Scoperta di uno studio con tecniche d' imaging su 26 criminali
di Cesare Peccarisi
Un rischio da scongiurare: che le anomalie cerebrali possano diventare un marchio di infamia. E l'«intelligenza morale» funziona meglio nelle donne. In chi commette reati gravi sarebbero meno sviluppate le aree cerebrali del controllo degli impulsi
Cesare Lombroso, il medico torinese fondatore della moderna criminologia, elaborò nell' 800 il concetto di "pazzia epilettica" che, secondo i suoi studi, costituiva il denominatore comune della personalità criminale. Le sue teorie, poi sconfessate dai progressi della medicina, hanno ricevuto il colpo di grazia all' ultimo congresso Società italiana di neurologia, appena concluso a Padova. Qui è infatti arrivata la definitiva prova anatomica degli errori di Lombroso: la sua unica intuizione corretta è stata l' aver associato la tendenza criminale a un substrato cerebrale, che però con l' epilessia non ha nulla a che vedere. Uno studio, presentato da Giovanni Frisoni del Fatebenefratelli di Brescia, ha valutato, insieme a neurologi italiani, finlandesi e americani, 26 detenuti con gravi problemi di giustizia: in quelli con tratti antisociali di tipo psicopatico (personalità rintracciabile nel 20% circa di chi è in carcere e caratterizzata da scarsa empatia interpersonale, amoralità con ridotto senso di colpa e di rimorso, impulsività e incapacità di regolare il proprio comportamento secondo gli standard sociali) la risonanza magnetica tridimensionale ad alta risoluzione ha evidenziato insolite caratteristiche strutturali della corteccia cerebrale, assenti invece nei 25 soggetti normali di controllo. Risultano interessate le aree coinvolte nel controllo degli impulsi (polo temporale destro, paraippocampo, cingolo e corteccia orbito-frontale) che, meno sviluppate del 15 per cento, privano queste persone di quasi due etti di materia grigia. «In questi soggetti sarebbero ipoattive sia le strutture che elaborano le emozioni - dice Frisoni, dal 2008 nel comitato per le tecniche di neuroimaging delle Società di neurologia italiana ed europea - sia quelle delle cortecce frontali che garantiscono l' inibizione dei comportamenti istintivi». La scoperta espone al rischio che queste anomalie possano diventare un marchio di infamia. Ma può accadere anche il contrario, vista la recentissima prima perizia nella storia della medicina forense che - come anche questo giornale ha riferito -, con dati di neuroimaging funzionale e genetica molecolare, ha indotto la Corte d' Assise di Trieste a ridurre la pena a un omicida. «Quella perizia - ricorda Giuseppe Sartori, docente di neuroscienze cognitive all' Università di Padova (che ne è autore con Piero Pietrini dell' Università di Pisa) non ha giustificato deterministicamente il comportamento deviante, ma ha detto che si può avere un cervello "senza sicura", ovvero con predisposizione genetica, e col "colpo in canna", ovvero con alterazioni cerebrali conseguenti. Se però non arriva un dito a premere il grilletto (particolari eventi della vita) la psicopatologia non si manifesta». E non c' è nemmeno bisogno di prendere casi estremi per rendersi conto di quanto sia diverso il modo di reagire di ognuno di noi. Un altro studio su 50 uomini e 50 donne pubblicato sulla rivista Cognitive Processing da Alberto Priori, direttore del Centro per la Neurostimolazione della Fondazione Policlinico-Università di Milano, suggerisce estrema cautela, perché anche nelle normali persone "a piede libero" la moralità è un concetto assai variabile già solo fra i due sessi: è un po' come se il cervello degli uomini fosse predisposto a comportamenti morali meno etici. Basterebbero le lievi differenze "normali" fra cervello maschile e femminile (in media 150 grammi di materia grigia in più nella testa degli uomini) a indurre giudizi etici assai differenti, con risposte diverse di fronte a dilemmi morali appositamente studiati (v. box). Risposte che possono cambiare addirittura nella stessa persona. Lo studio è infatti andato anche oltre, dimostrando quanto basti poco a mutare i nostri comportamenti etici. Dopo la stimolazione transcranica dell' area frontale inferiore, una procedura non invasiva basata sull' invio di microimpulsi elettrici dall' esterno del cranio, i giudizi morali subiscono infatti un radicale cambiamento e, ancora una volta, in maniera diversa fra maschi e femmine. Per quanto si tratti di dati preliminari, presentati al Congresso di Neuroscienze svoltosi il mese scorso a Milano, ciò indicherebbe che, senza chiamare in causa variazioni genetiche patologiche, anche in chi non è un tipo da galera l' organizzazione anatomo-funzionale del "cervello morale" è diversa fra i due sessi, un risultato che rispecchia la diversa frequenza di criminali fra donne e uomini: ecco insomma, perché ci sono sempre stati più Clyde e meno Bonnie. Cesare Peccarisi RIPRODUZIONE RISERVATA * * * Il test Davvero l' uomo è più cattivo? Per evidenziare le differenze fra "cervello morale" maschile e femminile, Priori ha usato il test con cui il ricercatore americano Jeffrey Green della Virginia University ha scoperto che il giudizio morale attiva il sistema affettivo, mentre il sistema cognitivo è legato soprattutto a conflitti interpersonali: una decisione che può ledere il prossimo a nostro vantaggio avvia forti conflitti emotivi soprattutto nei maschi, che tendono a scelte utilitaristiche. Ecco due delle domande che più hanno evidenziato le differenze fra i due sessi. Provate anche voi. IL VACCINO Un' epidemia virale si è diffusa uccidendo milioni di persone. Hai creato 2 sostanze nel tuo laboratorio. Sai che una è un vaccino, l' altra è mortale, ma non sai qual è delle due. Ci sono con te 2 persone, il solo modo per identificare il vaccino è di iniettare in ogni persona una delle 2 sostanze. Uccideresti una di queste persone per identificare il vaccino che salverà milioni di persone? LA SCIALUPPA Sei su una nave da crociera, scoppia un incendio e la nave deve essere abbandonata. Le scialuppe di salvataggio stanno trasportando molte più persone di quelle che potrebbero. La scialuppa su cui ti trovi è pericolosamente a filo dell' acqua; le onde sono alte; se non si fa nulla affonderà e tutte le persone a bordo moriranno. Tuttavia, c' è una persona ferita che non sopravviverà in ogni caso. Se la getti fuori bordo, la scialuppa rimarrà a galla. Getteresti questa persona fuori bordo per salvare le vite degli altri passeggeri?
«Corriere della Sera» del 29 novembre 2009
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