di Ilaria Ramelli
Già Preuschen aveva posto in luce alcuni paralleli ( cui ne ho aggiunti molti altri negli studi citati la volta scorsa) fra l’episodio marciano dell’Unzione di Betania e la scena del Satyricon in cui Trimalcione, durante la cena, unge i convitati con il nardo, in prefigurazione della propria unzione funebre.
Infatti, in entrambi i casi si è a mensa ed è recato un vasetto di nardo, che è spalmato sul/ dal protagonista – Gesù e Trimalcione – in prefigurazione, come dichiara il protagonista, della sua unzione per la sepoltura. Le convergenze, nei minimi dettagli, sono molto strette. Il nardo non compare mai come unguento conviviale in prefigurazione dell’impiego funerario se non in questi due passi, in tutta la letteratura antica, il che suggerisce una dipendenza tra i due testi. In Mc 14,3 inoltre, nella scena dell’Unzione di Betania, la versione latina del Bezae codex, certamente assai più antica della Vulgata, rende il greco alabastron myrou nardou con ampullam nardi, variante esclusiva rispetto a tutti gli altri codici greci e latini (e allo stesso parallelo greco del Bezae) ed esattamente corrispondente ad ampullam nardi del Satyricon. La cena Trimalchionis è volutamente presentata da Petronio come 'ultima cena', dato l’invito esplicito di Trimalcione, durante l’episodio dell’unzione, a considerarla un banchetto funebre, e dati i costanti riferimenti al tema della morte ivi disseminati. Tanto più interessanti risultano questi insistiti accenni quanto più sono inutili, dato che Trimalcione sa, in base a una predizione a cui crede, che vivrà ancora trent’anni. Se nel contesto del Satyricon nulla fa supporre la necessità di considerare la cena un banchetto funebre, è tanto più probabile che Petronio si avvicini piuttosto all’episodio evangelico che desidera riecheggiare e parodiare. L’ipotesi di Preuschen, fondata sulla convinzione che il vangelo di Marco fosse stato composto molto dopo il Satyricon, era che l’evangelista avesse attinto a Petronio. È possibile che, al contrario, Petronio conoscesse alcune tradizioni che stanno dietro il Vangelo, in forma orale o anche scritta. Infatti, le parodia, ed è il testo che parodia a dipendere dal testo parodiato. Dei vangeli, poi, è precisamente quello di Marco che fu dapprima predicato e poi redatto a Roma, dove e quando viveva Petronio. Nel Satyricon sembrano presenti allusioni a importanti eventi delle narrazioni evangeliche: la crocifissione, la risurrezione di Gesù, l’istituzione dell’Eucaristia, il canto del gallo legato al tradimento di Pietro la notte precedente la morte di Gesù, oltre alla prefigurazione della propria unzione funebre con nardo durante un banchetto da parte di Gesù, tutti eventi di appena un trentennio prima della stesura del romanzo.
Anche l’episodio del canto del gallo, come quello dell’unzione funebre in contesto conviviale, si trova nella cena Trimalchionis (Sat. 74,1- 3): improvvisamente, verso la fine della cena, viene udito il canto di un gallo e Trimalcione se ne spaventa, considerandolo presagio di dolore e di morte, segno che qualcuno lì vicino sarebe morto poco dopo, e chiama il gallo index. Nel mondo grecolatino il canto del gallo era visto molto positivamente, spesso come presagio di vittoria; non è mai ritenuto preannunzio di morte se non in Petronio, e, ancora una volta, nei vangeli.
Precisamente Marco si sofferma più di tutti sul dettaglio del gallo, che nel suo vangelo canta due volte (14,30.68.72). Anche nella scena evangelica, come in Petronio, il gallo è index, 'accusatore, denunziatore': denunziatore del tradimento di Pietro e nunzio di un giorno di dolore e morte. E queste non sono le uniche corrispondenze sorprendenti tra quanto ci resta del romanzo petroniano e le narrazioni evangeliche, specialmente marciane.
Infatti, in entrambi i casi si è a mensa ed è recato un vasetto di nardo, che è spalmato sul/ dal protagonista – Gesù e Trimalcione – in prefigurazione, come dichiara il protagonista, della sua unzione per la sepoltura. Le convergenze, nei minimi dettagli, sono molto strette. Il nardo non compare mai come unguento conviviale in prefigurazione dell’impiego funerario se non in questi due passi, in tutta la letteratura antica, il che suggerisce una dipendenza tra i due testi. In Mc 14,3 inoltre, nella scena dell’Unzione di Betania, la versione latina del Bezae codex, certamente assai più antica della Vulgata, rende il greco alabastron myrou nardou con ampullam nardi, variante esclusiva rispetto a tutti gli altri codici greci e latini (e allo stesso parallelo greco del Bezae) ed esattamente corrispondente ad ampullam nardi del Satyricon. La cena Trimalchionis è volutamente presentata da Petronio come 'ultima cena', dato l’invito esplicito di Trimalcione, durante l’episodio dell’unzione, a considerarla un banchetto funebre, e dati i costanti riferimenti al tema della morte ivi disseminati. Tanto più interessanti risultano questi insistiti accenni quanto più sono inutili, dato che Trimalcione sa, in base a una predizione a cui crede, che vivrà ancora trent’anni. Se nel contesto del Satyricon nulla fa supporre la necessità di considerare la cena un banchetto funebre, è tanto più probabile che Petronio si avvicini piuttosto all’episodio evangelico che desidera riecheggiare e parodiare. L’ipotesi di Preuschen, fondata sulla convinzione che il vangelo di Marco fosse stato composto molto dopo il Satyricon, era che l’evangelista avesse attinto a Petronio. È possibile che, al contrario, Petronio conoscesse alcune tradizioni che stanno dietro il Vangelo, in forma orale o anche scritta. Infatti, le parodia, ed è il testo che parodia a dipendere dal testo parodiato. Dei vangeli, poi, è precisamente quello di Marco che fu dapprima predicato e poi redatto a Roma, dove e quando viveva Petronio. Nel Satyricon sembrano presenti allusioni a importanti eventi delle narrazioni evangeliche: la crocifissione, la risurrezione di Gesù, l’istituzione dell’Eucaristia, il canto del gallo legato al tradimento di Pietro la notte precedente la morte di Gesù, oltre alla prefigurazione della propria unzione funebre con nardo durante un banchetto da parte di Gesù, tutti eventi di appena un trentennio prima della stesura del romanzo.
Anche l’episodio del canto del gallo, come quello dell’unzione funebre in contesto conviviale, si trova nella cena Trimalchionis (Sat. 74,1- 3): improvvisamente, verso la fine della cena, viene udito il canto di un gallo e Trimalcione se ne spaventa, considerandolo presagio di dolore e di morte, segno che qualcuno lì vicino sarebe morto poco dopo, e chiama il gallo index. Nel mondo grecolatino il canto del gallo era visto molto positivamente, spesso come presagio di vittoria; non è mai ritenuto preannunzio di morte se non in Petronio, e, ancora una volta, nei vangeli.
Precisamente Marco si sofferma più di tutti sul dettaglio del gallo, che nel suo vangelo canta due volte (14,30.68.72). Anche nella scena evangelica, come in Petronio, il gallo è index, 'accusatore, denunziatore': denunziatore del tradimento di Pietro e nunzio di un giorno di dolore e morte. E queste non sono le uniche corrispondenze sorprendenti tra quanto ci resta del romanzo petroniano e le narrazioni evangeliche, specialmente marciane.
«Avvenire» del 5 gennaio 2009
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