Renzo Paris contro i poeti della sua generazione: ex contestatori, avete tradito
di Dino Messina
Conte: «La cultura marxista non ama gli uomini liberi» Loi: «Vittima del pregiudizio»
Il grido di dolore, o meglio l’appello, è stato lanciato sabato da Renzo Paris sulla pagina culturale di Liberazione, quotidiano di Rifondazione comunista: «Giuseppe Conte, Milo De Angelis, Valentino Zeichen, Franco Loi, siete ancora affezionati alla Lega, a Forza Italia, insomma al centrodestra italiano e perché? Anche adesso che il Polo delle libertà mostra tutta la sua inconsistenza, che cos’è che vi affascina ancora? Perché non vi distaccate? L’amore per il dialetto, per il mito, per l’orfismo antico, per i passati imperi, cominciando da quello romano, una fede mediatica, è questo che vi ha condotti a rinnegare quasi tutto della vostra giovinezza di studenti contestatori, di frequentatori di gruppi di poesie nel movimento, di italian lover all’ombra di Villa Borghese?». Insomma, Renzo Paris, critico e poeta senza tentennamenti ideologici, invita alcuni tra i maggiori poeti italiani, non tanto ad accettare l’invito del vecchio Edoardo Sanguineti a riscoprire «l’odio di classe», ma almeno ad abbandonare le sconvenienti amicizie, simpatie, idee di destra e tornare allo spirito del «Beat ‘72», quando «la giovinezza artistica» si ritrovò al Festival dei poeti di Castelporziano. «No - precisa Paris - non vi vorrei bocciofili comunisti trinariciuti, non vi vorrei alle prese con un linguaggio paleomarxista, ma nemmeno così piegati a un populismo senza sbocchi, di chi è preso da "subiti guadagni"». Così Giorgio Manacorda e Alfonso Berardinelli, acuto critico cui Paris non perdona la collaborazione al Foglio, avrebbero meno agio a sostenere che in poesia dopo Pasolini in Italia c’è «il nulla». Tutto chiaro, messaggio ricevuto. E ieri è arrivata dal Secolo d’Italia la risposta: una concisa intervista a uno dei chiamati in causa, Giuseppe Conte. Tre colonne al veleno sotto il titolo «Tradita dai poeti la sinistra piange: egemonia addio». Sollecitato da Valter Delle Donne, Conte non esita a definire «patetica» la polemica aperta da Paris, «un bravo ragazzo» quando si dedica alle «memorie abruzzesi», meno quando si perde «in vecchi giochi ideologici». Conte ammette: collaboro al Giornale. E allora? Anche lì «non ho avuto problemi a scrivere contro la guerra. Ma sono atteggiamenti da uomo libero. E alla cultura di sinistra gli uomini liberi non piacciono». Quanto alla poetica, Conte spiega che se nelle sue opere parla «della grandezza dell’eroismo è ovvio che la sinistra non gradisca». Un altro dei poeti chiamati in causa è Franco Loi, che distogliamo dagli impegni domenicali: «Forse Paris non meriterebbe una risposta - esordisce Loi - perché non sono mai stato a Castelporziano e ho sempre votato a sinistra. Anzi, negli ultimi anni ho sempre dato la preferenza a Fausto Bertinotti, uno dei pochi uomini politici capaci di prendere posizioni chiare sul tema della pace. Forse l’equivoco nasce dal fatto che anni fa in una riunione pubblica dissi più o meno: smettiamola di parlar male di Berlusconi, cerchiamo di proporre noi qualcosa di diverso. Oppure dal fatto che nelle mie poesie parlo di Dio, così qualcuno pensa che sono un cattolico tradizionalista. In realtà, sono credente ma non vado mai in chiesa. Ma forse queste precisazioni sono inutili per chi ti condanna in base al proprio pregiudizio, soltanto perché non la pensi esattamente come lui. La poesia non c’entra».
«Corriere della sera» del 29 gennaio 2007
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