10° Rapporto Nazionale sulla condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
Eurispes - Telefono azzurro
Schiavi di una ossessione estetica. Il mercato della medicina del benessere che, anno dopo anno, macina utili e addetti con un tasso di crescita medio del 10%. D’altra parte, i dati sono illuminanti: dei circa 150mila interventi di chirurgia plastica effettuati nel 2008 in Italia, 85.500 riguardano pazienti tra i 18 e i 25 anni. La quota di giovani che si sottopongono a questo tipo di interventi è cresciuta nel tempo in maniera esponenziale. Infatti, nel 2002 hanno subìto un’operazione chirurgica 54.000 pazienti, nel 2004 sono stati 73.500 e nel 2006 se ne contano 80.00013.
La top del ritocco. Stando ai risultati di una recente indagine della Swg (2009), il cui obiettivo è stato quello di indagare la propensione delle donne verso gli interventi di chirurgia estetica, emerge un quadro non troppo entusiasmante. Sedere, pancia e fianchi sono in cima alla classifica dei difetti da correggere (84%). Seguono le gambe poco modellate (41%), il seno da ritoccare (17%), la pelle e il viso (in entrambi i casi 11%). Al contrario, le adolescenti intervistate sembrano andare fiere dei loro capelli, al punto che nessuna di esse vorrebbe che fossero diversi. Tali dati rappresentano un segno della necessità, per una fetta sempre maggiore di popolazione, di adeguare il proprio corpo a modelli mediatici imposti. Bandita, dunque, ogni forma di rotondità, le nuove generazioni hanno difficoltà ad accettarsi completamente per quello che sono e individuano un “pezzo” del corpo che, a loro detta, andrebbe sottoposto a restyling, senza manifestare alcun dubbio o perplessità in merito.Oggi, infatti, la “normalizzazione” della chirurgia estetica è tale che ben il 73% delle minorenni intervistate non avrebbe alcun problema ad ammettere di essersi sottoposta ad un intervento. A questa quota di 16-17enni si aggiunge, poi, un 10% di quelle che ne andrebbero addirittura fiere. Più bassa è, invece, la percentuale di quante tenderebbero a nascondere questa esperienza, probabilmente, per questioni personali di riservatezza (17%). La disinformazione è una delle grandi questioni legate alla chirurgia estetica. Sono consapevoli di ciò anche le giovani intervistate, tanto da reputare scarsa l’informazione fornita sugli interventi di tipo estetico (58%). Per il 4% di esse le notizie diffuse in merito sono addirittura del tutto insufficienti, mentre solo una piccola quota del campione le ritiene esaurienti (7%) o quantomeno sufficienti (19%) da fornire loro gli strumenti necessari per fare una scelta. Le 16-17enni si mostrano, poi, favorevoli ad una legge che regolamenti gli interventi di chirurgia estetica, garantendo al paziente un sistema di informazioni completo sui rischi (85%) o obbligandolo a fornire un consenso scritto di presa visione dei rischi (84%). Inoltre, ben il 79% delle giovani auspica l’adozione di un provvedimento legislativo recante il divieto di sottoporsi ad interventi di chirurgia estetica prima del compimento dei 18 anni di età.
Barbie generation. La bellezza corre sul bisturi? La ricerca della perfezione è, oggi, all’estremo e si assiste ad una corsa all’eccesso. Un naso storto, labbra sottili e una seconda di seno possono diventare un vero e proprio problema esistenziale, da risolvere ad ogni costo. A reputare spesso inadeguati i propri tratti fisici sono soprattutto gli adolescenti che inseguono un modello di bellezza irraggiungibile, convinti che esso rappresenti una chance in più in quella competizione “all’ultimo fiato” che è diventata la loro vita di ogni giorno. Secondo un’indagine effettuata dall’Isap nel 2008 tra oltre 20mila chirurghi di 84 paesi, Italia compresa, restano i divi come modelli di riferimento dei giovani. Pur di diventare donne esteticamente perfette, alcune giovani ragazze sono disposte a vivere esperienze a dir poco estreme. È il caso di myfreeimplants.com, un sito vetrina inglese in cui ragazze desiderose di sottoporsi a interventi di chirurgia estetica incontrano virtualmente donatori disposti ad aiutarle economicamente. In cambio offrono chat, videochat e fotografie non sempre caste. Gli interventi di chirurgia estetica hanno, infatti, un costo praticamente impossibile da sostenere per persone non autosufficienti economicamente. Per una rinoplastica si spendono, infatti, tra 6.000 e 10.000 euro, per rifarsi le labbra 500 euro (filler, un anno di durata), il seno tra 8.000 e 10.000 euro e la liposuzione ai glutei, fianchi e cosce circa 10.000 euro.
L’altro volto della chirurgia estetica: Operation Smile. Il ricorso alla chirurgia plastica in tenera età non è necessariamente il risultato esclusivo di un capriccio ma, in alcuni casi, è una pratica strettamente necessaria che deriva da reali esigenze mediche. Diverse esperienze lo dimostrano, come quella di Operation Smile Italia Onlus. Si tratta di una Fondazione nata nel 2000 e costituita da volontari medici, infermieri e paramedici che realizzano missioni umanitarie in 51 paesi del mondo, per correggere, con interventi di chirurgia plastica ricostruttiva, gravi malformazioni facciali ed esiti di ustioni e traumi. Ad oggi sono stati operati gratuitamente nel mondo oltre 115.000 bambini e molti altri sono ancora in lista d’attesa.
