Il giornalista, lo scrittore, l' ex magistrato, il regista: tutti a rischio abbandono
di Pierluigi Battista
Un'inquietudine sottile ma molesta. Un senso preventivo di vuoto. Il presagio di una noia assoluta e persino l'angoscia per brillanti carriere destinate a sprofondare nel nulla e nell'insignificanza. Le voci che danno per esaurita (o in via di esaurimento) l'era del Caimano agitano le notti dei professionisti dell'antiCaimano. Si profila funesta la sindrome di Michael Moore, il martire dell'antibushismo gettato in un mesto cono d'ombra da quando George W. è stato sfrattato dalla Casa Bianca. E se il Caimano ci lascia, cosa resterà di chi ha fatto della caccia al Caimano la propria specialità da almeno quindici anni? Trema il giornalista coraggioso che per anni e anni ha divorato tonnellate di carte giudiziarie (sempre dalla parte dell'accusa, beninteso: troppo poco maneggevoli quelle della difesa), ha inseguito con diuturna caparbietà le procure più periferiche, ha frequentato i più impenetrabili segreti istruttori, ricavandone libri e dvd ammirati, glorificati, e vendutissimi. Cosa ne sarà di lui, quando il Despota sarà detronizzato? Teme lo spegnersi dei riflettori l'ex magistrato o il magistrato in attività (non fa differenza, non c'è mica la separazione delle carriere) che denuncia da anni l'immancabile slittamento dell'Italia verso un dispotismo paragonabile al Terzo Reich e l'irruzione della Delinquenza Organizzata ai vertici delle istituzioni. Si cruccia lo scrittore impegnato che vede inaridirsi la fonte delle sue narrazioni sempre pensose sul pericolo in agguato, medico pietoso che stila i suoi referti corrucciati sul morbo che attanaglia l'Italia: sempre lo stesso, indovinate quale. Maledice già il destino cinico e baro il regista famoso che per un quindicennio ha costruito il proprio piedistallo sulla guerra all' alieno invasore. Che succederà, dopo? Bisognerà ricominciare a pensare, a studiare, a fare a meno del Nemico numero uno che ha occupato ogni atomo della nostra mente, ogni frammento della nostra immaginazione, ogni scheggia delle nostre paure e delle nostre idiosincrasie? E quali volumi riempiranno gli scaffali e i banconi delle nostre librerie che ora rigurgitano di testi sull'odioso Caimano? Mica finiremo davvero come il povero Michael Moore, passato così in fretta dalle stelle del martirio alla polvere della mediocrità? Scompariranno vocaboli, modi di dire, mode lessicali, formule rituali. Crolleranno fortune televisive. Liturgie esorcistiche perderanno senso e significato. I cuori dei guerrieri resteranno freddi e tristi. Spenti i computer dei giornalisti d'assalto. Il Caimano non ci farà questo scherzo. Durerà. Deve durare. Anche a costo di un provvedimento ad personam messo a punto dai nemici che non vogliono diventare suoi orfani. Perché questi quindici anni di sogno (e di sonno) possano trasformarsi in eternità.
«Corriere della Sera» del 16 novembre 2009
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