di Moisés Naím
La necrofilia è l'attrazione sessuale per i cadaveri. La necrofilia ideologica è invece l'amore cieco per idee ormai defunte. Si tratta di una patologia che risulta essere più diffusa nella sua versione politica che in quella sessuale. Accendete la tv stasera e vi troverete davanti a un qualche politico appassionatamente innamorato di idee che già sono state sperimentate e hanno fallito. Oppure assisterete alla difesa di idee la cui falsità è stata dimostrata con prove inconfutabili.
Come tutte le patologie, la malattia presenta casi più leggeri, al limite della comicità, e altri estremi e pericolosi. Prendiamo i seguaci di Mao. «Il comunismo è il sistema più completo, progressista, rivoluzionario e razionale della storia dell'umanità. Il sistema ideologico e sociale comunista è il solo ad essere intriso di giovinezza e vitalità», scriveva Mao Tse-Tung nel Libro Rosso.
Nel corso di oltre mezzo secolo, la Rivoluzione culturale ha entusiasmato milioni di seguaci in tutto il mondo. Ne conosciamo i risultati. Il Partito comunista cinese ha emesso nel 1981 la sua diagnosi sulla gestione di Mao: «Ha commesso errori di enorme portata e lunga durata e, lontano dal condurre una corretta analisi su diversi problemi, ha confuso ciò che era giusto con ciò che era invece sbagliato e ha scambiato il popolo con il nemico. In questo consiste la sua tragedia». Sono stati 55 milioni di cinesi a pagare con la propria vita gli "errori" di Mao. Alla luce di tutto ciò, sarebbe normale aspettarsi che il maoismo fosse un'ideologia ormai defunta. Invece no.
Mentre la Cina ripudia Mao e raggiunge risultati che il Grande timoniere mai avrebbe immaginato, in altri paesi continuano ad emergere personaggi politici che con fervore suicida si innamorano del maoismo. In Nepal, per esempio, solo due anni fa il Partito maoista ha raggiunto i voti necessari ad ottenere un peso rilevante in parlamento e a controllare il potere in maniera temporanea. In India, verso la fine del 2004, è stata annunciata la nascita del Partito comunista (maoista), in seguito alla fusione di tre gruppi politici uniti da un obiettivo: rovesciare il governo.
Con una presenza in 20 dei 28 stati indiani e il controllo di zone ricche di minerali, dove l'estorsione nei confronti delle imprese procura loro 300 milioni di dollari all'anno, i maoisti sono diventati un'importante forza politica e militare. Manmohan Singh, il primo ministro, li considera infatti «la principale minaccia alla sicurezza nazionale».
In Perù, Sendero Luminoso, altro movimento di tradizione maoista che si credeva estinto, è ricomparso sulla scena grazie ai trafficanti di cocaina.
Ma non si tratta solo del maoismo. Alcuni leader nutrono devozione per idee economiche che già in passato sono state sperimentate nei propri paesi, con tragiche conseguenze in termini d'arretratezza, miseria e corruzione. In Bolivia, Ecuador, Nicaragua e Venezuela, per esempio, è risaputo che sono pochi i funzionari ben educati e capaci di portare avanti il proprio lavoro con efficienza e onestà.
Tuttavia, i presidenti di questi paesi sono innamorati di un modello che prevede l'esistenza di una sovrabbondanza di impiegati pubblici onesti e competenti. E ogni volta che qualche impresa viene nazionalizzata, finisce in mano di burocrati che non hanno la minima idea di come gestirla e che finiscono per farla affondare, alimentando un circolo vizioso di ricchezza distrutta e povertà cronica. Il loro amore per idee defunte è più forte delle prove che ogni giorno dimostrano che questo amore sta danneggiando i propri paesi.
Ma la necrofilia ideologica non colpisce solo le sinistre. È facile incontrarla anche tra i fondamentalisti del libero mercato. Neppure la catastrofe economica che stiamo attraversando li fa dubitare sulle proprie idee rispetto all'efficienza dei mercati, alla naturale tendenza all'equilibrio e al fatto che l'intervento governativo volto a stabilizzare l'economia non soltanto non sia necessario ma controproducente. Rimangono convinti che le banche possano regolarsi da sole e senza un maggiore controllo statale, e che il mercato genererà autonomamente gli incentivi necessari a proteggere l'ambiente.
Quello economico non è l'unico terreno fertile per la necrofilia ideologia. Per capire quanto sia diffusa e intensa la passione per certe cattive idee, basta ricordarsi di quei politici che negano la validità della teoria sull'evoluzione biologica e lottano per limitare l'insegnamento del darwinismo nelle scuole, oppure dei difensori della mutilazione genitale femminile o del burka. L'amore è cieco, e l'amore per quelle ideologie che aiutano anche a mantenere il potere non soltanto è cieco, ma anche molto conveniente. In fondo, i necrofili politici amano più il potere che le idee con cui manipolano i propri ingenui sostenitori.
