di Andrea Vaccaro
Il libro L’errore di Cartesio del neurobiologo dell’Università dello Iowa Antonio R. Damasio è divenuto una specie di icona delle neuroscienze. Da una parte perché l’anno di pubblicazione, il 1994, è coinciso con il gomito della curva che ha segnato un’imprevista impennata della disciplina, tuttora vigente; dall’altro perché il concetto espresso nel titolo il ripudio di quel dualismo che Cartesio ha incarnato nella storia della filosofia - è diventato il cielo sotto il quale le neuroscienze vivono permanentemente i loro giorni. ( Che per un numero sempre maggiore di studiosi lo stesso Cartesio fingesse soltanto di credere alla sua teoria è una questione da lasciare qui tra parentesi). Rifiutata categoricamente la separazione all’interno dell’uomo di res cogitans e res extensa o, che dir si voglia, di materia e anima, Damasio si impegna seriamente nell’elaborazione di una visione antropologica unitaria, che salvaguardi tuttavia le principali caratteristiche di entrambe le excomponenti, come testimoniano anche le sue declamate simpatie spinoziane.
Larga parte dei colleghi neuroscienziati o dei neurofilosofi, però, invece di esercitare un simile sforzo, trovano più convincente - e certamente meno faticoso - risolvere il dualismo eliminando, di principio, uno dei due poli o, un po’ più diplomaticamente, relegando un polo nel regno dell’essere oggettivo e l’altro nel regno dell’apparire soggettivo. Pressoché pleonastico esplicitare che l’ambito da eliminare o da ridurre a mera parvenza sia quello relativo allo spirituale. Voci insigni hanno lanciato da questo versante il loro verbo che è rimasto scolpito in diffusi indirizzi di ricerca. In questi orientamenti, l’anima è solo un termine utile da inserire nel titolo dei libri per aumentare le vendite. Francis Crick, in La scienza e l’anima, è stato più che esplicito: «Voi, le vostre gioie e le vostre pene, i vostri ricordi e le vostre ambizioni, il vostro senso dell’identità personale e del libero arbitrio, non siete altro che il comportamento di un ampio assembramento di cellule nervose » . Paul Churchland, in Il motore della ragione, la sede dell’anima, taccia l’idea di anima di essere « solo un mito, falso non solo marginalmente, ma nel suo nocciolo » . Elkhonon Goldberg specifica schiettamente nell’introduzione al suo libro L’anima del cervello: «esplorerò quella parte del cervello che fa di un individuo ciò che è e definisce la sua identità: i lobi frontali » .
Dissolvere uno dei due termini è senza dubbio il modo più drastico per far sì che una relazione non crei problemi, ma ricorda l’agire di quello studente un po’ discolo che, non riuscendo a risolvere, la sera, una delle equazioni di matematica da svolgere a casa, al mattino decise di cancellare di soppiatto il numero di quell’esercizio dal registro dei compiti assegnati. Talvolta tali autori sono definiti i ' killer dell’anima' - qualifica che alcuni di loro ostentano con un certo vanto - , ma in realtà, così facendo, sparano solo a salve contro un bersaglio che neppure identificano.
Il superamento del dualismo è probabilmente un passo avanti della nostra cultura apprezzato, per inciso, anche da numerose tendenze della teologia contemporanea , ma una visione unitaria dell’uomo che comprenda e rispetti tutte le sue dimensioni è ancora da compiersi. Per fortuna, pure nell’ambito delle neuroscienze, si sviluppano approcci diversi, che potremo definire scientifici in senso pieno: quelli che, dinanzi all’incompatibilità tra metodi di ricerca e fenomeni reali, preferiscono modificare i primi piuttosto che negare i secondi.
Larga parte dei colleghi neuroscienziati o dei neurofilosofi, però, invece di esercitare un simile sforzo, trovano più convincente - e certamente meno faticoso - risolvere il dualismo eliminando, di principio, uno dei due poli o, un po’ più diplomaticamente, relegando un polo nel regno dell’essere oggettivo e l’altro nel regno dell’apparire soggettivo. Pressoché pleonastico esplicitare che l’ambito da eliminare o da ridurre a mera parvenza sia quello relativo allo spirituale. Voci insigni hanno lanciato da questo versante il loro verbo che è rimasto scolpito in diffusi indirizzi di ricerca. In questi orientamenti, l’anima è solo un termine utile da inserire nel titolo dei libri per aumentare le vendite. Francis Crick, in La scienza e l’anima, è stato più che esplicito: «Voi, le vostre gioie e le vostre pene, i vostri ricordi e le vostre ambizioni, il vostro senso dell’identità personale e del libero arbitrio, non siete altro che il comportamento di un ampio assembramento di cellule nervose » . Paul Churchland, in Il motore della ragione, la sede dell’anima, taccia l’idea di anima di essere « solo un mito, falso non solo marginalmente, ma nel suo nocciolo » . Elkhonon Goldberg specifica schiettamente nell’introduzione al suo libro L’anima del cervello: «esplorerò quella parte del cervello che fa di un individuo ciò che è e definisce la sua identità: i lobi frontali » .
Dissolvere uno dei due termini è senza dubbio il modo più drastico per far sì che una relazione non crei problemi, ma ricorda l’agire di quello studente un po’ discolo che, non riuscendo a risolvere, la sera, una delle equazioni di matematica da svolgere a casa, al mattino decise di cancellare di soppiatto il numero di quell’esercizio dal registro dei compiti assegnati. Talvolta tali autori sono definiti i ' killer dell’anima' - qualifica che alcuni di loro ostentano con un certo vanto - , ma in realtà, così facendo, sparano solo a salve contro un bersaglio che neppure identificano.
Il superamento del dualismo è probabilmente un passo avanti della nostra cultura apprezzato, per inciso, anche da numerose tendenze della teologia contemporanea , ma una visione unitaria dell’uomo che comprenda e rispetti tutte le sue dimensioni è ancora da compiersi. Per fortuna, pure nell’ambito delle neuroscienze, si sviluppano approcci diversi, che potremo definire scientifici in senso pieno: quelli che, dinanzi all’incompatibilità tra metodi di ricerca e fenomeni reali, preferiscono modificare i primi piuttosto che negare i secondi.
«Avvenire» del 12 novembre 2009
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