di Lorenzo Fazzini
Dio? Non è la scienza che ne dimostra l’esistenza o meno. E di fronte all’arroganza ' tragica' dell’Illuminismo, valgono di più le scoperte ' storiche' della Chiesa, che vanno dai diritti dell’uomo al ruolo della legge. Lo sottolinea Peter van Inwagen, nato nel 1942, che detiene la cattedra John Cardinal O’Hara di filosofia all’Università Notre Dame, in Indiana ( Usa). Inwagen parlerà sabato sul tema ' Dio e le scienze' al convegno che si apre oggi a Roma. Con lui dialogheranno Ugo Amaldi, Martin Nowak, George Coyne e monsignor Rino Fisichella.
Professor Inwagen, in un articolo del 1994 su ' Dio e i filosofi', lei scrive: ' Credo di più nella Chiesa che nell’Illuminismo'. Può spiegare tale affermazione?
« L’Illuminismo è un ' movimento' che inizia nel XVIII secolo. Da tempo ha abbandonato questa denominazione: oggi può chiamarsi ' umanismo laico' o ' razionalismo scientifico', sebbene questi siano appellativi più giusti per alcuni suoi frutti che per il fenomeno in sé. Un tempo aderivo a questo movimento e mi ero sottomesso alla sua autorità. A 40 anni sono diventato ' apostata' e mi sono sottoposto alla Chiesa. Questo cambiamento ha tre motivazioni: decisi che gli insegnamenti della Chiesa erano congruenti con il mondo in cui vivevo mentre non così era per quelli dell’Illuminismo; considerai che le conseguenze della fedeltà all’Illuminismo erano state disastrose mentre quelle della cristianizzazione dell’Europa non solo avevano portato benefici, ma anche uno stupore senza paragoni nella storia. Terzo, venni toccato in maniera indescrivibile e personale dalla vita di alcuni conoscenti cristiani.
Crescendo, arrivai a credere che la visione del mondo dell’Illuminismo era in contrasto con le scoperte della cosmologia e i fatti esistenziali degli uomini. Inoltre, compresi che il ruolo della legge, l’idea dei diritti umani universali e la stessa scienza erano un prodotto della Chiesa in Occidente, e che l’Illuminismo non poteva vantarsi in nessun modo di queste acquisizioni, mentre poteva essere chiamato in causa per molti dei grandi massacri del XX secolo » .
In un suo intervento - intitolato ' Quam Dilecta' lei racconta di aver scoperto la fede grazie allo scrittore Clive S. Lewis. Perché l’autore di ' Il cristianesimo così com’è' le è risultato decisivo?
« Non sono mai stato ateo in senso stretto. Ero agnostico, non prendevo molto sul serio l’esistenza di Dio. Tale prospettiva per me era simile all’ipotesi che vi sia una vita intelligente in qualche altro pianeta del sistema solare: qualcosa che non poteva essere provato in maniera definitiva, bensì improbabile e indegna di esser presa in considerazione. Come molte persone cresciute in un ambiente non cristiano, ho scoperto cosa il cristianesimo fosse leggendo i testi apologetici di Lewis. Il cristianesimo che mi era stato presentato nella mia Unitarian Universalist Church ( una setta di origine protestante, ndr) era qualcosa di autoconsolatorio, frivolo e molto impreciso. Invece vidi che esso era una cosa seria e intellettualmente molto stimolante. Mi disinteressai di ogni cristianesimo liberal o laico.
Lessi alcuni teologi liberal come Harvey Cox e William Hamilton e potei vedere la differenza con Lewis. Posso dire oggi che teologi come Cox non hanno niente di interessante da dire » .
Sabato lei parlerà su Dio e la scienza. I suoi campi di ricerca sono l’ontologia, la teologia filosofica e la morale. Cosa ha a che fare la scienza con la metafisica?
« Ho scritto molto su Dio e la scienza, e mi è stato chiesto di legare insieme i tre argomenti, Dio, scienza e ontologia. Quest’ultima è la parte della metafisica che studia la natura dell’essere. Molti teologi e filosofi hanno cercato di descrivere il grande abisso tra Dio e le creature in termini ontologici. Hanno proposto l’ipotesi che la vastità di tale abisso consiste nel fatto che Dio e le creature partecipano in diversi modi all’essere. Nel mio intervento suggerirò che questo è un errore, un passaggio sbagliato in senso metafisico e naturale. L’abisso tra la natura divina e ogni altra natura creaturale è invece molto vasto, tanto che può sembrare consistere in una differenza di modi dell’essere.
