i futuri medici, avvocati e politici più influenti del paese che “Il darwinismo è ateismo mascherato da scienza” e distribuire centomila copie gratuite dell’“Origine delle specie” completate da una nuova introduzione a firma Ray Comfort, anima dell’organizzazione evangelica “Living Waters”.
Ma come ha sottolineato il Washington Post, gli studenti americani non si metterebbero a leggere Darwin per polemica nemmeno se a portarglielo fossero Megan Fox e Zac Efron. Ergo, Cameron ha caricato su YouTube un video di sei minuti che elenca i pericoli di ateismo, secolarizzazione e darwinismo per il futuro dell’umanità. Nulla ha però scatenato i creazionisti come il film “Creation” di Jon Amiel, con Paul Bettany nella parte di Charles Darwin e Jennifer Connelly in quella della moglie Emma, storia di come la famiglia Darwin, colpita dalla tragedia della perdita di una figlia, abbia potuto accettare l’idea di un mondo senza Dio. Basato sul libro “Annie’s box” scritto da un discendente di Darwin, Randal Keynes, il film è stato presentato lo scorso autunno in Inghilterra, alla fine di gennaio e uscito di contrabbando in pochissime sale americane: bloccato dalla controcampagna dei creazionisti. Specialisti in comunicazione intelligente.
Nel 2002, secondo una ricerca di Scientific American, il 40 per cento della popolazione degli Stati Uniti si ostinava a insistere sulla creazione del mondo da parte di Dio poche migliaia di anni fa, mentre Illinois, Ohio e Wisconsin meditavano di eliminare direttamente l’intera teoria dell’evoluzione dai programmi d’insegnamento, ora quella fetta di popolazione ha raggiunto il 42 per cento, con un 10 per cento di convinti che l’evoluzione sia guidata da “un essere supremo” e un 64 per cento aperto all’insegnamento del creazionismo accanto all’evoluzionismo.
Da ottimi comunicatori, i creazionisti hanno moltiplicato nel tempo libri, luoghi, musei e parchi dedicati alla causa: dai dinosauri d’acciaio di Palm Springs al Creation Studies Institute di Fort Lauderdale, fino a che nel 2007 a Petersburg, Kentucky, hanno inaugurato – promosso dall’organizzazione evangelica Answers in Genesis e costato 27 milioni di dollari – il colosso: un Museo del Creazionismo che pullula di dinosauri animati (“E’ ora di finirla che vengano strumentalizzati dagli evoluzionisti per la loro causa: ai bambini piacciono e li usiamo anche noi”, commentò all’epoca Ken Ham, il direttore del Museo. E via ai diorami in cui i bestioni creati da Patrick Marsh, il mago Universal Studios degli ultimi “King Kong” e “Lo squalo”, convivono con l’uomo e salgono baldanzosi sull’arca di Noè).
Proprio in questi giorni, i 25 mila metri quadri del Museo stanno per celebrare il milione di visitatori. Conquistati alla causa da tempo quelli che oggi sono gli speaker più attesi ai Tea Party, come i repubblicani Mike Huckabee e Tom Tancredo, i creazionisti devono dire grazie soprattutto alla loro superstar Kirk Cameron, l’attore-reverendo che, partito come bravo ragazzo modello nella sitcom “Genitori in blue jeans”, ha proseguito conquistando centinaia di miglia di adepti all’ID come eroe della trilogia sulla fine del mondo “Left Behind” (da noi è arrivato in dvd con il titolo “Prima dell’apocalisse”), tratto dall’omonima serie di “best seller cristiani” da 40 milioni di copie vendute. Dalla fine del 2009 Cameron ha battuto palmo a palmo i cento migliori campus dei college americani per avvertire i futuri medici, avvocati e politici più influenti del paese che “Il darwinismo è ateismo mascherato da scienza” e distribuire centomila copie gratuite dell’“Origine delle specie” completate da una nuova introduzione a firma Ray Comfort, anima dell’organizzazione evangelica “Living Waters”.
Ma come ha sottolineato il Washington Post, gli studenti americani non si metterebbero a leggere Darwin per polemica nemmeno se a portarglielo fossero Megan Fox e Zac Efron. Ergo, Cameron ha caricato su YouTube un video di sei minuti che elenca i pericoli di ateismo, secolarizzazione e darwinismo per il futuro dell’umanità. Nulla ha però scatenato i creazionisti come il film “Creation” di Jon Amiel, con Paul Bettany nella parte di Charles Darwin e Jennifer Connelly in quella della moglie Emma, storia di come la famiglia Darwin, colpita dalla tragedia della perdita di una figlia, abbia potuto accettare l’idea di un mondo senza Dio. Basato sul libro “Annie’s box” scritto da un discendente di Darwin, Randal Keynes, il film è stato presentato lo scorso autunno in Inghilterra, alla fine di gennaio e uscito di contrabbando in pochissime sale americane: bloccato dalla controcampagna dei creazionisti. Specialisti in comunicazione intelligente.
«Il Foglio» del 24 aprile 2010
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