Spadaro (ex segretario Pds di Trieste)
Di Dino Messina
Dieci anni fa, da segretario del Pds di Trieste, fu il primo dirigente della sinistra ex comunista a invitare i suoi compagni a fare i conti con il passato. Ottenendo subito l’appoggio dell’allora sottosegretario agli Esteri, Piero Fassino, e del presidente della Camera, Luciano Violante. Ieri Stelio Spadaro, dopo avere ascoltato a Roma il discorso di Giorgio Napolitano nella giornata del ricordo, è corso alla stazione ferroviaria di Bologna per scoprire con il sindaco Sergio Cofferati una lapide in memoria di una giornata buia, per la sinistra e l’Italia, del febbraio 1947: un treno carico di profughi giuliano-dalmati che transitava nell’ostilità generale, perché il Pci aveva diffuso la voce che era «un treno di fascisti». Oggi Spadaro collabora con Fassino per i problemi del confine orientale. Che impressione le ha fatto il discorso di Napolitano? «Il discorso del presidente si chiude con la parola verità, unico presupposto per una vera riconciliazione. Mi sembra che l’interpretazione di Napolitano sia in linea con la critica di Biagio Marin alla classe dirigente italiana: l’aver derubricato un’amputazione nazionale a un fatto locale». Una tragedia in cui i comunisti ebbero molte responsabilità. «Certamente, allora il Pci si schierò con il socialismo che stava avanzando. Lo stesso errore che commise nel ‘56, appoggiando la repressione sovietica in Ungheria. Le responsabilità, tuttavia, non furono soltanto dei comunisti. Era diffuso il pregiudizio che in fondo la Venezia-Giulia fosse un’invenzione del nazionalismo e del fascismo. Ci fu una scarsa sottolineatura che quello era un problema nazionale e in fondo è quel che ha tenuto a rimarcare anche Napolitano». Il presidente parla di «congiura del silenzio» ma non usa mai il termine «comunista». Perché? «Credo se avesse parlato da ex comunista avrebbe minimizzato il problema, egli ha parlato da capo dello Stato, portando il discorso del confine orientale dentro la memoria nazionale e non contro, come invece fanno alcune frange della destra estrema». E forse anche della sinistra estrema. «Dieci anni fa furono i più ottusi, i conservatori, all’interno del mio schieramento, a osteggiarmi». Oggi le cose sono cambiate? «Quella nostra apertura a far luce sulla tragedia delle foibe fece capire che il Pds non era semplicemente l’erede del vecchio Pci. Una certa ottusità ha obbligato per anni molti triestini a votare per il centro-destra». Ieri il senatore di Rifondazione, Giovanni Russo Spena, ha invitato a ricordare anche i delitti compiuti dai fascisti in Jugoslavia. «È la vecchia, solita e sterile logica del coprire un male con un altro male».
«Corriere della sera» dell11 febbraio 2007
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