Dio è senza limiti, necessariamente esistente, presente in ogni luogo e non presente nello spazio. Quest’ultimo aspetto è la sua onnipresenza, spesso presentata in questi termini: Dio è totalmente presente ovunque e localmente presente in nessun posto. L’essere di Dio viene manifestato in ogni punto dello spazio e non occupa nessuna zona dello spazio. Il punto focale del mio intervento sarà che la scienza può occuparsi solo degli oggetti localmente presenti, che occupano o si muovono nello spazio. La scienza può provare la non esistenza delle sfere cristalline con cui una volta si pensava fossero avvolti i pianeti e provare la non esistenza dei canali di Marte perché, se fossero esistenti, avrebbero dovuto esserci in qualche regione dello spazio. Allo stesso modo la scienza può dimostrare l’esistenza di neutroni e pianeti fuori dal sistema solare perché sono oggetti localmente presenti. Dio non lo è, e quindi nessuna scoperta della scienza è in qualche modo rilevante sulla sua esistenza o inesistenza » .
La teoria della secolarizzazione sosteneva che la società occidentale sarebbe diventata meno interessata a Dio più cresceva la capacità della tecnica. Oggi vediamo che, pur aumentando il peso della scienza, permane viva la questione religiosa. Come spiega tale paradosso?
« A mio giudizio il declino del cristianesimo istituzionale nelle democrazie industriali è dovuto più al benessere che ad ogni altra causa. Tale flessione non è certamente dovuta ad alcun trionfo della scienza e della ragione. Resta valida la celebre battuta di Gilbert K. Chesterton: ' Quando la gente smette di credere in Dio, non inizia a non credere più in niente; finisce che crede a tutto'. L’Islanda è l’unica nazione un tempo cristiana ora praticamente scristianizzata, ma l’ 80% degli islandesi credono nella reincarnazione e molti credono negli elfi. Chi abbandona il cristianesimo non inizia a credere solo in quello che viene indicato dalla scienza; crede piuttosto in ' valori' come la Razza, la Rivoluzione o l’Età dell’Acquario » .
Professor Inwagen, in un articolo del 1994 su ' Dio e i filosofi', lei scrive: ' Credo di più nella Chiesa che nell’Illuminismo'. Può spiegare tale affermazione?
« L’Illuminismo è un ' movimento' che inizia nel XVIII secolo. Da tempo ha abbandonato questa denominazione: oggi può chiamarsi ' umanismo laico' o ' razionalismo scientifico', sebbene questi siano appellativi più giusti per alcuni suoi frutti che per il fenomeno in sé. Un tempo aderivo a questo movimento e mi ero sottomesso alla sua autorità. A 40 anni sono diventato ' apostata' e mi sono sottoposto alla Chiesa. Questo cambiamento ha tre motivazioni: decisi che gli insegnamenti della Chiesa erano congruenti con il mondo in cui vivevo mentre non così era per quelli dell’Illuminismo; considerai che le conseguenze della fedeltà all’Illuminismo erano state disastrose mentre quelle della cristianizzazione dell’Europa non solo avevano portato benefici, ma anche uno stupore senza paragoni nella storia. Terzo, venni toccato in maniera indescrivibile e personale dalla vita di alcuni conoscenti cristiani.
Crescendo, arrivai a credere che la visione del mondo dell’Illuminismo era in contrasto con le scoperte della cosmologia e i fatti esistenziali degli uomini. Inoltre, compresi che il ruolo della legge, l’idea dei diritti umani universali e la stessa scienza erano un prodotto della Chiesa in Occidente, e che l’Illuminismo non poteva vantarsi in nessun modo di queste acquisizioni, mentre poteva essere chiamato in causa per molti dei grandi massacri del XX secolo » .
