Testi nati su Internet
di Alessia Rastelli
Suoni, video, parole: così la tecnologia rivoluziona la scrittura. Un convegno internazionale fa il punto in Italia
Versi e frasi da leggere tra le immagini di un video, parole in movimento sullo schermo al ritmo di una colonna sonora, romanzi collettivi scritti su blog e social network. Mentre gli autori «tradizionali» hanno avviato da pochi mesi in Italia una riflessione sugli ebook e sulla nuova prospettiva di una scrittura digitale, c'è già chi si è spinto oltre. Aprendo ulteriori scenari su quali potrebbero essere, in futuro, gli sviluppi del binomio cultura-tecnologia. Si tratta degli esponenti della cosiddetta eLiterature (Letteratura elettronica), una forma espressiva per cui i supporti informatici - dal computer a Internet, ai singoli software - non rappresentano solo un mezzo di lettura dell'opera ma lo strumento stesso della sua creazione.
TESTI INTERATTIVI - Nessun contenuto ha origine sulla carta e viene trasferito in digitale, come sta invece accadendo, nella maggior parte dei casi, in questa prima fase di vita dell'ebook. I testi della eLiterature nascono già elettronici, quasi sempre interattivi, arricchiti da audio e video oppure animati da algoritmi che spostano singole lettere o interi capitoli sotto gli occhi di chi li guarda. Così la letteratura si spinge ai confini con l'arte e la fruizione sembra di volta in volta irripetibile. Grazie a un apposito programma, ad esempio, la mescolanza di suoni, immagini e testo varia a ogni riproduzione in The set of the U del francese Philippe Bootz, uno dei padri del sottogenere della poesia elettronica. Oltre cinquecento combinazioni, invece, in Bromeliads, opera in prosa dell'americano Loss Pequeño Glazier, ritenuto con Bootz e lo statunitense Michael Joyce (scrittore di ipertesti) tra i principali autori di eLiterature. Fatta risalire dagli studiosi al 1959, quando il linguista tedesco Max Bense creò i primi versi usando un calcolatore, la letteratura elettronica fu coltivata intorno agli anni Ottanta e Novanta come sperimentazione di nicchia in Francia e nel mondo anglo-americano.
IL CONVEGNO A NAPOLI - Agli albori del nuovo millennio, invece, con la diffusione di Internet, la produzione divenne più ampia, accompagnata dalla riflessione teorica sullo statuto della nuova letteratura. Nel 2005 la prima definizione, seppure ancora generica, riconosciuta a livello internazionale, secondo cui la eLiterature include «lavori con importanti aspetti letterari che sfruttano le capacità e i contesti forniti dal singolo computer o da una rete di computer». Negli ultimi tempi l'interesse si è acceso anche in Italia. Ricerche sono in corso all'Università di Macerata con il dottorando Fabio De Vivo, che al tema ha dedicato un forum, un blog e una pagina su Facebook e che presto pubblicherà lo studio eLiterature. Analisi critica, strumenti interpretativi, potenzialità e possibilità applicative. Il 20 e 21 gennaio, inoltre, al Palazzo delle Arti di Napoli si terrà il convegno «Officina di Letteratura elettronica», il primo incontro internazionale sulla eLiterature che si svolge in Italia. A organizzarlo l'artista Lello Masucci e Giovanna di Rosario, docente di Letteratura elettronica all'Università di Jyväskylä (Finlandia) e membro del gruppo di ricerca Hermeneia a Barcellona.
CULTURA-TECNOLOGIA - «La tradizione letteraria "alta" e la minore accessibilità di Internet rispetto ad altri Paesi hanno fatto sì che in Italia la eLiterature sia stata finora ignorata - spiega la studiosa -. Adesso invece, per effetto della nascente editoria digitale e della diffusione di nuovi strumenti di lettura come gli ebook reader e l'iPad, il connubio cultura-tecnologia viene avvertito come più familiare». Basti pensare ai recenti esperimenti multimediali e interattivi di libri in forma di applicazioni, ovvero i software che consentono di unire il testo ad audio e video (un esempio: "B. per i posteri", la versione per iPad e iPhone dell'ultimo saggio di Beppe Severgnini). D'accordo sulla crescita di popolarità della eLiterature l'artista italiana Caterina Davinio, pioniere nella poesia animata al computer già negli anni Novanta. Daniela Calisi, Filippo Rosso e Roberto Gilli, oltre a Lello Masucci, i nomi degli altri principali autori di casa nostra che hanno scommesso sul nuovo filone. «Perché la tecnologia è oggi il tessuto delle relazioni umane e lo diventerà sempre più - sostiene la Davinio -. Si pensi solo alla telefonia mobile e a Internet. Per quale ragione la letteratura dovrebbe rimanerne esclusa?».
