Le notizie non muoiono sulla carta, né nell'etere, né in Rete. Sopravvivono altrove. Dove, non si sa. Proviamo a immaginarlo
di Daniele Abbiati
Le notizie non muoiono sulla carta, né nell'etere, né in Rete. Sopravvivono altrove. Dove, non si sa. Proviamo a immaginarlo.
LA NOTIZIA. Troppo lavoro, impegni eccessivi, e poi le normali incombenze quotidiane. Tormentati dalle cose da fare dormiamo sempre meno; ma la moderna «generazione senza riposo» potrebbe trovare una soluzione al sonno perso. Infatti, ricercatori Usa hanno scoperto come eliminare gli effetti deleteri della carenza di sonno sulle performance mentali. Resa nota sulla rivista «Nature», la scoperta lascia presagire la possibilità futura di una «pillola del riposo» che ci fa sentire riposati anche quando non c'è tempo per dormire. Condotto su topolini, lo studio è stato diretto da Ted Abel dell'Università della Pennsylvania a Philadelphia.
Gli esperti si sono accorti che, quando i topolini dormono meno, nel loro ippocampo, circuito cruciale per apprendimento e memoria, aumentano i livelli dell'enzima PDE4 e diminuiscono quelli di una molecola importantissima per memorizzare nuove informazioni: cAMP. Riducendo PDE4 sperimentalmente, cAMP aumenta e i topi non risentono del sonno perso, conservando normali performance mnemoniche e di apprendimento. Il sonno è irrinunciabile, per il nostro cervello; sono infatti numerosissimi gli studi che hanno dimostrato che perdendo ore di sonno le nostre capacità cognitive, di memoria e concentrazione scemano. Addirittura, uno studio di Elizabeth Gould della Princeton University pubblicato sulla rivista dell'Accademia Americana delle Scienze PNAS ha dimostrato che dormire poco «restringe» il cervello, riducendo il numero di neuroni dell'ippocampo. Gli italiani Chiara Cirelli e Giulio Tononi, esperti in scienza del sonno presso la University of Wisconsin School of Medicine, hanno dimostrato invece che il sonno è il momento per riordinare ricordi e conoscenze formate durante il giorno.
Ecco quindi che trovare un modo per dormire poco senza risentirne potrebbe essere una soluzione almeno per superare momenti particolarmente stressanti e impegnativi della vita, oppure per le persone che soffrono di insonnia. Gli esperti hanno cercato questa possibilità nel cervello dei topolini e hanno visto che quando si toglie loro il sonno, nell'ippocampo un circuito molecolare va in tilt: l'enzima PDE4 aumenta in modo eccessivo, provocando la riduzione della molecola cAMP, indispensabile alla formazione di nuove sinapsi, cioè le giunzioni di comunicazione tra neuroni. La formazione di sinapsi è il meccanismo per formare e saldare i ricordi; se le sinapsi non si formano i ricordi non si consolidano e vengono persi. Infatti, quando i neuroscienziati hanno ripristinato le condizioni molecolari normali dell'ippocampo riducendo i livelli di PDE4, cAMP è nuovamente aumentato e alcuni degli effetti cognitivi e di memoria tipici della deprivazione di sonno sono scomparsi nei topolini.
Imparando a modulare la concentrazione di PDE4, quindi, si potrebbe forse creare una «pillola anti-sonno» e aiutare chi, sofferente d'insonnia, vive un perenne deficit mnemonico e cognitivo. (fonte: Ansa, 21 ottobre 2009)
FUORI DALLA NOTIZIA. «Ogni volta mi svegliavo nel cuore della notte per prendere il mio SS (Sweet Sleep, la pastiglia che fa le veci del sonno, ndr). Era diventata un'ossessione. A volte la paura di non riuscire a svegliarmi all'ora esatta dell'assunzione del farmaco, nonostante ovviamente puntassi sempre tre sveglie per sicurezza, una più rumorosa dell'altra, mi provocava degli incubi... Per non parlare di mia moglie e in miei due bambini. Con loro ero diventato intrattabile e... mi vergogno a dirlo... in certi casi persino manesco. Ma non era colpa mia. Era colpa di quella maledetta pastiglia e dell'impegno che mi ero preso nei confronti della scienza, essendo io il primo uomo a sottopormi a questa cura. Così una settimana fa mi sono deciso. Al diavolo l'SS e il medico che me l'ha prescritta... Ho buttato tutte le pastiglie nel cesso. Però adesso, professore... non dormo per il senso di colpa. Non so più che cosa fare...».
«Ma scusi, lei perché ha iniziato a prendere l'SS?».
«Non me lo ricordo più, professore. Il mio medico curante dice che ormai i danni cerebrali che ho subìto in tanti anni a causa del deficit di sonno hanno danneggiato irreparabilmente il mio cervello...».
