Clamoroso annuncio del senatore: cinque agende del dittatore sono in Svizzera, le conservava un partigiano che lo arrestò
Di Pierluigi Panza
Dell’Utri: ho letto i diari del Duce, dal ‘35 al ‘39 «Voleva evitare la guerra. Criticava i gerarchi»
Di Pierluigi Panza
Dell’Utri: ho letto i diari del Duce, dal ‘35 al ‘39 «Voleva evitare la guerra. Criticava i gerarchi»
Nel giorno in cui il comune di Giulino di Mezzegra vuole intitolare la sua piazza a quel «28 aprile 1945», giorno in cui Benito Mussolini lì fu scoperto e ucciso dai partigiani prima di riuscire ad attraversare il confine che lo avrebbe portato in Svizzera, viene alla luce parte di quanto il duce portava con sé in quel suo ultimo viaggio. In una valigetta che gli venne presa da uno dei partigiani che lo catturarono non c’era il cosiddetto «oro di Dongo» bensì cinque agende di quelle che distribuiva allora la Croce Rossa, sulle quali il capo del fascismo teneva quotidianamente un suo diario. Chi ha visto le cinque agende è il senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri. «Nella scorsa estate sono stato chiamato a Bellinzona da un notaio, e lì ho visto i cinque diari di Mussolini. Si tratta di cinque agende giornaliere, annotate quotidianamente, che vanno dal 1935 al 1939. Sono le agende della Croce Rossa dell’epoca. Le ho sfogliate e lette per qualche ora, e ho provato una grandissima commozione». Dell’Utri ricostruisce la storia di queste agende. «Erano di proprietà e in casa di una persona da poco deceduta. Era uno dei partigiani che arrestarono Mussolini e che si impossessò di parte del materiale che il duce portava con sé. È un personaggio conosciuto dagli storici, ma non faccio il nome», continua. «Le agende erano nella valigia. Forse ce n’erano anche altre, che sono sparite. Queste sono in Svizzera perché i due figli di chi le possedeva abitano qui, e credo che lui stesso divenne cittadino svizzero anni dopo il 1945». Dell’Utri, che è esperto bibliofilo, non ha dubbi sull’autenticità. «Sono in ottimo stato di conservazione. C’è una perizia che attesta la loro autenticità. La grafia di Mussolini, inoltre, è chiara e riconoscibile, anche se nei diari è un po’frettolosa. Gli appunti sono quotidiani sino al dicembre del ‘39, fino alla vigilia dell’invasione tedesca della Polonia. Ora - prosegue - ci sono alcuni problemi con gli eredi, ma presto questi diari saranno pubblicati. Il notaio è in contatto sia con case editrici di lingua tedesca che con una italiana». Passiamo ai contenuti. Ci sono sorprese? «Sì». Sui rapporti con Hitler e Churchill? «Non so, su questo non ho letto nulla. Ma ne ho letto e annotato solo qualche pagina per poche ore». Su cosa, allora? «Di certo chiariscono ulteriormente la sua volontà di evitare la guerra. Il suo atteggiamento di fronte la guerra, fino al ‘39, è negativo. Lo scrive chiaramente che non la vuole. Fa di tutto per evitarla». Poi? «Racconta di personaggi con tanto di nomi e cognomi e ci sono giudizi sorprendenti sui alcuni gerarchi fascisti. Giudizi negativi». Nel complesso «devo dire che le riflessioni del Duce appaiono di estrema importanza». Un appunto, tuttavia, Dell’Utri lo ha rivelato ieri pubblicamente, durante un convegno a Udine organizzato dai Circoli del Buon Governo. È l’appunto del 10 febbraio 1939, giorno della morte di Pio XI, e riguarda il possibile successore. «È stato un papa straordinario, devo ammetterlo. Non posso prevedere chi sarà il nuovo papa, ma spero in un Pastor Angelicus». Quel giorno Mussolini, oltre al commento sulla morte di papa Ratti e sui patti Lateranensi, annotò anche qualche riflessione personale. «Il Duce è il Duce e ha imparato ad essere invulnerabile e ineccepibile. Il Duce sta su un alto piedistallo e nessuno lo può criticare. Ma quando scende dal piedistallo è uno come tutti gli altri. Razzola come tutti gli altri, nel modo più semplice e umano». Non è la prima volta che dalle viscere della storia emergono diari di Mussolini. «Diversi anni fa - racconta lo storico inglese Denis Mac Smith, che non esclude la possibilità che questi diari siano autentici - un contadino mi contattò per mostrarmi dei diari di Mussolini. Li studiai tutta una notte e devo dire che potevano anche essere autentici, ma non li trovai affatto interessanti». Possibilista sull’autenticità è lo storico della Resistenza Claudio Pavone; più scettico Giovanni Sabbatucci, che con disincanto ricorda: «Ne sono usciti tanti di diari di Mussolini e quasi tutti si sono rivelati falsi».