TESTI INTERATTIVI - Nessun contenuto ha origine sulla carta e viene trasferito in digitale, come sta invece accadendo, nella maggior parte dei casi, in questa prima fase di vita dell'ebook. I testi della eLiterature nascono già elettronici, quasi sempre interattivi, arricchiti da audio e video oppure animati da algoritmi che spostano singole lettere o interi capitoli sotto gli occhi di chi li guarda. Così la letteratura si spinge ai confini con l'arte e la fruizione sembra di volta in volta irripetibile. Grazie a un apposito programma, ad esempio, la mescolanza di suoni, immagini e testo varia a ogni riproduzione in The set of the U del francese Philippe Bootz, uno dei padri del sottogenere della poesia elettronica. Oltre cinquecento combinazioni, invece, in Bromeliads, opera in prosa dell'americano Loss Pequeño Glazier, ritenuto con Bootz e lo statunitense Michael Joyce (scrittore di ipertesti) tra i principali autori di eLiterature. Fatta risalire dagli studiosi al 1959, quando il linguista tedesco Max Bense creò i primi versi usando un calcolatore, la letteratura elettronica fu coltivata intorno agli anni Ottanta e Novanta come sperimentazione di nicchia in Francia e nel mondo anglo-americano.
IL CONVEGNO A NAPOLI - Agli albori del nuovo millennio, invece, con la diffusione di Internet, la produzione divenne più ampia, accompagnata dalla riflessione teorica sullo statuto della nuova letteratura. Nel 2005 la prima definizione, seppure ancora generica, riconosciuta a livello internazionale, secondo cui la eLiterature include «lavori con importanti aspetti letterari che sfruttano le capacità e i contesti forniti dal singolo computer o da una rete di computer». Negli ultimi tempi l'interesse si è acceso anche in Italia. Ricerche sono in corso all'Università di Macerata con il dottorando Fabio De Vivo, che al tema ha dedicato un forum, un blog e una pagina su Facebook e che presto pubblicherà lo studio eLiterature. Analisi critica, strumenti interpretativi, potenzialità e possibilità applicative. Il 20 e 21 gennaio, inoltre, al Palazzo delle Arti di Napoli si terrà il convegno «Officina di Letteratura elettronica», il primo incontro internazionale sulla eLiterature che si svolge in Italia. A organizzarlo l'artista Lello Masucci e Giovanna di Rosario, docente di Letteratura elettronica all'Università di Jyväskylä (Finlandia) e membro del gruppo di ricerca Hermeneia a Barcellona.
CULTURA-TECNOLOGIA - «La tradizione letteraria "alta" e la minore accessibilità di Internet rispetto ad altri Paesi hanno fatto sì che in Italia la eLiterature sia stata finora ignorata - spiega la studiosa -. Adesso invece, per effetto della nascente editoria digitale e della diffusione di nuovi strumenti di lettura come gli ebook reader e l'iPad, il connubio cultura-tecnologia viene avvertito come più familiare». Basti pensare ai recenti esperimenti multimediali e interattivi di libri in forma di applicazioni, ovvero i software che consentono di unire il testo ad audio e video (un esempio: "B. per i posteri", la versione per iPad e iPhone dell'ultimo saggio di Beppe Severgnini). D'accordo sulla crescita di popolarità della eLiterature l'artista italiana Caterina Davinio, pioniere nella poesia animata al computer già negli anni Novanta. Daniela Calisi, Filippo Rosso e Roberto Gilli, oltre a Lello Masucci, i nomi degli altri principali autori di casa nostra che hanno scommesso sul nuovo filone. «Perché la tecnologia è oggi il tessuto delle relazioni umane e lo diventerà sempre più - sostiene la Davinio -. Si pensi solo alla telefonia mobile e a Internet. Per quale ragione la letteratura dovrebbe rimanerne esclusa?».
«Corriere della Sera» dell'8 gennaio 2011
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