07 aprile 2010

Cacciatori e prede di emozioni: ma senza ragione non si vive

Cosa c'è dietro la ricerca di sensazioni sempre più forti
di Giacomo Samek Lodovici
La notizia è sconcertante. Un’agenzia francese offre la possibilità, al costo di 900 euro, di essere vittime di un sequestro di persona, talmente ben organizzato da far dimenticare di essere finto. Il cliente viene pedinato per diversi giorni da sconosciuti che controllano tutte le sue mosse e poi nel giro di due mesi passano all’azione. Lo scopo?
Far provare - dice il sito dell’agenzia - 'lo choc psicologico, la paura, l’adrenalina di un rapimento vero e proprio'. Solitamente il rapito resta imprigionato per 4 ore in una cantina buia, incatenato e imbavagliato, ma con un sovrapprezzo si può contrattare un prolungamento della prigionia fino a 11 ore e scegliere il tipo di liberazione, magari una spettacolare azione della polizia. La notizia è sconcertante, dicevamo, anche perché da gennaio ad oggi l’agenzia ha avuto almeno due clienti al giorno. Ma non è poi troppo sorprendente se pensiamo che l’uomo contemporaneo, molto spesso, vive all’insegna di un atteggiamento, che talvolta è anche una concezione teorica consapevole, che possiamo definire 'emozionalismo', su cui ha scritto delle pagine illuminanti un sociologo come Michel Lacroix.

Infatti, alcuni fatti di attualità (vittorie sportive, eventi di cronaca nera, massacri, catastrofi, vere o false epidemie, ecc.) scuotono la nostra psiche come ondate di choc, anche perché i mass media inducono emozioni e mobilitazioni emozionali rispetto a eventi che essi non si limitano a riferire, bensì che connotano già con emozioni che dobbiamo (secondo loro) provare.
Nella produzione del combustibile emozionale fa la sua parte anche l’industria dell’intrattenimento, con film, fiction, videogiochi, spettacoli e pubblicità. Anche l’ecologismo e diverse pratiche religiose (per esempio il New Age) nascono non di rado da sentimenti di paura e devozione per la natura e a loro volta li producono, esaltano stati emotivi legati alla fusione con il cosmo.
Analogicamente, il paranormale intercetta un desiderio di emozioni forti, come certi sport estremi (parapendio, deltaplano, bungee jumping, ecc.). Anche la musica, grembo in cui le nuove generazioni sempre più vivono, arriva a essere considerata sacra per le emozioni che produce. Per molti la sorgente imprescindibile di emozioni intense sono le storie sentimentali, specialmente se connotate sessualmente, dove è fondamentale creare un clima sempre nuovo di continua sorpresa.
Ci sono poi folle che si recano ai grandi concerti, in discoteca, allo stadio, ai megaraduni, ecc., perché (talvolta) desiderano sperimentare lo choc emotivo provocato dal senso di fusione. E la politica fa spesso (come da sempre) leva sulle emozioni per intercettare consensi e decretare ostracismi. Anche la religione, non raramente, viene coltivata se e finché produce emozioni, cosicché al supermarket del sacro non pochi assemblano la religione fai-da-te più emotivamente gratificante. Per non parlare dell’uso di droghe.
Insomma, per l’uomo contemporaneo spesso il mondo è una sorgente di emozioni, che egli cerca di alimentare affinché siano continue e sempre più intense; il suo imperativo morale è 'libera le tue emozioni'. Così, se l’uomo virtuoso greco-medievale mirava ad armonizzare gli affetti e la ragione, quello contemporaneo appare come un cercatore di emozioni, che vuole liberarsi dalla ragione. E se il razionalismo commette l’errore di sacrificare (o estirpare) le emozioni alla ragione, l’emozionalismo soggioga alle emozioni la ragione, che a sua volta è una dimensione fondamentale dell’umano.
«Avvenire» del 7 aprile 2010

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