di Antonio Giuliano
PRO LUCA DONINELLI
«Dico sì a qualsiasi cosa diffonda cultura»
«Dico sì a qualsiasi cosa diffonda cultura»
« Non ci ho ancora pensato. Ma non vedo perché non dovrei comprarlo. Il reader mi sembra di grande utilità. Uno strumento agile, ecologico, che può contenere una quantità straordinaria di libri. Io sono favorevole a tutto ciò che produce conoscenza». Luca Doninelli, scrittore e giornalista, appare entusiasta dalle prospettive aperte dai lettori digitali.
Allora possiamo celebrare il funerale dei libri cartacei? «Il libro di carta non morirà mai, perché uno ci tiene ad averlo in casa se ama il sapere. Ma non bisogna nemmeno sacralizzare il libro come oggetto. Io non sono un feticista. I lettori elettronici saranno davvero utili per le opere di consultazione, per le enciclopedie. A me interessano, per esempio, molti libri non più tradotti in italiano, per cui ben venga la possibilità di scaricarli in lingua originale a un prezzo minore. Ci sono poi libri che 'bisogna' avere in forma cartacea: i classici o i testi di scrittori contemporanei come David Foster Wallace o un libro come Le correzioni di Jonathan Franzen. Però un autore come Baricco io preferirei 'scaricarlo' sul lettore… O di uno scrittore che non so se mi piacerà, lo scarico prima e poi magari lo compro».
Non crede che il diritto d’autore sarà messo a dura prova? «Certo, infatti bisogna subito far qualcosa per tutelarlo ed evitare la stessa situazione della musica. Sono ben disposto a pagare, anche perché un e-book costa meno di un libro. Probabilmente per la facilità di fattura di un testo digitale si moltiplicheranno gli autori. Però oggi si pubblica già tanto ciarpame che mi auguro non se ne aggiunga tanto altro. Altrimenti anche con le nuove tecnologie sarà difficile catalogarli».
Lei pensa davvero che questo strumento possa invogliare i giovani alla lettura? «Sì. Non credo leggeranno Dante, Leopardi, Dostoevskij… Però mai dire mai. Un supporto nuovo crea sempre collegamenti imprevedibili col cartaceo: persino i Simpson alla tv con le loro citazioni possono spingere a scaricare un libro e poi a comprarlo. Ma il compito fondamentale è quello della scuola. Io amo certi autori perché i miei insegnanti me li comunicavano con passione. Oggi a scuola si tratta poco il presente. La letteratura contemporanea si ferma a Montale… E poi gli esempi familiari. Io sono stato fortunato. Mio nonno a Firenze mi mostrava estasiato le bellezze della città quando ero bambino. Non potevo capire la differenza tra Michelangelo e Brunelleschi, però la sua faccia felice mi ha spronato negli anni a scoprire la bellezza della cultura».
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Allora possiamo celebrare il funerale dei libri cartacei? «Il libro di carta non morirà mai, perché uno ci tiene ad averlo in casa se ama il sapere. Ma non bisogna nemmeno sacralizzare il libro come oggetto. Io non sono un feticista. I lettori elettronici saranno davvero utili per le opere di consultazione, per le enciclopedie. A me interessano, per esempio, molti libri non più tradotti in italiano, per cui ben venga la possibilità di scaricarli in lingua originale a un prezzo minore. Ci sono poi libri che 'bisogna' avere in forma cartacea: i classici o i testi di scrittori contemporanei come David Foster Wallace o un libro come Le correzioni di Jonathan Franzen. Però un autore come Baricco io preferirei 'scaricarlo' sul lettore… O di uno scrittore che non so se mi piacerà, lo scarico prima e poi magari lo compro».
Non crede che il diritto d’autore sarà messo a dura prova? «Certo, infatti bisogna subito far qualcosa per tutelarlo ed evitare la stessa situazione della musica. Sono ben disposto a pagare, anche perché un e-book costa meno di un libro. Probabilmente per la facilità di fattura di un testo digitale si moltiplicheranno gli autori. Però oggi si pubblica già tanto ciarpame che mi auguro non se ne aggiunga tanto altro. Altrimenti anche con le nuove tecnologie sarà difficile catalogarli».
Lei pensa davvero che questo strumento possa invogliare i giovani alla lettura? «Sì. Non credo leggeranno Dante, Leopardi, Dostoevskij… Però mai dire mai. Un supporto nuovo crea sempre collegamenti imprevedibili col cartaceo: persino i Simpson alla tv con le loro citazioni possono spingere a scaricare un libro e poi a comprarlo. Ma il compito fondamentale è quello della scuola. Io amo certi autori perché i miei insegnanti me li comunicavano con passione. Oggi a scuola si tratta poco il presente. La letteratura contemporanea si ferma a Montale… E poi gli esempi familiari. Io sono stato fortunato. Mio nonno a Firenze mi mostrava estasiato le bellezze della città quando ero bambino. Non potevo capire la differenza tra Michelangelo e Brunelleschi, però la sua faccia felice mi ha spronato negli anni a scoprire la bellezza della cultura».
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CONTRO LAURA BOSIO
«Non basta il mezzo per creare un lettore»
«Non basta il mezzo per creare un lettore»
«Mi rifiuto di pensare a una casa senza libri cartacei. L’e-book è un mito morto e rinato più volte » . Al solo pensiero di barattare la propria biblioteca con una tavoletta elettronica la scrittrice Laura Bosio inorridisce.