Come tutte le patologie, la malattia presenta casi più leggeri, al limite della comicità, e altri estremi e pericolosi. Prendiamo i seguaci di Mao. «Il comunismo è il sistema più completo, progressista, rivoluzionario e razionale della storia dell'umanità. Il sistema ideologico e sociale comunista è il solo ad essere intriso di giovinezza e vitalità», scriveva Mao Tse-Tung nel Libro Rosso.
Nel corso di oltre mezzo secolo, la Rivoluzione culturale ha entusiasmato milioni di seguaci in tutto il mondo. Ne conosciamo i risultati. Il Partito comunista cinese ha emesso nel 1981 la sua diagnosi sulla gestione di Mao: «Ha commesso errori di enorme portata e lunga durata e, lontano dal condurre una corretta analisi su diversi problemi, ha confuso ciò che era giusto con ciò che era invece sbagliato e ha scambiato il popolo con il nemico. In questo consiste la sua tragedia». Sono stati 55 milioni di cinesi a pagare con la propria vita gli "errori" di Mao. Alla luce di tutto ciò, sarebbe normale aspettarsi che il maoismo fosse un'ideologia ormai defunta. Invece no.
Mentre la Cina ripudia Mao e raggiunge risultati che il Grande timoniere mai avrebbe immaginato, in altri paesi continuano ad emergere personaggi politici che con fervore suicida si innamorano del maoismo. In Nepal, per esempio, solo due anni fa il Partito maoista ha raggiunto i voti necessari ad ottenere un peso rilevante in parlamento e a controllare il potere in maniera temporanea. In India, verso la fine del 2004, è stata annunciata la nascita del Partito comunista (maoista), in seguito alla fusione di tre gruppi politici uniti da un obiettivo: rovesciare il governo.
Con una presenza in 20 dei 28 stati indiani e il controllo di zone ricche di minerali, dove l'estorsione nei confronti delle imprese procura loro 300 milioni di dollari all'anno, i maoisti sono diventati un'importante forza politica e militare. Manmohan Singh, il primo ministro, li considera infatti «la principale minaccia alla sicurezza nazionale».
In Perù, Sendero Luminoso, altro movimento di tradizione maoista che si credeva estinto, è ricomparso sulla scena grazie ai trafficanti di cocaina.
Ma non si tratta solo del maoismo. Alcuni leader nutrono devozione per idee economiche che già in passato sono state sperimentate nei propri paesi, con tragiche conseguenze in termini d'arretratezza, miseria e corruzione. In Bolivia, Ecuador, Nicaragua e Venezuela, per esempio, è risaputo che sono pochi i funzionari ben educati e capaci di portare avanti il proprio lavoro con efficienza e onestà.
Tuttavia, i presidenti di questi paesi sono innamorati di un modello che prevede l'esistenza di una sovrabbondanza di impiegati pubblici onesti e competenti. E ogni volta che qualche impresa viene nazionalizzata, finisce in mano di burocrati che non hanno la minima idea di come gestirla e che finiscono per farla affondare, alimentando un circolo vizioso di ricchezza distrutta e povertà cronica. Il loro amore per idee defunte è più forte delle prove che ogni giorno dimostrano che questo amore sta danneggiando i propri paesi.
Ma la necrofilia ideologica non colpisce solo le sinistre. È facile incontrarla anche tra i fondamentalisti del libero mercato. Neppure la catastrofe economica che stiamo attraversando li fa dubitare sulle proprie idee rispetto all'efficienza dei mercati, alla naturale tendenza all'equilibrio e al fatto che l'intervento governativo volto a stabilizzare l'economia non soltanto non sia necessario ma controproducente. Rimangono convinti che le banche possano regolarsi da sole e senza un maggiore controllo statale, e che il mercato genererà autonomamente gli incentivi necessari a proteggere l'ambiente.
Quello economico non è l'unico terreno fertile per la necrofilia ideologia. Per capire quanto sia diffusa e intensa la passione per certe cattive idee, basta ricordarsi di quei politici che negano la validità della teoria sull'evoluzione biologica e lottano per limitare l'insegnamento del darwinismo nelle scuole, oppure dei difensori della mutilazione genitale femminile o del burka. L'amore è cieco, e l'amore per quelle ideologie che aiutano anche a mantenere il potere non soltanto è cieco, ma anche molto conveniente. In fondo, i necrofili politici amano più il potere che le idee con cui manipolano i propri ingenui sostenitori.
(Traduzione di Graziella Filipuzzi)
«Il Sole 24 Ore» del 6 giugno 2010
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