17 aprile 2010

Quella radice del male nel ridurre la donna a oggetto

Il laico scossone del Presidente Napolitano
di Giorgio Campanini
Era forse neces­sario che fosse il presidente della Repubblica – con l’autorevolezza che da tutti gli viene riconosciuta – a denunciare il sottile ma manifesto legame fra violenza contro la donna e utilizzazione strumentale del suo corpo da parte dei mezzi di comunicazione di massa, perché prendesse avvio un primo accenno di ripensamento da parte di quella cultura mass-mediatica che troppo spesso è tentata di 'tirarsi fuori' nei confronti di ogni messa in guardia contro gli effetti negativi che essa esercita sul costume.
Da decenni, ormai, vi sono pubblicità che il sorpreso utente della televisione – temendo di essere caduto in un tranello – scambia inizialmente per il passaggio di un film pornografico. Pure da decenni imbambolate (e sempre più svestite) fanciulle fanno da contorno a pressoché ogni trasmissione, dalle prodezze canore sanremesi alle imprese pedatorie dei calciatori (a proposito, a quando, finalmente, La grande sorella)?
Non mancano fortunatamente, ogni tanto, donne intelligenti, preparate, competenti che non hanno bisogno di ostentare procaci rotondità per essere seguite e ascoltate; ma queste spesso marginali presenze non riescono ad offuscare l’imperante moda televisiva, sistematicamente orientata in senso contrario.
L’uso consumistico e massificante del corpo della donna è ormai imperante e onnipresente; ma il capo dello Stato – preceduto, in verità, da molti ma meno autorevoli commentatori – ha messo il dito nella piaga, ben consapevole di 'scandalizzare' gli specialisti dell’erotismo a buon mercato: ha cioè indicato una precisa correlazione fra questo uso strumentale della donna e le ricorrenti violenze cui essa è assoggettata, anche e soprattutto da quelle fasce adolescenziali e giovanili meno mature e dunque più facilmente soggette alla manipolazione mass-mediale. Quale la correlazione fra l’esibizione della nudità, e insieme della stupidità, e la violenza? Il nesso sta nell’identificazione della donna come oggetto e non più come persona; né si può pretendere che agli 'oggetti' si presti il medesimo rispetto dovuto alle 'persone'. Il punto di discriminazione tra gli oggetti e le persone sta nella disponibilità / indisponibilità: gli oggetti possono essere fruiti, manipolati, al limite gettati via, e dunque sono disponibili; al contrario le persone sono strutturalmente e nativamente indisponibili.
Quando questa fondamentale differenza viene meno vi è posto per tutte le strumentalizzazioni, tutti gli abusi, al limite per tutte le violenze. È questo il senso profondo delle parole di Napolitano: che non sono quelle di un 'bacchettone' e nemmeno di un eremita fuori della storia, ma di un uomo del nostro tempo. Laicamente il presidente si è espresso e laicamente dovrebbe essere ascoltato… E chissà che non ne derivi un salutare scossone per un mondo – quello della tv, della moda, delle canzoni, e così via – per il quale, troppo a lungo, la donna ha rappresentato semplicemente un 'oggetto'.
«Avvenire» del 17 aprile 2010

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