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di Maria Laura Rodotà
Ogni inizio d' anno ci ricadiamo, sapendo che resteremo delusi
Ho detto a mia figlia: «Nel 2010 dobbiamo diventare più ordinate». Lei mi ha risposto: «Lo dici tutti i Capodanni da quando ti conosco. Non succederà». E ha lanciato all' indietro la giacca a vento come Miranda Priestley nel Diavolo veste Prada. Dopo aver negoziato sull' uso dell' attaccapanni, ho capito che dovevo rinunciare al mio buon proposito, ancora una volta; pena un continuo lavoro di badante per adolescenti sciamannate. Perché in due è peggio. Ma è difficile anche da soli. Eppure - sarà l' agitazione e residua speranza da momento forte del passaggio, sarà la tradizione, il ricordo delle nonne che facevano scrivere i buoni propositi su bigliettini e bruciavano tutto in un coccio prima della mezzanotte, bei riti - ci cadiamo tutti. Per quanto sappiamo che non è un vero passaggio, solo una pausa invernale; per quanto abbiamo negli anni preso impegni di ogni genere e non ne abbiamo (quasi) mai rispettato uno; per quanto ci sentiamo ridicoli, ogni volta, pavlovianamente, ci riproviamo. Otteniamo risultati solo in un caso, in genere, però.
La dieta Cioè, ovviamente: nel tentare di smaltire i due-tre chili presi mangiando e bevendo compulsivamente nelle due settimane che precedono il 31 dicembre. Dopo il cotechino dell' 1, già durante il concerto di Capodanno dall' Opera di Vienna (tenerlo in sottofondo tv è uno dei pochi modi sensati iniziare l' anno nuovo, francamente) si comincia a provare disgusto per se stessi. La maggioranza usa virtuosamente il disgusto per tornare in sé e nei propri abiti. Le più abili (in genere donne) danno ricette di brodi diuretico-bruciagrassi (funzionano, ma alla maggioranza, composta da donne non ossessive, uomini etero e figli assortiti, fanno schifo; tenerne conto). Le più sagge/i insistono su un periodo di dieta vegetariana (l' eccesso di colesterolo rende aggressivi e depressi; pensateci, rivedete in questa luce cupezze e liti festive) per ripulirsi ed essere più sereni e buoni.
L'ultima sigaretta Secondo nella lista dei propositi è smettere di fumare; per chi ancora fuma. È proposito ancor più sensato dello smaltimento dei tortellini; purtroppo è molto più difficile. Inutile elencare statistiche mortali e storie dell' orrore, alle persone care che vogliono provarci. Casomai, è più utile dirgli che puzzano. Per la maggioranza, non fumatori ed ex fumatori che sono/siamo ancora peggio, persino chi esce a farsi una sigaretta e torna dentro olezzante come una cicca (si sente anche dai vestiti) ormai crea disgusto. La maggioranza, per affetto e buona educazione, fa finta di nulla. Invece, se l'amico tabagista annuncia il buon proposito, dovrebbe cominciare ad avvertirlo e a dare segni di fastidio. L'amico ce ne sarà grato, quando riprenderà a parlarci, tra sei-sette Capodanni.
Mollare il/la fidanzato/a Terza classificata è la decisione di mettere fine, con l' anno nuovo, alle relazioni disfunzionali. È un errore. Dopo Capodanno arriva gennaio, mese freddo e asociale. Pessimo per ritrovarsi da soli. Il mese migliore per lasciarsi, individuato dopo lunghe indagini, è aprile, così si ha anche tempo di organizzarsi l' estate (è anche il miglior mese per dimagrire, così dicevano i dietologi). Più sport, meno aperitivi Terzo a pari merito è il buon proposito salutista a tutto tondo. Sport a manetta, niente più aperitivi con alcol e schifezze, eccetera. Anche lì, non è stagione. Un bicchiere in compagnia alla fine di una giornata lunga di lavoro e breve di luce conforta più di un' ora in una sudaticcia palestra sotterranea, via. L' importante e non continuare a bere tornati a casa; il metodo più semplice per non farlo, di questi tempi, è evitare i tg (ultimamente anche noti astemi si attaccano al gin liscio dopo due-tre servizi, quindi attenzione).
Mann invece della chat Quarto, e nobile, è il proposito di diventare più colti e curiosi. Di leggere più libri, di andare di più al cinema e alle mostre, ecc. In ogni famiglia c' è almeno qualcuno che lo fa. Deve essere però consapevole che, se vorrà tener fede, sarà solo/a. Mentre lui/lei la domenica leggerà Thomas Mann o andrà a vedere Calder, i suoi cari saranno persi tra lo sport in tv e le chat. Farsene una ragione.
Quinto, più moderno, riguarda proprio Internet. Siamo in tanti a dirci «dall'anno prossimo evito di passarci quindici ore al giorno; sposterò almeno parte della mia vita sociale, culturale e ricreativa nel mondo reale». Saggio. Ma di nuovo: se non lo si vuol fare da soli, meglio darsi qualche appuntamento con chi si trova in chat, dopo Capodanno, che diamine. E auguri.
«Corriere della Sera» del 2 gennaio 2010
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