di Valentina Fizzotti
Alla storia dei bambini che si trovano all’improvviso sotto ai cavoli, o alla cicogna che arriva con un fagotto nel becco, diciamocelo, non ci ha mai creduto nessuno. E la spiegazione dell’ape e del fiore era decisamente presa troppo alla lontana. Ma se fino a qualche anno fa almeno si pensava che toccasse ai genitori mettere le cose in chiaro su come funziona fra maschio e femmina – pur affidando di solito la scomoda dettaglistica ai compagni di classe più scafati – adesso non si fa che urlare all’ignoranza sessuale dei minorenni. E giù con vagonate di palloncini per adulti e scatole di pillole per mano di consultori e insegnanti. Eppure non basta ancora: pare che i ragazzini non studino abbastanza.
Secondo Io Donna è tutta colpa della scuola: altro che famiglia, deve essere lo stato che impartisce lezioni di sesso. Questa è la stessa linea del fallimentare sistema inglese: raggiunta l’inscalzabile posizione in testa alla hit parade dei paesi europei con più aborti e preso atto con orrore che le interruzioni di gravidanza negli ultimi dieci anni sono triplicate, i britannici ricorrono alla dottrina sessuale di stato. Così nel paese in cui i teenager sono più bombardati da pubblicità di preservativi, pillole e cliniche abortiste, il segretario all’Educazione, Ed Ball, ha sancito l’obbligatorietà dell’educazione sessuale a scuola. In tutte, ma proprio tutte le scuole, comprese quelle di orientamento confessionale. Non soltanto in Inghilterra l’indottrinamento partirà dai 5 anni di età, ma i genitori dei quindicenni non potranno più scegliere se far frequentare le ore di sesso ai loro figli: che lo vogliano o no dai 15 anni ai ragazzi toccherà almeno un anno di lezioni sul tema. Qualcuno di loro ha protestato che questa è un’atroce invasione del poco spazio innocente che resta ai bambini, ma almeno i genitori britannici si sono potuti evitare la campagna di educazione sessuale lanciata in Estremadura, Spagna, dall’inequivocabile (e parecchio imbarazzante) titolo “Il piacere è nelle tue mani”.
Invece forse un altro modo per raccontare ai bambini come funziona la questione senza scadere nel meccanicismo c’è. Per genitori ed educatori in cerca di ispirazione è uscito per Ancora un manuale a fumetti che non nasconde niente, ma rende la questione molto divertente. Nel libello di Pierluigi Diano il sesso non è una cosa da fruttivendoli: niente “pisellini” o “patatine”, chiamiamo le cose con il loro nome. Altro che preservativi srotolati sulle banane in classe. Ma senza essere troppo crudi nelle spiegazioni: il corpo della donna è “un’isola del tesoro”, lo spermatozoo un “fantastico esploratore”. Nel fumetto l’ovocita Citina si fa bella per un mese aspettando l’appuntamento con il suo To-zoo, allenato a corse più dure che il Camel Trophy. Lui rischia sempre di arrivare in ritardo causa traffico, lei è cicciotella e gli dà di pelandrone. Il sesso a fumetti “non è una cosa sporca”, anzi è meraviglioso. L’introduzione spiega per filo e per segno che cosa succede quando mamma e papà vogliono stare “stretti-stretti”, tranquillizza sulle strane reazioni dei corpi (lei certi giorni è nervosa, lui si alza un po' strano) e si prepara a eventuali obiezioni: no, non è come se qualcuno ti mettesse il dito in un occhio, anzi è una cosa molto piacevole. Se c’è amore, ça va sans dire.
Secondo Io Donna è tutta colpa della scuola: altro che famiglia, deve essere lo stato che impartisce lezioni di sesso. Questa è la stessa linea del fallimentare sistema inglese: raggiunta l’inscalzabile posizione in testa alla hit parade dei paesi europei con più aborti e preso atto con orrore che le interruzioni di gravidanza negli ultimi dieci anni sono triplicate, i britannici ricorrono alla dottrina sessuale di stato. Così nel paese in cui i teenager sono più bombardati da pubblicità di preservativi, pillole e cliniche abortiste, il segretario all’Educazione, Ed Ball, ha sancito l’obbligatorietà dell’educazione sessuale a scuola. In tutte, ma proprio tutte le scuole, comprese quelle di orientamento confessionale. Non soltanto in Inghilterra l’indottrinamento partirà dai 5 anni di età, ma i genitori dei quindicenni non potranno più scegliere se far frequentare le ore di sesso ai loro figli: che lo vogliano o no dai 15 anni ai ragazzi toccherà almeno un anno di lezioni sul tema. Qualcuno di loro ha protestato che questa è un’atroce invasione del poco spazio innocente che resta ai bambini, ma almeno i genitori britannici si sono potuti evitare la campagna di educazione sessuale lanciata in Estremadura, Spagna, dall’inequivocabile (e parecchio imbarazzante) titolo “Il piacere è nelle tue mani”.
Invece forse un altro modo per raccontare ai bambini come funziona la questione senza scadere nel meccanicismo c’è. Per genitori ed educatori in cerca di ispirazione è uscito per Ancora un manuale a fumetti che non nasconde niente, ma rende la questione molto divertente. Nel libello di Pierluigi Diano il sesso non è una cosa da fruttivendoli: niente “pisellini” o “patatine”, chiamiamo le cose con il loro nome. Altro che preservativi srotolati sulle banane in classe. Ma senza essere troppo crudi nelle spiegazioni: il corpo della donna è “un’isola del tesoro”, lo spermatozoo un “fantastico esploratore”. Nel fumetto l’ovocita Citina si fa bella per un mese aspettando l’appuntamento con il suo To-zoo, allenato a corse più dure che il Camel Trophy. Lui rischia sempre di arrivare in ritardo causa traffico, lei è cicciotella e gli dà di pelandrone. Il sesso a fumetti “non è una cosa sporca”, anzi è meraviglioso. L’introduzione spiega per filo e per segno che cosa succede quando mamma e papà vogliono stare “stretti-stretti”, tranquillizza sulle strane reazioni dei corpi (lei certi giorni è nervosa, lui si alza un po' strano) e si prepara a eventuali obiezioni: no, non è come se qualcuno ti mettesse il dito in un occhio, anzi è una cosa molto piacevole. Se c’è amore, ça va sans dire.
«Il Foglio» del 17 novembre 2009
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