04 novembre 2009

Tv & cinema: il dovere di educare a scelte responsabili

di Armando Fumagalli
Il recente rapporto-proposta La sfida educativa pubblicato dal Progetto culturale della Cei con Laterza, si occupa anche di mass media e spettacolo, che hanno un impatto notevolissimo sulla formazione culturale (e quindi anche esistenziale e morale) delle persone.
Sempre di più ci si va accorgendo che di fronte a questi mezzi sono errati i due atteggiamenti opposti: quello di totale acquiescenza alle loro proposte, così come quello di un rifiuto aprioristico e totale, che è di fatto impossibile (i contenuti di tv e cinema filtrano poi attraverso molti altri mezzi, e permeano comunque la cultura 'vissuta') portando anche a perdere quel che di buono – e non è pochissimo: bisogna andarlo a cercare – viene realizzato in questi ambiti.
La televisione e il cinema, lo ripetiamo da tempo, non sono soltanto 'mezzi' tecnici: sono strumenti che ospitano 'discorsi' fatti da alcune persone ad altre. Così come per i nostri interlocutori in carne e ossa, o per i libri e i giornali, è importante discernere anche nei mezzi audiovisivi cosa c’è di buono e cosa di antropologicamente falso, scadente, frivolo, degradante.
Da qui l’importanza che a tutti i livelli della comunità cristiana si svolga una continua opera di discernimento, che diventa poi orientamento culturale, anche contrastando idee sbagliate seppure molto diffuse. Nello stesso tempo è assai utile segnalare 'testi' (quindi anche film e programmi tv) che possano essere interessanti e arricchenti. Non sono moltissimi in percentuale, ma ogni anno ce n’è un buon numero. Se poi si va a guardare un po’ più in là del contemporaneo, si trovano opere di qualche anno (o decennio) fa che ancora oggi sono perfettamente valide e utilizzabili. Per fare un esempio con le fiction televisive – genere di solito disprezzato (ospita molti prodotti scadenti) ma popolarissimo –, negli ultimi anni ci sono state opere come Paolo Borsellino, Bartali, De Gasperi, Guerra e pace o Enrico Mattei che in modo diverso si sono rivelate molto interessanti. Per non citare poi le fiction religiose, alcune delle quali notevoli: Karol e Giovanni Paolo II, Madre Teresa, Paolo VI , Chiara e Francesco, e non poche altre.
Per il cinema si potrebbe fare un discorso analogo, anche se in questo caso crediamo sia importante liberarsi una volta per tutte da una sudditanza culturale verso alcuni autori 'da festival', spesso manieristi che sanno usare bene la macchina da presa ma hanno poco da dire, o nichilisti che sanno raccontare e commuovere in modo efficace ma spesso menzognero. C’è un cinema umanistico che non fa a pugni con il mercato e può essere letto a diversi livelli di profondità: pensiamo a tutta la produzione della Pixar: da Toy Sory a Ratatouille e al recente Up. Pensiamo a film di valore come La rosa bianca, Le vite degli altri, ma anche a prodotti hollywoodiani di intrattenimento umanamente interessante come Cinderella Man o Batman Begins, Il diavolo veste Prada o Hotel Rwanda.
Il confine fra puro intrattenimento e film 'educativi' è spesso molto labile: sono stato molto sorpreso da Io & Marley, il film con Jennifer Aniston e Owen Wilson (e un cagnone labrador) che non prometteva granché ma è forse il miglior film family della stagione, con riflessioni importanti sull’amore coniugale, il rapporto fra lavoro e famiglia, il sacrificio per far crescere ed educare i figli...
Anche nei confronti dei giovani, a volte vittime di prodotti di scarsa qualità o direttamente diseducativi come alcuni programmi tv pomeridiani, l’unica strategia alla lunga vincente è far sì che la 'moneta buona' scacci la cattiva. Per instaurare un dialogo sui temi dell’innamoramento e della scelta della persona con cui condividere l’esistenza proviamo magari con film come Orgoglio e pregiudizio, Ragione e sentimento, o anche Hitch ...
Tante scelte possono dipendere dal contesto: un conto è una fruizione in famiglia con bambini, altro sono gruppi di adolescenti o giovani, più o meno colti, motivati e preparati... In tutti questi casi vale un principio di fondo: fare uno sforzo per informarsi, trovare strumenti affidabili, diffondere una cultura della responsabilità e del discernimento anche nelle scelte di 'intrattenimento'. Che poi solo intrattenimento non è.
«Avvenire del 4 novembre 2009

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