Se il rapporto tra pressione minima e massima è 1,618 si vive di più. La stessa proporzione ispirò le piramidi, il Partenone e l'uomo di Leonardo
di Vittorio Messori
La medicina s'imbatte nella «sezione aurea»
cultori, pittori e architetti greci e romani erano convinti che questa dimensione racchiudesse l'enigma del Creato. E Da Vinci dimostrò che è anche la misura del corpo perfetto Dai fiori agli animali La successione si riscontra in molti organismi viventi: pesci, uccelli, farfalle e nella complessa geometria del fiore di girasole
Ne ha dato notizia, di recente, anche questo giornale. Stando ai risultati di una vasta inchiesta di un' università austriaca (ben 150.000 soggetti di entrambi i sessi controllati e seguiti per anni), hanno miglior salute e speranza di vita più elevata coloro che hanno un rapporto tra pressione arteriosa massima e minima pari a 1,618. Il curioso è che, a quanto pare, i medici che hanno pubblicato i dati dell' indagine non erano consapevoli del fatto che non si tratta di un rapporto numerico «qualunque» e si sono sorpresi quando qualcuno ha rivelato loro di che si trattava. Che cos'è, infatti, questo 1,618? Gli strumenti elettronici ne mostrano sempre più la presenza, ma era già ben noto agli antichi, che lo legarono al Sacro, chiamandolo «proporzione divina» o «sezione aurea». Per spiegarsi con l'esempio più semplice: da un bastone di un metro se ne taglino 38,2 centimetri, lasciandone dunque 61,8 centimetri. I due pezzi sono così in una dimensione armonica tra loro: in effetti, il rapporto tra il pezzo più lungo e il più corto è eguale al rapporto tra il pezzo più lungo e il bastone quando era intero. Questo rapporto è costante ed è sempre di 1,618, per dare solo i tre primi decimali. Questo numero è ancor più enigmatico di quanto non apparisse agli antichi che non conoscevano, pare, la «successione di Fibonacci», dove ogni cifra è data dalla somma delle due precedenti: 0,1,1,2,3,5,8,13... Sin dall' inizio, il rapporto tra due numeri successivi della serie si avvicina al valore esatto e, a partire da 34, diviene pari alla «sezione aurea» e tale resta all' infinito, diventando sempre più preciso. È certo che scultori, pittori e architetti greci e romani - e, forse, ancor prima egizi - si servirono largamente della «proporzione divina», tanto che secondo molti critici starebbe qui il segreto dell' armonia inimitabile di quelle opere d' arte. Forse la Grande Piramide di Cheope, certamente il Partenone di Atene, l'Arco di Costantino il Pantheon di Roma, l'acquedotto di Segovia e del Gard e molto altro hanno dimensioni calcolate in 1,618. Le Corbusier, forse il più celebre costruttore del secolo scorso, pur comunista e ateo, si fece apostolo della «proporzione divina», sostenendo che era il segreto per ritrovare una architettura a misura d'uomo. Partendo da quella dimensione armonica voleva disegnare case da abitazione e città intere, certo di contribuire così alla «pacificazione interiore». Comunque, gli artisti antichi non facevano che rifarsi al Creato che li circondava, secondo la legge classica: natura magistra artis, la natura maestra dell' arte. In effetti era noto ai sapienti dell'era classica quanto siamo in grado di stabilire oggi con gli strumenti elettronici: quel rapporto che fa sì che una parte sia in proporzione armonica col tutto è presente nella fisica, nella botanica, nella zoologia, nella mineralogia, nella chimica. Come mostrò Leonardo con il celeberrimo disegno ispirato a Vitruvio, lo stesso corpo umano, quando le sue proporzioni sono perfette, è tagliato alla vita secondo il «numero d' oro» e nel medesimo rapporto stanno le varie parti tra loro, dal naso all'alluce. Secondo valori che coincidono o si avvicinano all'1,618 (o secondo dimensioni che rispettano la «sequenza di Fibonacci», legata direttamente a quel rapporto) sono molti altri organismi viventi, dai pesci, agli uccelli, alle farfalle. Sino al caso particolarmente evidente della stella di mare a cinque punte che non per nulla, con il pentagono che ne deriva, è antichissimo simbolo religioso - e poi massonico - perché tutto basato su questa misura. Così come molte conchiglie, cioè spirali logaritmiche rette dagli stessi rapporti presenti pure in botanica, a partire dalle foglie le quali, tra l'altro (lo si è scoperto di recente) con questa disposizione godono della migliore insolazione. Il caso più sorprendente, analizzato al computer, è il fiore di girasole, con le sue migliaia di gialli semi disposti in perfetta successione «alla Fibonacci». Bisogna guardarsi, certo, da forzature apologetiche e riconoscere che non tutto, nella natura, è misura ed armonia. L'ordine sembra convivere con il disordine, almeno apparente. Ma c' è da capire coloro che, dai tempi pagani sino ad oggi - in ambienti non solo cristiani ma anche ebraici, musulmani, buddisti, non dimenticando la tradizione delle Logge - dicono di scorgere nella «sezione aurea» le impronte digitali del Deus absconditus, del Dio che si cela e al contempo si rivela, lasciando tracce, indizi, segnali nella Sua creazione. La scoperta attuale dei ricercatori austriaci della presenza del «numero divino» nella circolazione del sangue, simbolo stesso della vita umana, sarà ulteriore conferma per chi crede di scorgere qui un enigma su cui indagare e meditare.