In un suo intervento - intitolato ' Quam Dilecta' lei racconta di aver scoperto la fede grazie allo scrittore Clive S. Lewis. Perché l’autore di ' Il cristianesimo così com’è' le è risultato decisivo?
« Non sono mai stato ateo in senso stretto. Ero agnostico, non prendevo molto sul serio l’esistenza di Dio. Tale prospettiva per me era simile all’ipotesi che vi sia una vita intelligente in qualche altro pianeta del sistema solare: qualcosa che non poteva essere provato in maniera definitiva, bensì improbabile e indegna di esser presa in considerazione. Come molte persone cresciute in un ambiente non cristiano, ho scoperto cosa il cristianesimo fosse leggendo i testi apologetici di Lewis. Il cristianesimo che mi era stato presentato nella mia Unitarian Universalist Church ( una setta di origine protestante, ndr) era qualcosa di autoconsolatorio, frivolo e molto impreciso. Invece vidi che esso era una cosa seria e intellettualmente molto stimolante. Mi disinteressai di ogni cristianesimo liberal o laico.
Lessi alcuni teologi liberal come Harvey Cox e William Hamilton e potei vedere la differenza con Lewis. Posso dire oggi che teologi come Cox non hanno niente di interessante da dire » .
Sabato lei parlerà su Dio e la scienza. I suoi campi di ricerca sono l’ontologia, la teologia filosofica e la morale. Cosa ha a che fare la scienza con la metafisica?
« Ho scritto molto su Dio e la scienza, e mi è stato chiesto di legare insieme i tre argomenti, Dio, scienza e ontologia. Quest’ultima è la parte della metafisica che studia la natura dell’essere. Molti teologi e filosofi hanno cercato di descrivere il grande abisso tra Dio e le creature in termini ontologici. Hanno proposto l’ipotesi che la vastità di tale abisso consiste nel fatto che Dio e le creature partecipano in diversi modi all’essere. Nel mio intervento suggerirò che questo è un errore, un passaggio sbagliato in senso metafisico e naturale. L’abisso tra la natura divina e ogni altra natura creaturale è invece molto vasto, tanto che può sembrare consistere in una differenza di modi dell’essere.
Dio è senza limiti, necessariamente esistente, presente in ogni luogo e non presente nello spazio. Quest’ultimo aspetto è la sua onnipresenza, spesso presentata in questi termini: Dio è totalmente presente ovunque e localmente presente in nessun posto. L’essere di Dio viene manifestato in ogni punto dello spazio e non occupa nessuna zona dello spazio. Il punto focale del mio intervento sarà che la scienza può occuparsi solo degli oggetti localmente presenti, che occupano o si muovono nello spazio. La scienza può provare la non esistenza delle sfere cristalline con cui una volta si pensava fossero avvolti i pianeti e provare la non esistenza dei canali di Marte perché, se fossero esistenti, avrebbero dovuto esserci in qualche regione dello spazio. Allo stesso modo la scienza può dimostrare l’esistenza di neutroni e pianeti fuori dal sistema solare perché sono oggetti localmente presenti. Dio non lo è, e quindi nessuna scoperta della scienza è in qualche modo rilevante sulla sua esistenza o inesistenza » .
La teoria della secolarizzazione sosteneva che la società occidentale sarebbe diventata meno interessata a Dio più cresceva la capacità della tecnica. Oggi vediamo che, pur aumentando il peso della scienza, permane viva la questione religiosa. Come spiega tale paradosso?
« A mio giudizio il declino del cristianesimo istituzionale nelle democrazie industriali è dovuto più al benessere che ad ogni altra causa. Tale flessione non è certamente dovuta ad alcun trionfo della scienza e della ragione. Resta valida la celebre battuta di Gilbert K. Chesterton: ' Quando la gente smette di credere in Dio, non inizia a non credere più in niente; finisce che crede a tutto'. L’Islanda è l’unica nazione un tempo cristiana ora praticamente scristianizzata, ma l’ 80% degli islandesi credono nella reincarnazione e molti credono negli elfi. Chi abbandona il cristianesimo non inizia a credere solo in quello che viene indicato dalla scienza; crede piuttosto in ' valori' come la Razza, la Rivoluzione o l’Età dell’Acquario » .
«Avvenire» del 10 dicembre 2009
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