di Francesco Piccolo
Si potrebbe parlare di Mirafiori, delle conclusioni della Consulta sul legittimo impedimento. Si potrebbe parlare della grande coalizione di Fini, che però prevede una maggioranza e quindi avrebbe dovuto coinvolgere almeno uno dei partiti al governo (impossibile); si potrebbe parlare dello scontro nel Pd, con il tentativo continuo di trovare un punto d’incontro – ogni volta più evanescente – tra pensieri molto diversi. La complessità della vita politica italiana sarebbe in un momento interessante, delicato. E anche se appare poco appassionante, è lo specchio del paese.
E invece no. Il ciclone delle notti di Berlusconi torna, devastante. I fatti della politica italiana, come accade spesso da quando esiste Berlusconi, si fermano, completamente, per occuparsi delle sue vicende personali. Arrivano le centinaia di pagine che raccontano le testimonianze di quelle notti inimmaginabili. Ancora una volta, in questi lunghissimi sedici anni, bisogna spostare tutto su un piano di vita privata assurda, di conversazioni telefoniche, racconti di sesso, barzellette e canzoni di Apicella.
Di queste cose se ne deve occupare il magistrato, e lo fa benissimo. Se ne deve occupare il giornalista che segue il caso per informare i lettori di quello che succede, dei fatti anche indicibili se necessario, e delle possibili conseguenze, giudiziarie e politiche. Però, se fosse possibile, tutti gli altri dovrebbero chiedere di essere esentati. O c’è davvero da fare una riflessione politica sulle notti di Arcore?
E invece no. Il ciclone delle notti di Berlusconi torna, devastante. I fatti della politica italiana, come accade spesso da quando esiste Berlusconi, si fermano, completamente, per occuparsi delle sue vicende personali. Arrivano le centinaia di pagine che raccontano le testimonianze di quelle notti inimmaginabili. Ancora una volta, in questi lunghissimi sedici anni, bisogna spostare tutto su un piano di vita privata assurda, di conversazioni telefoniche, racconti di sesso, barzellette e canzoni di Apicella.
Di queste cose se ne deve occupare il magistrato, e lo fa benissimo. Se ne deve occupare il giornalista che segue il caso per informare i lettori di quello che succede, dei fatti anche indicibili se necessario, e delle possibili conseguenze, giudiziarie e politiche. Però, se fosse possibile, tutti gli altri dovrebbero chiedere di essere esentati. O c’è davvero da fare una riflessione politica sulle notti di Arcore?
«L'Unità» del 16 gennaio 2011
Nessun commento:
Posta un commento