di Francesco Alberoni
Per qualcuno la sessualità è indispensabile, altri ne fanno ameno per lunghi periodi, altri ancora hanno scelto di restare casti. Anche il grande amore può essere più o meno erotico. Per alcuni l'erotismo è indispensabile, i loro corpi si cercano come se fossero affamati. Per altri l'amore è soprattutto intimità spirituale, convivenza quotidiana, cura reciproca. Ciascuno di noi si colloca all'interno di uno di questi schemi mentali e fisici e, se è quello adatto, si sente bene e completo. Credo sia opportuno ripetere queste cose perché oggi i sessuologi cercano di imporre un unico modello a tutti, e non si rendono conto di esercitare, in questo modo, una vera e propria violenza.
La grande diversità nel rapporto fra sessualità e amore in Occidente ha alla sua base una separazione abissale che risale perlomeno a duemila anni fa. Il linguaggio dell'amore, dalle poesie di Dante, di Petrarca o di Neruda, dal «Roman de la Rose» ad «Anna Karenina» a «Love Story» ha al suo centro la mancanza, la perdita, lo spasimo dell'attesa, ed è sempre alimentato dalla sofferenza e dal patire. Quando appare il sesso, il piacere fisico, il godimento dei corpi, l'amore si ritira, svanisce. In Occidente non sappiamo usare il linguaggio erotico per l'amore. Il linguaggio erotico viene usato solo in tre casi. Il primo è quello dello scherzo, della battuta come in «Sex and the City», o nei discorsi della Littizzetto. Il secondo caso è quello del disprezzo e della violenza come nel libro «Porci con le ali» o nelle opere del Marchese de Sade. Il terzo è pura pornografia. In tutti i casi il discorso erotico finisce sempre al di fuori dell'amore, della passione. Concludendo, in duemila anni di storia sesso e amore sono stati separati e non esiste ancora un linguaggio scritto per raccontare un grande sincero amore erotico totale. Nel libro «Sesso e amore» ho studiato tutti i passaggi fra la sessualità pornografica e violenta andando a quella personale, poi all'innamoramento, fino all'amore consolidato e felice. E mi sono accorto che non c'è un solo luogo dove sesso e amore, emozione e godimento si fondono e convivono. Per questo ho volutamente scritto dei dialoghi degli amanti a un tempo appassionatamente amorosi e intensamente erotici. Io non ci sarò forse riuscito, ma sono convinto che si tratta di un traguardo che dovremo realizzare nel futuro, oppure saremo sempre emotivamente schizofrenici e non dovremo meravigliarci se gli amori e i matrimoni durano poco.
La grande diversità nel rapporto fra sessualità e amore in Occidente ha alla sua base una separazione abissale che risale perlomeno a duemila anni fa. Il linguaggio dell'amore, dalle poesie di Dante, di Petrarca o di Neruda, dal «Roman de la Rose» ad «Anna Karenina» a «Love Story» ha al suo centro la mancanza, la perdita, lo spasimo dell'attesa, ed è sempre alimentato dalla sofferenza e dal patire. Quando appare il sesso, il piacere fisico, il godimento dei corpi, l'amore si ritira, svanisce. In Occidente non sappiamo usare il linguaggio erotico per l'amore. Il linguaggio erotico viene usato solo in tre casi. Il primo è quello dello scherzo, della battuta come in «Sex and the City», o nei discorsi della Littizzetto. Il secondo caso è quello del disprezzo e della violenza come nel libro «Porci con le ali» o nelle opere del Marchese de Sade. Il terzo è pura pornografia. In tutti i casi il discorso erotico finisce sempre al di fuori dell'amore, della passione. Concludendo, in duemila anni di storia sesso e amore sono stati separati e non esiste ancora un linguaggio scritto per raccontare un grande sincero amore erotico totale. Nel libro «Sesso e amore» ho studiato tutti i passaggi fra la sessualità pornografica e violenta andando a quella personale, poi all'innamoramento, fino all'amore consolidato e felice. E mi sono accorto che non c'è un solo luogo dove sesso e amore, emozione e godimento si fondono e convivono. Per questo ho volutamente scritto dei dialoghi degli amanti a un tempo appassionatamente amorosi e intensamente erotici. Io non ci sarò forse riuscito, ma sono convinto che si tratta di un traguardo che dovremo realizzare nel futuro, oppure saremo sempre emotivamente schizofrenici e non dovremo meravigliarci se gli amori e i matrimoni durano poco.
«Il Corriere della sera» del 18 gennaio 2010
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