il brano «Il Papa è morto. Volle la conciliazione. Ebbi l’onore di essere esecutore e parte. È stato un papa straordinario, devo ammetterlo. Non posso prevedere chi sarà il nuovo papa, ma spero in un Pastor Angelicus. Firmato: Benito Mussolini, Duce d’Italia». È il passo di una nota del 10 febbraio 1939 - giorno della morte di Papa Pio XI (Achille Ratti, 1857-1939) - tratta dai diari (1935 - 1939) attribuiti a Benito Mussolini
Scettici Castronovo: in vent’anni solo falsi Veri o falsi? Nel segno dello scetticismo il giudizio di Valerio Castronovo: «Negli ultimi venti anni ne son saltati fuori tanti. E nessuno si è rivelato autentico. Le domande che si pongono sono tante: come mai? Chi glieli ha dati? Perché adesso? Meglio dare la parola agli studiosi». Sulla stessa linea lo storico Giovanni Sabbatucci.
Possibilisti Pavone: ora ce li faccia studiare Più possibilista è invece lo storico della Resistenza Claudio Pavone (nella foto): «Non sono in grado di giudicarne l’autenticità. Certo se fossero veri sarebbero sicuramente interessanti. Dell’Utri - aggiunge - dovrebbe metterli a disposizione degli storici». Non esclude a priori l’autenticità anche Denis Mac Smith: «Mussolini era un vero grafomane».
il brano «Il Papa è morto. Volle la conciliazione. Ebbi l’onore di essere esecutore e parte. È stato un papa straordinario, devo ammetterlo. Non posso prevedere chi sarà il nuovo papa, ma spero in un Pastor Angelicus. Firmato: Benito Mussolini, Duce d’Italia». È il passo di una nota del 10 febbraio 1939 - giorno della morte di Papa Pio XI (Achille Ratti, 1857-1939) - tratta dai diari (1935 - 1939) attribuiti a Benito Mussolini
Scettici Castronovo: in vent’anni solo falsi Veri o falsi? Nel segno dello scetticismo il giudizio di Valerio Castronovo: «Negli ultimi venti anni ne son saltati fuori tanti. E nessuno si è rivelato autentico. Le domande che si pongono sono tante: come mai? Chi glieli ha dati? Perché adesso? Meglio dare la parola agli studiosi». Sulla stessa linea lo storico Giovanni Sabbatucci.
Possibilisti Pavone: ora ce li faccia studiare Più possibilista è invece lo storico della Resistenza Claudio Pavone (nella foto): «Non sono in grado di giudicarne l’autenticità. Certo se fossero veri sarebbero sicuramente interessanti. Dell’Utri - aggiunge - dovrebbe metterli a disposizione degli storici». Non esclude a priori l’autenticità anche Denis Mac Smith: «Mussolini era un vero grafomane».
«Corriere della sera» dell’11 febbraio 2007
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