Ne ha dato notizia, di recente, anche questo giornale. Stando ai risultati di una vasta inchiesta di un' università austriaca (ben 150.000 soggetti di entrambi i sessi controllati e seguiti per anni), hanno miglior salute e speranza di vita più elevata coloro che hanno un rapporto tra pressione arteriosa massima e minima pari a 1,618. Il curioso è che, a quanto pare, i medici che hanno pubblicato i dati dell' indagine non erano consapevoli del fatto che non si tratta di un rapporto numerico «qualunque» e si sono sorpresi quando qualcuno ha rivelato loro di che si trattava. Che cos'è, infatti, questo 1,618? Gli strumenti elettronici ne mostrano sempre più la presenza, ma era già ben noto agli antichi, che lo legarono al Sacro, chiamandolo «proporzione divina» o «sezione aurea». Per spiegarsi con l'esempio più semplice: da un bastone di un metro se ne taglino 38,2 centimetri, lasciandone dunque 61,8 centimetri. I due pezzi sono così in una dimensione armonica tra loro: in effetti, il rapporto tra il pezzo più lungo e il più corto è eguale al rapporto tra il pezzo più lungo e il bastone quando era intero. Questo rapporto è costante ed è sempre di 1,618, per dare solo i tre primi decimali. Questo numero è ancor più enigmatico di quanto non apparisse agli antichi che non conoscevano, pare, la «successione di Fibonacci», dove ogni cifra è data dalla somma delle due precedenti: 0,1,1,2,3,5,8,13... Sin dall' inizio, il rapporto tra due numeri successivi della serie si avvicina al valore esatto e, a partire da 34, diviene pari alla «sezione aurea» e tale resta all' infinito, diventando sempre più preciso. È certo che scultori, pittori e architetti greci e romani - e, forse, ancor prima egizi - si servirono largamente della «proporzione divina», tanto che secondo molti critici starebbe qui il segreto dell' armonia inimitabile di quelle opere d' arte. Forse la Grande Piramide di Cheope, certamente il Partenone di Atene, l'Arco di Costantino il Pantheon di Roma, l'acquedotto di Segovia e del Gard e molto altro hanno dimensioni calcolate in 1,618. Le Corbusier, forse il più celebre costruttore del secolo scorso, pur comunista e ateo, si fece apostolo della «proporzione divina», sostenendo che era il segreto per ritrovare una architettura a misura d'uomo. Partendo da quella dimensione armonica voleva disegnare case da abitazione e città intere, certo di contribuire così alla «pacificazione interiore». Comunque, gli artisti antichi non facevano che rifarsi al Creato che li circondava, secondo la legge classica: natura magistra artis, la natura maestra dell' arte. In effetti era noto ai sapienti dell'era classica quanto siamo in grado di stabilire oggi con gli strumenti elettronici: quel rapporto che fa sì che una parte sia in proporzione armonica col tutto è presente nella fisica, nella botanica, nella zoologia, nella mineralogia, nella chimica. Come mostrò Leonardo con il celeberrimo disegno ispirato a Vitruvio, lo stesso corpo umano, quando le sue proporzioni sono perfette, è tagliato alla vita secondo il «numero d' oro» e nel medesimo rapporto stanno le varie parti tra loro, dal naso all'alluce. Secondo valori che coincidono o si avvicinano all'1,618 (o secondo dimensioni che rispettano la «sequenza di Fibonacci», legata direttamente a quel rapporto) sono molti altri organismi viventi, dai pesci, agli uccelli, alle farfalle. Sino al caso particolarmente evidente della stella di mare a cinque punte che non per nulla, con il pentagono che ne deriva, è antichissimo simbolo religioso - e poi massonico - perché tutto basato su questa misura. Così come molte conchiglie, cioè spirali logaritmiche rette dagli stessi rapporti presenti pure in botanica, a partire dalle foglie le quali, tra l'altro (lo si è scoperto di recente) con questa disposizione godono della migliore insolazione. Il caso più sorprendente, analizzato al computer, è il fiore di girasole, con le sue migliaia di gialli semi disposti in perfetta successione «alla Fibonacci». Bisogna guardarsi, certo, da forzature apologetiche e riconoscere che non tutto, nella natura, è misura ed armonia. L'ordine sembra convivere con il disordine, almeno apparente. Ma c' è da capire coloro che, dai tempi pagani sino ad oggi - in ambienti non solo cristiani ma anche ebraici, musulmani, buddisti, non dimenticando la tradizione delle Logge - dicono di scorgere nella «sezione aurea» le impronte digitali del Deus absconditus, del Dio che si cela e al contempo si rivela, lasciando tracce, indizi, segnali nella Sua creazione. La scoperta attuale dei ricercatori austriaci della presenza del «numero divino» nella circolazione del sangue, simbolo stesso della vita umana, sarà ulteriore conferma per chi crede di scorgere qui un enigma su cui indagare e meditare.
«Corriere della Sera» del 28 dicembre 2009
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