Quale debito dell’Occidente cristiano verso il pensiero greco?
di Antonio Giuliano
Da ieri in Cattolica studiosi a confronto ricordando gli studi della storica Marta Sordi. Gli interventi di Valvo, Pizzolato, Morani e Ruini
All’origine di tutto c’è il Verbo, la Parola. O per dirla con Benedetto XVI c’è il 'Logos', la ragione creatrice richiamata anche nel prologo del Vangelo di Giovanni: «In principio era il 'Logos' e il 'Logos' è Dio». Come faceva notare lo stesso Ratzinger a Ratisbona, in questa espressione si condensa l’avvicinamento tra messaggio biblico e pensiero greco. E i rapporti tra mondo classico e cristianesimo sono stati dibattuti ieri all’Università Cattolica di Milano nel convegno 'Dal logos dei Greci e dei Romani al logos di Dio': tre giornate di studio promosse dall’ateneo cattolico per ricordare Marta Sordi, professore emerito di Storia greca e romana scomparsa nello scorso aprile. Docente per oltre un trentennio alla Cattolica, la Sordi teneva molto all’organizzazione di questo evento su un tema a lei molto caro come ha ricordato ieri anche il rettore dell’Università Cattolica,
Lorenzo Ornaghi , il quale ha sottolineato «il prestigioso lascito intellettuale » della professoressa. «Marta Sordi - gli ha fatto eco Luigi Franco Pizzolato , docente di Letteratura cristiana antica -ha indagato con strenuo rigore la logica degli avvenimenti cristiani. Non rinunciando a una interpretazione di essi, e quindi non rinunciando all’esercizio del 'logos', che è richiesto ad ogni intelligenza critica, di ogni disciplina».
Nel corso del convegno, che verrà concluso domani dallo storico e direttore dell’Osservatore romano Gian Maria Vian , gli studiosi approfondiranno il significato originario del termine 'logos', il suo impiego nel pensiero greco e l’interpretazione di autori cristiani come Filone, Giustino, Clemente, Origene, Gregorio di Nissa, Gregorio Nazianzeno, Agostino. Perché, come ha sottolineato Alfredo Valvo , docente di Storia romana, è importante chiedersi «quali connotati semantici portarono i primi autori cristiani a identificare il vocabolo con la persona stessa di Gesù».
Moreno Morani , docente di Glottologia all’Università degli Studi di Genova, ha chiarito lo sviluppo etimologico del greco 'logos': «Se nell’epica il termine voleva dire piuttosto 'racconto', nell’epoca successiva ad Omero si è affermato il significato di 'parola' o anche di 'enunciato razionale' in contrapposizione a mitos 'racconto favoloso o non documentato'. Ma per quanto riguarda le vicende del 'logos' nel lessico cristiano dobbiamo dire che esso ha tradotto la parola ebraica dabar che significa allo stesso tempo 'parola e fatto'. L’ambivalenza di dabar 'parola' e 'fatto' giustifica il racconto dell’evangelista Luca, quando i pastori, sollecitati dagli angeli, decidono di andare a Betlemme e di vedere 'questo fatto che è accaduto'».
«Paradossalmente - ha fatto notare monsignor Sergio Lanza - anche il Faust di Goethe quando si imbatte nella prima frase del Prologo di Giovanni traduce con: 'In Principio era l’azione', era il fatto, era una potenza. Per quanto Goethe non fosse tanto credente si accorge che non basta dire: 'In principio c’era la Parola'. Ma all’inizio c’era una potenza, in senso trascendente, che crea il mondo ». Il cardinale Camillo Ruini ha quindi argomentato: «La centralità della ragione umana e della ragione divina è una questione di rilevante attualità grazie agli insegnamenti di Benedetto XVI. Una sua grande lezione sul Dio-Logos è stata per esempio quella di Ratisbona. Lì ha spiegato come l’evangelista Giovanni con il termine di 'logos' ci ha donato la parola conclusiva sul concetto biblico di Dio. E il Papa ha chiarito come non sia soltanto un pensiero greco la convinzione secondo cui l’agire contro ragione è in contraddizione con la natura di Dio. Ma lo stesso patrimonio greco, e poi quello romano, insieme con il cristianesimo hanno creato l’Europa». «Il Papa - ha continuato Ruini - ha messo la ragione al centro delle sue riflessioni in quanto, come lui dice, 'il cristianesimo si trova, proprio nel luogo della sua originaria diffusione, in Europa, in una crisi profonda, basata sulla crisi della sua pretesa alla verità'. Oggi siamo sottoposti alla pressione di un forte scientismo che vorrebbe dichiarare Dio inesistente o razionalmente inconoscibile e negare l’uomo nella sua irriducibile specificità. Un limite del pensiero cattolico è quello non essersi impegnato sulle implicazioni filosofiche delle conoscenze scientifiche. La 'razionalità scientifica', per quanto importante e irrinunciabile, da sola non basta a soddisfare il nostro desiderio di conoscere e di dare senso alla nostra esistenza. Dobbiamo riconoscere che c’è una metafisica latente in ogni nostra conoscenza. Allarghiamo quindi gli spazi della razionalità e poniamoci in ascolto di quel Dio che ci interpella attraverso la creazione e che, soprattutto, ci ha manifestato la sua misericordia nel volto di Gesù Cristo». E Ruini ha concluso richiamando la risposta di Benedetto XVI a un giovane nell’aprile del 2006: «Dio o c’è o non c’è. Ci sono solo due opzioni. O si riconosce la priorità della ragione, della Ragione creatrice che sta all’inizio di tutto ed è il principio di tutto - la priorità della ragione è anche priorità della libertà - o si sostiene la priorità dell’irrazionale, per cui tutto quanto funziona sulla nostra terra e nella nostra vita sarebbe solo occasionale, marginale, un prodotto irrazionale - la ragione sarebbe un prodotto della irrazionalità. Non si può ultimamente 'provare' l’uno o l’altro progetto, ma la grande opzione del cristianesimo è l’opzione per la razionalità e per la priorità della ragione ».
