di Bianca Garavelli
I libri dei poeti, giovani o meno giovani, hanno in Italia vita difficile. Il loro pubblico è spesso ridotto a poche centinaia di lettori, mentre coloro che aspirano a essere riconosciuti come tali, ottenendo così una sorta di patente da artisti che forse tampona ambizioni frustrate, sembrano essere diverse migliaia. Per contro, però, c’è da parte della critica un interesse sempre importante per l’attività poetica, testimonianza di una vitalità della cultura che continua nonostante la marginalità. Ci si chiede come la poesia stia cambiando, quali autori stiano emergendo, quali significati possa assumere nella società. Non c’è da stupirsi quindi che fioriscano le antologie: entrano in un dibattito generale, attraverso il quale veicolano quel che c’è di nuovo, oppure danno maggiore spazio a quel che è consolidato, o ambisce consolidarsi. Perché, come si diceva, non è facile per un poeta sentire di essere affermato, data la scarsa circolazione dei suoi testi. Il solo compito del critico di poesia non è dunque scoprire nuovi autori degni di essere definiti tali, ma anche approfondire da diverse angolazioni presenze già consolidate, fare accostamenti inediti, portare in luce elementi mai o poco notati prima, sullo sfondo di un’editoria che lascia poco spazio al genere poesia e impedisce un autentico potere letterario a chi pubblica soltanto versi. Non c’è motivo dunque di scagliarsi contro l’approfondito lavoro critico di Adriano Napoli, che entra con serietà e dedizione nel dibattito critico con un’antologia di saggi, «Le api dell’invisibile» (Medusa), duramente attaccata dalle pagine del 'Giornale' da un critico a sua volta poeta, Davide Brullo, che però oppone ai nomi presenti quelli di giovani poeti che rappresentano una rosa molto parziale, decisamente sospetta di vicinanza alla sua poetica. Ma è giustissimo che sia dato spazio anche agli autori più giovani, che stanno compiendo un percorso coerente, mantenendosi fedeli a se stessi senza cadere nella possibile trappola delle 'scuole'. È il caso dei sette autori scelti da Franco Buffoni e dai prefatori che li presentano al pubblico (tra cui Aldo Nove e Mario Santagostini), in «Poesia contemporanea. Decimo quaderno italiano» (Marcos y Marcos). Alcuni di questi poeti sono già piuttosto noti, come Laura Pugno, altri stanno facendo un ottimo cammino, come Corrado Benigni e Francesca Mattoni, distinguendosi per originalità e forza. Benigni, che è avvocato, ha creato una sequenza lirica sul tema della giustizia davvero degna di attenzione. In questa direzione si colloca anche il ritorno dell’«Almanacco dello Specchio», con un volume ponderoso che rende ragione della lunga attesa. Contiene testi inediti di poeti già noti, come Milo De Angelis e Umberto Piersanti, ma anche di nomi meno conosciuti, e saggi, riflessioni di poetica che permettono di entrare nelle stanze segrete della poesia. E un regalo straordinario per i lettori: una raccolta inedita di Piero Bigongiari, curata da Andrea Kerbaker, dal titolo «La pietà, la noia della pietà», che colma la grande lacuna di dieci anni fra la prima raccolta del 1942 e «Rogo» del 1952.
«Avvenire» del 5 maggio 2010
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