di Alessandro Gnocchi
Dunque, scrive il fisico Stephen Hawking, la nascita dell’universo non ha avuto bisogno di Dio, il cosmo è nato dal nulla: "Grazie alla legge di gravità l’Universo può crearsi e e si crea dal nulla. È inutile, perciò, chiamare in causa Dio per fargli caricare la molla del meccanismo dell’Universo". Conclusione: ci sono leggi scientifiche che spiegano ogni passo della materia verso la vita. Ma, commentava ieri Stefano Zecchi sul Giornale, tutto ciò spiega il "come" e non il "perché", spiega "l’origine del mondo" e non "il suo significato".
"Hawking -scrive ancora Zecchi- è costretto su una sedia a rotelle, parla grazie alla tecnologia: ha tutte le spiegazioni della sua malattia, fornitegli dalla scienza. Ma la scienza medica non gli dirà mai perché proprio lui è stato colpito dal male e quale significato ha la sua sofferenza per il male. Forse Hawking, come Giobbe, avrà domandato a Dio il perché del male a un giusto".
Mentre in redazione si impaginavano le diverse opinioni, nel rullo delle agenzie passavano un paio di notizie che colpivano l’attenzione di tutti i presenti.
A New York un ragazzo di 22 anni si è lanciato dal 39° piano di un grattacielo. Non è riuscito a suicidarsi nonostante un volo di 122 metri. Il suo corpo, atterrato alla velocità di 200 chilometri all’ora, è rimbalzato su un lunotto che ha attutito il colpo: si è fratturato una gamba e una caviglia; e si è perforato un polmone. Pur incastrato tra i sedili della vettura, il giovane è rimasto perfettamente lucido. Il proprietario della macchina, un muratore subito accorso sul posto, ha attribuito il miracolo al rosario appeso al lunotto.
Quasi contemporaneamente, a Sagnino, frazione di Como, un adolescente è morto nel più ingiusto dei modi. Era in sella al suo scooter quando è stato investito da un’auto alla guida della quale c’era una donna ubriaca (aveva un tasso di alcolici quattro volte superiore a quello consentito dalla Legge). I genitori, con generosità, hanno autorizzato l’espianto degli organi, salveranno sette ragazzi.
Di fronte a simili notizie, è difficile raccapezzarsi. E viene da dubitare che esista un "significato". Non è il puro capriccio del caso a salvare una vita, che si vorrebbe buttare via, e a condannarne un’altra, di cui si è innamorati? Mi rendo conto: sono parole che non tengono conto di millenni di riflessione filosofica e teologica, sono parole terra a terra. Eppure la domanda sul senso, che è soprattutto, per quanto mi riguarda, una domanda sul destino dei nostri figli (come possiamo proteggerli se siamo tutti in balia della sorte imprevedibile? Ho paura solo a chiedermelo) è ineludibile. Guardando ciò che ci circonda mi affiorano alle labbra solo due risposte, ed entrambe sono scioccanti e odiose: nulla ha senso; o se Dio esiste, deve essere un Dio sommamente indifferente a ciò che accade alle sue creature. Perché permette il male e ci lascia soli ad affrontarlo.
"Hawking -scrive ancora Zecchi- è costretto su una sedia a rotelle, parla grazie alla tecnologia: ha tutte le spiegazioni della sua malattia, fornitegli dalla scienza. Ma la scienza medica non gli dirà mai perché proprio lui è stato colpito dal male e quale significato ha la sua sofferenza per il male. Forse Hawking, come Giobbe, avrà domandato a Dio il perché del male a un giusto".
Mentre in redazione si impaginavano le diverse opinioni, nel rullo delle agenzie passavano un paio di notizie che colpivano l’attenzione di tutti i presenti.
A New York un ragazzo di 22 anni si è lanciato dal 39° piano di un grattacielo. Non è riuscito a suicidarsi nonostante un volo di 122 metri. Il suo corpo, atterrato alla velocità di 200 chilometri all’ora, è rimbalzato su un lunotto che ha attutito il colpo: si è fratturato una gamba e una caviglia; e si è perforato un polmone. Pur incastrato tra i sedili della vettura, il giovane è rimasto perfettamente lucido. Il proprietario della macchina, un muratore subito accorso sul posto, ha attribuito il miracolo al rosario appeso al lunotto.
Quasi contemporaneamente, a Sagnino, frazione di Como, un adolescente è morto nel più ingiusto dei modi. Era in sella al suo scooter quando è stato investito da un’auto alla guida della quale c’era una donna ubriaca (aveva un tasso di alcolici quattro volte superiore a quello consentito dalla Legge). I genitori, con generosità, hanno autorizzato l’espianto degli organi, salveranno sette ragazzi.
Di fronte a simili notizie, è difficile raccapezzarsi. E viene da dubitare che esista un "significato". Non è il puro capriccio del caso a salvare una vita, che si vorrebbe buttare via, e a condannarne un’altra, di cui si è innamorati? Mi rendo conto: sono parole che non tengono conto di millenni di riflessione filosofica e teologica, sono parole terra a terra. Eppure la domanda sul senso, che è soprattutto, per quanto mi riguarda, una domanda sul destino dei nostri figli (come possiamo proteggerli se siamo tutti in balia della sorte imprevedibile? Ho paura solo a chiedermelo) è ineludibile. Guardando ciò che ci circonda mi affiorano alle labbra solo due risposte, ed entrambe sono scioccanti e odiose: nulla ha senso; o se Dio esiste, deve essere un Dio sommamente indifferente a ciò che accade alle sue creature. Perché permette il male e ci lascia soli ad affrontarlo.
«Il Giornale» del 4 settembre 2010
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