Secolarizzazione della secolarizzazione
di Francesco D'Agostino
Meriterebbe un premio chi ha inventato l’espressione 'secolarizzazione della secolarizzazione'. Questo modo di dire coglie nel segno, perché ci induce a prendere atto di un fatto ormai indubitabile, anche se non ancora avvertito da tutti. La secolarizzazione si sta sgretolando, anzi si è ormai già sgretolata sotto i nostro occhi; si sta svuotando del rigido dogmatismo che la caratterizzava, quello che vedeva nella laicità antiecclesiale il destino supremo dell’epoca moderna, quello che riteneva la religione un sentimento nobile, ma da confinare nell’interiorità personale, quello che faceva assurgere la rivendicazione dell’autonomia individuale a insindacabile principio etico fondamentale. La secolarizzazione si sta finalmente secolarizzando: questo non significa automaticamente che si stia realizzando il 'ritorno di Dio', come qualcuno ha ipotizzato, ma che la si sta smettendo di ripetere che la religione è cosa del passato. Sta ritornando con forza la consapevolezza che la ricerca di Dio, o più laicamente di un valore assoluto insito nell’uomo e nelle sue esperienze, è cosa del passato e assieme del presente e del futuro. La crisi della secolarizzazione è innegabile: l’ammettono anche coloro che Giancarlo Bosetti ha efficacemente chiamato i 'laici furiosi', quelli che sostengono che a questa crisi vanno addebitati il ritorno a guerre di religione, l’esplodere della xenofobia, il divampare del fondamentalismo religioso. Fenomeni pesanti e concretissimi, però non espressivi di tutta la complessità del tempo in cui viviamo, che accanto ad essi ne contiene altri, assolutamente positivi: basti menzionare, per fare un solo esempio, la crisi dell’individualismo libertario e il correlativo dilatarsi della comunicazione globale, che va interpretata (anche se con qualche ottimismo, lo riconosco) come il ripresentarsi nel nostro tempo delle antiche, ma non per questo antiquate, istanze del giusnaturalismo. La globalizzazione ci induce infatti a pensare che, per quanto diversi siano i sistemi sociali, le culture, le credenze, esiste comunque un solo e oggettivo bene umano e che è non solo dovere, ma interesse di tutti promuoverlo.
Se si è convinti che la secolarizzazione si sta secolarizzando, ne segue che bisogna cominciare a riflettere sul fatto che ciò non può non comportare problemi diversi e inediti per i cristiani e in particolare per i cattolici. Bisogna abbandonare le vesti vecchie e indossarne di nuove. Ad esempio, anche se nel brevissimo periodo la cosa potrà apparire ancora poco evidente, bisognerà prendere atto che alcune battaglie sono state già vinte, nel senso che appartengono ormai al passato: si pensi ad esempio a quella contro il marxismo e le sue più esasperate forme di secolarismo ateistico, quali lo stalinismo e il maoismo (i residui cinesi del marxismo, per quante violenze e sofferenze stiano ancora producendo, non hanno alcun futuro, anche se i tempi della storia sono imprevedibili). Analogamente vinta è la battaglia contro lo scientismo e in particolare contro il naturalismo darwiniano, che non è riuscito a dimostrare la fondatezza delle sue pretese di fornire una spiegazione esauriente della realtà, marginalizzando le questioni etiche e bioetiche. Battaglie nuove ci attendono: la crisi dell’individualismo deve portarci a riscoprire nella sua profondità il carattere ecclesiale della fede cristiana; le nuove forme globali di violenza e di conflitto rendono urgente una rinnovata predicazione che, come ci ha insegnato il Papa, abbia per oggetto la speranza; l’inarrestabile formalizzarsi del discorso giuridico moderno deve indurci a rivitalizzarlo attraverso un’incessante riproposta della solidarietà interpersonale, come valore politico fondamentale. Diviene sempre più urgente, in un orizzonte globale, che ad ogni interlocutore i cristiani annuncino Cristo come il Figlio dell’uomo, evitando che Egli venga percepito come il prodotto storico della tradizione occidentale e della sua arroganza. Sarà in grado il cristianesimo di cogliere nella secolarizzazione della secolarizzazione nuove e fino ad oggi impensate possibilità di parlare agli uomini dell’incarnazione di Dio?
Se si è convinti che la secolarizzazione si sta secolarizzando, ne segue che bisogna cominciare a riflettere sul fatto che ciò non può non comportare problemi diversi e inediti per i cristiani e in particolare per i cattolici. Bisogna abbandonare le vesti vecchie e indossarne di nuove. Ad esempio, anche se nel brevissimo periodo la cosa potrà apparire ancora poco evidente, bisognerà prendere atto che alcune battaglie sono state già vinte, nel senso che appartengono ormai al passato: si pensi ad esempio a quella contro il marxismo e le sue più esasperate forme di secolarismo ateistico, quali lo stalinismo e il maoismo (i residui cinesi del marxismo, per quante violenze e sofferenze stiano ancora producendo, non hanno alcun futuro, anche se i tempi della storia sono imprevedibili). Analogamente vinta è la battaglia contro lo scientismo e in particolare contro il naturalismo darwiniano, che non è riuscito a dimostrare la fondatezza delle sue pretese di fornire una spiegazione esauriente della realtà, marginalizzando le questioni etiche e bioetiche. Battaglie nuove ci attendono: la crisi dell’individualismo deve portarci a riscoprire nella sua profondità il carattere ecclesiale della fede cristiana; le nuove forme globali di violenza e di conflitto rendono urgente una rinnovata predicazione che, come ci ha insegnato il Papa, abbia per oggetto la speranza; l’inarrestabile formalizzarsi del discorso giuridico moderno deve indurci a rivitalizzarlo attraverso un’incessante riproposta della solidarietà interpersonale, come valore politico fondamentale. Diviene sempre più urgente, in un orizzonte globale, che ad ogni interlocutore i cristiani annuncino Cristo come il Figlio dell’uomo, evitando che Egli venga percepito come il prodotto storico della tradizione occidentale e della sua arroganza. Sarà in grado il cristianesimo di cogliere nella secolarizzazione della secolarizzazione nuove e fino ad oggi impensate possibilità di parlare agli uomini dell’incarnazione di Dio?
«Avvenire» del 22 ottobre 2010
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