«Bene, bene...».
«Come bene bene? Ho il cervello in pappa e lei dice bene bene?».
«Certo. Perché vede... adesso si tratta soltanto di aspettare. Direi che entro un mese andrà tutto a posto».
«Andrà tutto a posto?!? Non capisco...».
«Vede, quando il danno cerebrale si estenderà anche alle aree della coscienza, il suo senso di colpa originato dal non assumere più il farmaco sparirà. E lei tornerà a dormire come un bambino».
Gli esperti si sono accorti che, quando i topolini dormono meno, nel loro ippocampo, circuito cruciale per apprendimento e memoria, aumentano i livelli dell'enzima PDE4 e diminuiscono quelli di una molecola importantissima per memorizzare nuove informazioni: cAMP. Riducendo PDE4 sperimentalmente, cAMP aumenta e i topi non risentono del sonno perso, conservando normali performance mnemoniche e di apprendimento. Il sonno è irrinunciabile, per il nostro cervello; sono infatti numerosissimi gli studi che hanno dimostrato che perdendo ore di sonno le nostre capacità cognitive, di memoria e concentrazione scemano. Addirittura, uno studio di Elizabeth Gould della Princeton University pubblicato sulla rivista dell'Accademia Americana delle Scienze PNAS ha dimostrato che dormire poco «restringe» il cervello, riducendo il numero di neuroni dell'ippocampo. Gli italiani Chiara Cirelli e Giulio Tononi, esperti in scienza del sonno presso la University of Wisconsin School of Medicine, hanno dimostrato invece che il sonno è il momento per riordinare ricordi e conoscenze formate durante il giorno.
Ecco quindi che trovare un modo per dormire poco senza risentirne potrebbe essere una soluzione almeno per superare momenti particolarmente stressanti e impegnativi della vita, oppure per le persone che soffrono di insonnia. Gli esperti hanno cercato questa possibilità nel cervello dei topolini e hanno visto che quando si toglie loro il sonno, nell'ippocampo un circuito molecolare va in tilt: l'enzima PDE4 aumenta in modo eccessivo, provocando la riduzione della molecola cAMP, indispensabile alla formazione di nuove sinapsi, cioè le giunzioni di comunicazione tra neuroni. La formazione di sinapsi è il meccanismo per formare e saldare i ricordi; se le sinapsi non si formano i ricordi non si consolidano e vengono persi. Infatti, quando i neuroscienziati hanno ripristinato le condizioni molecolari normali dell'ippocampo riducendo i livelli di PDE4, cAMP è nuovamente aumentato e alcuni degli effetti cognitivi e di memoria tipici della deprivazione di sonno sono scomparsi nei topolini.
Imparando a modulare la concentrazione di PDE4, quindi, si potrebbe forse creare una «pillola anti-sonno» e aiutare chi, sofferente d'insonnia, vive un perenne deficit mnemonico e cognitivo. (fonte: Ansa, 21 ottobre 2009)
FUORI DALLA NOTIZIA. «Ogni volta mi svegliavo nel cuore della notte per prendere il mio SS (Sweet Sleep, la pastiglia che fa le veci del sonno, ndr). Era diventata un'ossessione. A volte la paura di non riuscire a svegliarmi all'ora esatta dell'assunzione del farmaco, nonostante ovviamente puntassi sempre tre sveglie per sicurezza, una più rumorosa dell'altra, mi provocava degli incubi... Per non parlare di mia moglie e in miei due bambini. Con loro ero diventato intrattabile e... mi vergogno a dirlo... in certi casi persino manesco. Ma non era colpa mia. Era colpa di quella maledetta pastiglia e dell'impegno che mi ero preso nei confronti della scienza, essendo io il primo uomo a sottopormi a questa cura. Così una settimana fa mi sono deciso. Al diavolo l'SS e il medico che me l'ha prescritta... Ho buttato tutte le pastiglie nel cesso. Però adesso, professore... non dormo per il senso di colpa. Non so più che cosa fare...».
«Ma scusi, lei perché ha iniziato a prendere l'SS?».
«Non me lo ricordo più, professore. Il mio medico curante dice che ormai i danni cerebrali che ho subìto in tanti anni a causa del deficit di sonno hanno danneggiato irreparabilmente il mio cervello...».
«Bene, bene...».
«Come bene bene? Ho il cervello in pappa e lei dice bene bene?».
«Certo. Perché vede... adesso si tratta soltanto di aspettare. Direi che entro un mese andrà tutto a posto».
«Andrà tutto a posto?!? Non capisco...».
«Vede, quando il danno cerebrale si estenderà anche alle aree della coscienza, il suo senso di colpa originato dal non assumere più il farmaco sparirà. E lei tornerà a dormire come un bambino».
«Il Giornale» del 16 novembre 2009
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