La top del ritocco. Stando ai risultati di una recente indagine della Swg (2009), il cui obiettivo è stato quello di indagare la propensione delle donne verso gli interventi di chirurgia estetica, emerge un quadro non troppo entusiasmante. Sedere, pancia e fianchi sono in cima alla classifica dei difetti da correggere (84%). Seguono le gambe poco modellate (41%), il seno da ritoccare (17%), la pelle e il viso (in entrambi i casi 11%). Al contrario, le adolescenti intervistate sembrano andare fiere dei loro capelli, al punto che nessuna di esse vorrebbe che fossero diversi. Tali dati rappresentano un segno della necessità, per una fetta sempre maggiore di popolazione, di adeguare il proprio corpo a modelli mediatici imposti. Bandita, dunque, ogni forma di rotondità, le nuove generazioni hanno difficoltà ad accettarsi completamente per quello che sono e individuano un “pezzo” del corpo che, a loro detta, andrebbe sottoposto a restyling, senza manifestare alcun dubbio o perplessità in merito.Oggi, infatti, la “normalizzazione” della chirurgia estetica è tale che ben il 73% delle minorenni intervistate non avrebbe alcun problema ad ammettere di essersi sottoposta ad un intervento. A questa quota di 16-17enni si aggiunge, poi, un 10% di quelle che ne andrebbero addirittura fiere. Più bassa è, invece, la percentuale di quante tenderebbero a nascondere questa esperienza, probabilmente, per questioni personali di riservatezza (17%). La disinformazione è una delle grandi questioni legate alla chirurgia estetica. Sono consapevoli di ciò anche le giovani intervistate, tanto da reputare scarsa l’informazione fornita sugli interventi di tipo estetico (58%). Per il 4% di esse le notizie diffuse in merito sono addirittura del tutto insufficienti, mentre solo una piccola quota del campione le ritiene esaurienti (7%) o quantomeno sufficienti (19%) da fornire loro gli strumenti necessari per fare una scelta. Le 16-17enni si mostrano, poi, favorevoli ad una legge che regolamenti gli interventi di chirurgia estetica, garantendo al paziente un sistema di informazioni completo sui rischi (85%) o obbligandolo a fornire un consenso scritto di presa visione dei rischi (84%). Inoltre, ben il 79% delle giovani auspica l’adozione di un provvedimento legislativo recante il divieto di sottoporsi ad interventi di chirurgia estetica prima del compimento dei 18 anni di età.
Barbie generation. La bellezza corre sul bisturi? La ricerca della perfezione è, oggi, all’estremo e si assiste ad una corsa all’eccesso. Un naso storto, labbra sottili e una seconda di seno possono diventare un vero e proprio problema esistenziale, da risolvere ad ogni costo. A reputare spesso inadeguati i propri tratti fisici sono soprattutto gli adolescenti che inseguono un modello di bellezza irraggiungibile, convinti che esso rappresenti una chance in più in quella competizione “all’ultimo fiato” che è diventata la loro vita di ogni giorno. Secondo un’indagine effettuata dall’Isap nel 2008 tra oltre 20mila chirurghi di 84 paesi, Italia compresa, restano i divi come modelli di riferimento dei giovani. Pur di diventare donne esteticamente perfette, alcune giovani ragazze sono disposte a vivere esperienze a dir poco estreme. È il caso di myfreeimplants.com, un sito vetrina inglese in cui ragazze desiderose di sottoporsi a interventi di chirurgia estetica incontrano virtualmente donatori disposti ad aiutarle economicamente. In cambio offrono chat, videochat e fotografie non sempre caste. Gli interventi di chirurgia estetica hanno, infatti, un costo praticamente impossibile da sostenere per persone non autosufficienti economicamente. Per una rinoplastica si spendono, infatti, tra 6.000 e 10.000 euro, per rifarsi le labbra 500 euro (filler, un anno di durata), il seno tra 8.000 e 10.000 euro e la liposuzione ai glutei, fianchi e cosce circa 10.000 euro.
L’altro volto della chirurgia estetica: Operation Smile. Il ricorso alla chirurgia plastica in tenera età non è necessariamente il risultato esclusivo di un capriccio ma, in alcuni casi, è una pratica strettamente necessaria che deriva da reali esigenze mediche. Diverse esperienze lo dimostrano, come quella di Operation Smile Italia Onlus. Si tratta di una Fondazione nata nel 2000 e costituita da volontari medici, infermieri e paramedici che realizzano missioni umanitarie in 51 paesi del mondo, per correggere, con interventi di chirurgia plastica ricostruttiva, gravi malformazioni facciali ed esiti di ustioni e traumi. Ad oggi sono stati operati gratuitamente nel mondo oltre 115.000 bambini e molti altri sono ancora in lista d’attesa.
Fonte: http://www.azzurro.it/index.php?id=225 (28 novembre 2009)
Nessun commento:
Posta un commento