di Francesco Alberoni
Negli ultimi anni in tutto l’Occidente c’è stato un peggioramento della qualità. Un processo più accentuato negli Stati Uniti ma che ha coinvolto anche l’Italia, nonostante il nostro impegno per il «made in Italy». Le cause? La recessione che ha impoverito la gente l’ha spinta a cercare prodotti meno costosi, e la concorrenza asiatica che ha inondato il mercato con merce a basso prezzo. Ma il basso prezzo a sua volta ha invogliato la gente a comperare roba scadente che poi butta via.
Se vogliamo una ripresa non solo economica ma anche sociale e culturale dobbiamo invertire la tendenza, cercare la qualità in tutti i campi: nei prodotti, nell’informazione, nella scuola, nellaricerca, nei rapporti umani.La qualità è un modo di pensare e di sentire. Dalla parte di chi produce è il gusto personale di fare bene, il piacere di veder nascere sotto le proprie mani un prodotto perfetto. Noi abbiamo una dignità che ci dice quando facciamo male e se non l’ascoltiamo perdiamo la stima di noi stessi. Ma per ottenere la qualità occorre anche un consumatore che apprezza le cose di pregio, ben fatte, e rifiuta il brutto, il mediocre. I grandi pittori del Rinascimento hanno creato dei capolavori perché avevano dei mecenati colti ed esigenti. Noi italiani facciamo ancora prodotti di qualità perché viviamo in stupende città antiche e siamo circondati dalla bellezza. Più in generale perché apparteniamo ad una civiltà che ha le sue radici in Grecia e a Roma e in Grecia la virtù era prima di tutto aretè, eccellenza in ogni campo. Per cui c’era una aretè dello scultore, del vasaio, ma anche dell’atleta, del guerriero, del pilota, del filosofo. È così che è nata la grande arte greca. Una tradizione continuata con Roma e proseguita col Cristianesimo con le stupende cattedrali e poi con la pittura, la scultura e l’architettura rinascimentale.
Questa virtù, il gusto di fare le cose con cura e in modo perfetto, è uno dei nostri patrimoni più preziosi che dobbiamo ad ogni costo salvare. In che modo? Difendendo l’artigianato, le piccole imprese, sviluppando moderne scuole professionali, richiedendo e trasmettendo il valore della qualità agli immigrati che vengono da altre tradizioni. Un compito possibile perché sono virtù ancora vive nel nostro Paese ed è facile farle riaffiorare. Lo vediamo quando raccogliamo giovani italiani e stranieri attorno a dei maestri di valore pieni di entusiasmo.
Se vogliamo una ripresa non solo economica ma anche sociale e culturale dobbiamo invertire la tendenza, cercare la qualità in tutti i campi: nei prodotti, nell’informazione, nella scuola, nellaricerca, nei rapporti umani.La qualità è un modo di pensare e di sentire. Dalla parte di chi produce è il gusto personale di fare bene, il piacere di veder nascere sotto le proprie mani un prodotto perfetto. Noi abbiamo una dignità che ci dice quando facciamo male e se non l’ascoltiamo perdiamo la stima di noi stessi. Ma per ottenere la qualità occorre anche un consumatore che apprezza le cose di pregio, ben fatte, e rifiuta il brutto, il mediocre. I grandi pittori del Rinascimento hanno creato dei capolavori perché avevano dei mecenati colti ed esigenti. Noi italiani facciamo ancora prodotti di qualità perché viviamo in stupende città antiche e siamo circondati dalla bellezza. Più in generale perché apparteniamo ad una civiltà che ha le sue radici in Grecia e a Roma e in Grecia la virtù era prima di tutto aretè, eccellenza in ogni campo. Per cui c’era una aretè dello scultore, del vasaio, ma anche dell’atleta, del guerriero, del pilota, del filosofo. È così che è nata la grande arte greca. Una tradizione continuata con Roma e proseguita col Cristianesimo con le stupende cattedrali e poi con la pittura, la scultura e l’architettura rinascimentale.
Questa virtù, il gusto di fare le cose con cura e in modo perfetto, è uno dei nostri patrimoni più preziosi che dobbiamo ad ogni costo salvare. In che modo? Difendendo l’artigianato, le piccole imprese, sviluppando moderne scuole professionali, richiedendo e trasmettendo il valore della qualità agli immigrati che vengono da altre tradizioni. Un compito possibile perché sono virtù ancora vive nel nostro Paese ed è facile farle riaffiorare. Lo vediamo quando raccogliamo giovani italiani e stranieri attorno a dei maestri di valore pieni di entusiasmo.
«Corriere della sera» del 23 novembre 2009
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