Non solo Max Weber: al via un progetto di studio europeo per indagare il rapporto fra Chiesa e ricchezza e il peso di Roma nella nascita del mercato moderno
di Francesco Bonini
Il nesso capitalismo-protestantesimo è l’unica fonte della modernità economica, politica e sociale: risale a Max Weber, ma questo stereotipo è ben radicato nel discorso collettivo. Eppure non regge. Sono ormai decenni che importanti studi (basti pensare allo spagnolo Bartolomé Clavero e al portoghese Antonio Hespanha) hanno cominciato a falsificarlo. Una sana revisione non si fa opponendo schemi a schemi, ideologia a ideologia, quanto piuttosto studiando, pazientemente e sistematicamente. Di più, cercando di incrociare punti di vista e discipline che rischiano di svilupparsi, ciascuna per proprio conto, in termini parziali. Andare oltre lo schemino weberiano comporta scegliere il molteplice, la complessità delle elaborazioni teoriche nell’Europa cattolica circa i modi di pensare e usare la ricchezza. La grande sfida culturale e scientifica è superare la sostanziale e irriducibile separazione fra i differenti piani della riflessione teorica (teologia, morale, economia e politica) e, soprattutto, il profondo iato che si è progressivamente creato fra questi ultimi e il contesto storico (religioso, politico o economico). È una impresa di lunga lena, di cui si è fatto carico un giovane ricercatore del dipartimento di Storia e critica della politica dell’Università degli Studi di Teramo, già molto apprezzato in Europa, Massimo Carlo Giannini. Ne è nato un progetto di respiro europeo, che ha coinvolto prima di tutto l’École Française de Rome e il neo-nato Centro interuniversitario per la storia del clero e delle istituzioni ecclesiastiche, che consorzia una decina di università italiane con sede presso l’Università per Stranieri di Siena: «Pensare e usare la ricchezza nell’Europa cattolica. Riflessione teorica, pratiche economiche e politica nell’Europa cattolica (secoli XIVXIX) ». Sono stati programmati quattro seminari fra il 2009 e il 2011, coordinati da Giannini, Jean-François Chauvard per l’École Française e Maurizio Sangalli dell’Università per Stranieri di Siena. L’obiettivo è presentare e discutere ricerche originali di specialisti di diverse discipline (dalla storia economica a quella della Chiesa) su alcuni snodi tematici fondamentali: la fiscalità, l’uso della ricchezza, il rapporto fra cultura scientifica e cultura economica, la costruzione dell’universo degli scambi e del mercato. Scopo del progetto è di analizzare se e in che modo, fra il tardo Medioevo e il XIX secolo, il cattolicesimo europeo, nelle sue molteplici anime, abbia costituito il catalizzatore di processi di innovazione, forgiando o contribuendo a forgiare gli strumenti che si sono rivelati essenziali ai fini dello sviluppo della «modernità ». Il rapporto fra la dimensione teorica, più o meno formalizzata ( nella trattatistica, nella pubblicistica, pareri dei giuristi o nei « consulti » dei teologi), le pratiche dell’economia e la realtà politica costituisce infatti uno dei grandi snodi problematici delle storia dell’Europa cattolica fra basso Medioevo ed età moderna. Il primo dei seminari si è aperto ieri a Teramo, con un programma molto denso, sul tema della fiscalità, esaminata alla luce del rapporto fra dimensione teorica e religione ( ad esempio il problema della legittimità e del consenso) e le pratiche politiche nei paesi dell’Europa cattolica dal Trecento alla prima metà dell’Ottocento. Sono stati presi in esame, nelle relazioni presentati da studiosi italiani, francesi, polacchi e spagnoli: il problema della liceità della tassazione nella trattatistica teologica sia nella letteratura politica, lette in relazione con le vicende politiche e religiose coeve; la costruzione dei poteri pubblici in ambito fiscale, il ruolo dell’imposizione in tempo di guerra, il problema dell’esenzione fiscale del clero e dell’aristocrazia, l’affermarsi di politiche « riformatrici » nel Settecento, fino alle vicende dello Stato pontificio. Tra gli interventi di ieri Jérémie Barthas, Christine Lebeau, sulla monarchia asburgica, Albert Rigaudière sulla Francia, la storica polacca Anna Filipczak-Kocur, lo stesso Giannini sul dibattito teologico e politico a proposito dei limiti della fiscalità. Domani interverranno tra gli altri il ceco Tomas Knoz, gli spagnoli José I. Fortea Pérez e Pere Verdés Pijuan e, fra gli italiani, Antonella Alimento e Niccolò Guasti. Le conclusioni dell’incontro saranno affidate a Paolo Prodi, che rilancerà il dibattito in vista dei successivi appuntamenti, il primo dei quali è già fissato il 28-29 gennaio all’Ecole Française a Roma.
«Avvenire» del 19 novembre 2009
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