Lei ritiene che i libri digitali da noi saranno un flop? «Non lo so. Ma per ora in Italia è un fenomeno che deve ancora decollare. Saranno probabilmente accolti, ma ci vorrà del tempo. I primi reader erano poco maneggevoli e non hanno avuto successo. Poi bisogna già ora riflettere sul problema della pirateria e sul fatto che occorrerà tradurre più testi in italiano. Di sicuro il libro cartaceo non sparirà. Certo la carta significa alberi abbattuti, ma il libro ha una sua piacevolezza, è difficile separarsene, almeno per il momento».
Però magari i reader possono creare nuovi lettori in un Paese che legge poco come il nostro… « Da lettrice ' vorace' mi auguro proprio di sì. Ma è necessario soprattutto cercare di entusiasmare i propri figli alla lettura per far capire loro come i libri possano aprirci nuovi mondi, possono farci vivere una realtà apparentemente immaginaria ma che invece ci riguarda da vicino. È vero anche che, se questo non avviene spontaneamente, è difficile imporlo. Però suggerirei loro i classici, che come diceva Pontiggia ' sono nostri contemporanei'. Penso a Stevenson, raccomandato sempre anche da Italo Calvino, o ai libri di King. Purché scatti quella scintilla per cui leggere diventa un’avventura, un’emozione».
Non pensa possa essere utile un piccolo dispositivo che racchiuda un’intera biblioteca e tra le tante funzioni sia capace anche di pronunciare i testi elettronici?« Sicuramente prima di respingere questa novità tecnologica valutiamola bene e con curiosità. Già ora ci sono audiolibri ben fatti che vanno incontro alle persone che magari hanno problemi di vista. E poi il racconto parlato ha un fascino millenario. Non compro audiolibri, ma mi piacciono molto per esempio i classici letti alla radio. Ma non riesco a pensare di non avere più una biblioteca cartacea. Sono abituata a vivere circondata di libri e solo a vederli mi stimolano. Non resisto al piacere di perdermi in questo paesaggio familiare».
Lei ritiene che i libri digitali da noi saranno un flop? «Non lo so. Ma per ora in Italia è un fenomeno che deve ancora decollare. Saranno probabilmente accolti, ma ci vorrà del tempo. I primi reader erano poco maneggevoli e non hanno avuto successo. Poi bisogna già ora riflettere sul problema della pirateria e sul fatto che occorrerà tradurre più testi in italiano. Di sicuro il libro cartaceo non sparirà. Certo la carta significa alberi abbattuti, ma il libro ha una sua piacevolezza, è difficile separarsene, almeno per il momento».
Però magari i reader possono creare nuovi lettori in un Paese che legge poco come il nostro… « Da lettrice ' vorace' mi auguro proprio di sì. Ma è necessario soprattutto cercare di entusiasmare i propri figli alla lettura per far capire loro come i libri possano aprirci nuovi mondi, possono farci vivere una realtà apparentemente immaginaria ma che invece ci riguarda da vicino. È vero anche che, se questo non avviene spontaneamente, è difficile imporlo. Però suggerirei loro i classici, che come diceva Pontiggia ' sono nostri contemporanei'. Penso a Stevenson, raccomandato sempre anche da Italo Calvino, o ai libri di King. Purché scatti quella scintilla per cui leggere diventa un’avventura, un’emozione».
Non pensa possa essere utile un piccolo dispositivo che racchiuda un’intera biblioteca e tra le tante funzioni sia capace anche di pronunciare i testi elettronici?« Sicuramente prima di respingere questa novità tecnologica valutiamola bene e con curiosità. Già ora ci sono audiolibri ben fatti che vanno incontro alle persone che magari hanno problemi di vista. E poi il racconto parlato ha un fascino millenario. Non compro audiolibri, ma mi piacciono molto per esempio i classici letti alla radio. Ma non riesco a pensare di non avere più una biblioteca cartacea. Sono abituata a vivere circondata di libri e solo a vederli mi stimolano. Non resisto al piacere di perdermi in questo paesaggio familiare».
«Avvenire» dell'8 novembre 2009
1 commento:
chissà se a laura bosio succedesse quanto è successo a me (incidente di moto e non si vede più niente da un giorno all'altro..): sicuramente la penserebbe in altro modo, visto che da quel giorno posso leggere solo grazie ad ebook.
sull'audiolibro vorrei dire la mia: per me leggere vuol dire interpretare a modo mio quanto scritto da altri e sinceramente non mi piace avere l'interpretazione di un attore che legge: siamo nel terzo millennio e come sto scrivendo qui posso leggermi ancora un libro da sola, se solo si fosse più informati (su sintesi vocali, screen reader, ecc. anziché pensare ancora solo al braille pder i ciechi - io ad esempio non lo conosco e come me tanti altri ciechi).
concludo ricordando che ogni libro nasce come un file di testo (a noi ciechi serve solo quello) e consigliando alla bosio di informarsi anche sui dati di deforestazione sul pianeta: se tutti la pensassero come lei non rimarrebbe più un albero e i ciechi (come succede ancora in italia per colpa di pensieri come i suoi) non avrebbero mai libri di testo in quella scuola chiamata "dell'obbligo".
laura raffaeli
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