Lorenzo Ornaghi , il quale ha sottolineato «il prestigioso lascito intellettuale » della professoressa. «Marta Sordi - gli ha fatto eco Luigi Franco Pizzolato , docente di Letteratura cristiana antica -ha indagato con strenuo rigore la logica degli avvenimenti cristiani. Non rinunciando a una interpretazione di essi, e quindi non rinunciando all’esercizio del 'logos', che è richiesto ad ogni intelligenza critica, di ogni disciplina».
Nel corso del convegno, che verrà concluso domani dallo storico e direttore dell’Osservatore romano Gian Maria Vian , gli studiosi approfondiranno il significato originario del termine 'logos', il suo impiego nel pensiero greco e l’interpretazione di autori cristiani come Filone, Giustino, Clemente, Origene, Gregorio di Nissa, Gregorio Nazianzeno, Agostino. Perché, come ha sottolineato Alfredo Valvo , docente di Storia romana, è importante chiedersi «quali connotati semantici portarono i primi autori cristiani a identificare il vocabolo con la persona stessa di Gesù».
Moreno Morani , docente di Glottologia all’Università degli Studi di Genova, ha chiarito lo sviluppo etimologico del greco 'logos': «Se nell’epica il termine voleva dire piuttosto 'racconto', nell’epoca successiva ad Omero si è affermato il significato di 'parola' o anche di 'enunciato razionale' in contrapposizione a mitos 'racconto favoloso o non documentato'. Ma per quanto riguarda le vicende del 'logos' nel lessico cristiano dobbiamo dire che esso ha tradotto la parola ebraica dabar che significa allo stesso tempo 'parola e fatto'. L’ambivalenza di dabar 'parola' e 'fatto' giustifica il racconto dell’evangelista Luca, quando i pastori, sollecitati dagli angeli, decidono di andare a Betlemme e di vedere 'questo fatto che è accaduto'».
«Paradossalmente - ha fatto notare monsignor Sergio Lanza - anche il Faust di Goethe quando si imbatte nella prima frase del Prologo di Giovanni traduce con: 'In Principio era l’azione', era il fatto, era una potenza. Per quanto Goethe non fosse tanto credente si accorge che non basta dire: 'In principio c’era la Parola'. Ma all’inizio c’era una potenza, in senso trascendente, che crea il mondo ». Il cardinale Camillo Ruini ha quindi argomentato: «La centralità della ragione umana e della ragione divina è una questione di rilevante attualità grazie agli insegnamenti di Benedetto XVI. Una sua grande lezione sul Dio-Logos è stata per esempio quella di Ratisbona. Lì ha spiegato come l’evangelista Giovanni con il termine di 'logos' ci ha donato la parola conclusiva sul concetto biblico di Dio. E il Papa ha chiarito come non sia soltanto un pensiero greco la convinzione secondo cui l’agire contro ragione è in contraddizione con la natura di Dio. Ma lo stesso patrimonio greco, e poi quello romano, insieme con il cristianesimo hanno creato l’Europa». «Il Papa - ha continuato Ruini - ha messo la ragione al centro delle sue riflessioni in quanto, come lui dice, 'il cristianesimo si trova, proprio nel luogo della sua originaria diffusione, in Europa, in una crisi profonda, basata sulla crisi della sua pretesa alla verità'. Oggi siamo sottoposti alla pressione di un forte scientismo che vorrebbe dichiarare Dio inesistente o razionalmente inconoscibile e negare l’uomo nella sua irriducibile specificità. Un limite del pensiero cattolico è quello non essersi impegnato sulle implicazioni filosofiche delle conoscenze scientifiche. La 'razionalità scientifica', per quanto importante e irrinunciabile, da sola non basta a soddisfare il nostro desiderio di conoscere e di dare senso alla nostra esistenza. Dobbiamo riconoscere che c’è una metafisica latente in ogni nostra conoscenza. Allarghiamo quindi gli spazi della razionalità e poniamoci in ascolto di quel Dio che ci interpella attraverso la creazione e che, soprattutto, ci ha manifestato la sua misericordia nel volto di Gesù Cristo». E Ruini ha concluso richiamando la risposta di Benedetto XVI a un giovane nell’aprile del 2006: «Dio o c’è o non c’è. Ci sono solo due opzioni. O si riconosce la priorità della ragione, della Ragione creatrice che sta all’inizio di tutto ed è il principio di tutto - la priorità della ragione è anche priorità della libertà - o si sostiene la priorità dell’irrazionale, per cui tutto quanto funziona sulla nostra terra e nella nostra vita sarebbe solo occasionale, marginale, un prodotto irrazionale - la ragione sarebbe un prodotto della irrazionalità. Non si può ultimamente 'provare' l’uno o l’altro progetto, ma la grande opzione del cristianesimo è l’opzione per la razionalità e per la priorità della ragione ».
«Avvenire» del 12 novembre 2009
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