Mobilitazione per Sakineh Ashtiani, silenzio per Teresa Lewis. Ma se i nostri pensieri non fossero torbidi dovremmo dire che non si deve ammazzare nessuno, neppure in modo indolore
di Umberto Eco
Manifestazione per la vita di SakinehDa pochi giorni, in Virginia, Teresa Lewis è stata uccisa con una iniezione letale, e nessuno è andato in prigione perché questa signora era stata legittimamente condannata a morte. Aveva tentato di ammazzare marito e figlio adottivo, e lo aveva fatto senza permesso. Coloro che l'hanno uccisa lo hanno invece fatto col consenso delle autorità. Per cui bisognerebbe riformulare il quinto comandamento come "Non ammazzare senza permesso". In fondo da secoli benediciamo le bandiere dei soldati che, inviati alla guerra, hanno licenza di uccidere, come James Bond.
Ora pare che Ahmadinejad, il quale sta per far lapidare una donna (se non l'avrà già fatto quando leggerete questa bustina) abbia reagito agli appelli, arrivati dall'Occidente, dicendo: "Vi lamentate perché noi vogliamo ammazzare legalmente una donna iraniana, mentre ammazzate legalmente una donna americana"?
Naturalmente gli è stato obiettato che la donna americana aveva cercato di uccidere suo marito, mentre l'iraniana lo ha solo cornificato. E che l'americana è stata uccisa in modo indolore, mentre l'iraniana sarebbe uccisa in modo dolorosissimo. Però una risposta del genere verrebbe a sottintendere due cose: che è giusto ammazzare un'assassina mentre per un'adultera basterebbe una separazione legale senza alimenti; e che si può ammazzare secondo la legge purché in modo poco doloroso. Mentre quello che si dovrebbe invece sostenere, se i nostri pensieri non fossero torbidi, è che non si deve ammazzare neppure un'assassina, e non si deve ammazzare neppure per legge e neppure se l'esecuzione è poco dolorosa, persino se avvenisse iniettando una droga che procura uno sballo delizioso.
Come reagire se paesi poco democratici chiedono a noi cittadini di paesi democratici di non occuparci delle pene di morte loro visto che abbiamo le pene di morte nostre?
La situazione è molto imbarazzante e mi piacerebbe anzi sapere se il numero degli occidentali, tra cui addirittura una first lady francese, che hanno protestato contro la pena di morte iraniana hanno anche protestato contro la pena di morte americana. A naso direi di no, perché di condanne a morte negli Stati Uniti, per non dire della Cina, ce ne sono moltissime e ci abbiamo fatto il callo, mentre è naturale che l'idea di una donna massacrata a colpi di pietra faccia più effetto. Mi rendo conto che quando mi hanno chiesto di dare una firma per impedire la lapidazione dell'iraniana l'ho subito fatto, ma mi era sfuggito che nel frattempo stavano ammazzando una virginiana.
Avremmo ugualmente protestato se la donna iraniana fosse stata condannata a una pacifica iniezione letale? Ci indigniamo per la lapidazione o per la morte inflitta a chi non ha violato il quinto bensì solo il sesto comandamento? Non so, è che le nostre reazioni sono sovente istintive e irrazionali.
In agosto era apparso su Internet un sito dove si insegnavano vari modi per cucinare un gatto. Scherzo o cosa seria che fosse, tutti gli animalisti del mondo erano insorti. Io sono un devoto del gatto (uno dei pochi esseri viventi che non si lascia sfruttare dal proprio padrone ma al contrario lo sfrutta con cinismo olimpico, e la cui affezione alla casa prefigura una forma di patriottismo) e pertanto rifuggirei con orrore da uno stufato di gatto. Però trovo egualmente grazioso, anche se forse meno intelligente, il coniglio, eppure lo mangio senza riserve mentali.
Mi scandalizzo vedendo le case cinesi dove i cani girano in libertà, magari giocando coi bambini, e tutti sanno che saranno mangiati a fine anno, ma nelle nostre fattorie si aggirano i maiali, che mi dicono siano animali intelligentissimi, e nessuno si preoccupa che ne debbano nascere prosciutti.
Che cosa ci induce a giudicare certi animali immangiabili, altri protetti da una loro caratteristica quasi antropomorfa, e altri mangiabilissimi, come i vitellini di latte e gli agnellini che pure da vivi ci ispirano tanta tenerezza?
Siamo veramente (noi) animali stranissimi, capaci di grandi amori e spaventosi cinismi, pronti a proteggere un pesciolino rosso e a far bollire viva un'aragosta, a schiacciare senza rimorsi un millepiedi ma a giudicare barbara l'uccisione di una farfalla. Così usiamo due pesi e due misure per due condanne a morte, ovvero ci scandalizziamo per una e facciamo finta di non sapere dell'altra.
Certe volte si è tentati di dar ragione a Cioran, e ritenere che la creazione, sfuggita dalle mani di Dio, sia dipesa da un Demiurgo maldestro e pasticcione, forse un poco alcolizzato, che si era messo al lavoro con idee molto confuse.
Ora pare che Ahmadinejad, il quale sta per far lapidare una donna (se non l'avrà già fatto quando leggerete questa bustina) abbia reagito agli appelli, arrivati dall'Occidente, dicendo: "Vi lamentate perché noi vogliamo ammazzare legalmente una donna iraniana, mentre ammazzate legalmente una donna americana"?
Naturalmente gli è stato obiettato che la donna americana aveva cercato di uccidere suo marito, mentre l'iraniana lo ha solo cornificato. E che l'americana è stata uccisa in modo indolore, mentre l'iraniana sarebbe uccisa in modo dolorosissimo. Però una risposta del genere verrebbe a sottintendere due cose: che è giusto ammazzare un'assassina mentre per un'adultera basterebbe una separazione legale senza alimenti; e che si può ammazzare secondo la legge purché in modo poco doloroso. Mentre quello che si dovrebbe invece sostenere, se i nostri pensieri non fossero torbidi, è che non si deve ammazzare neppure un'assassina, e non si deve ammazzare neppure per legge e neppure se l'esecuzione è poco dolorosa, persino se avvenisse iniettando una droga che procura uno sballo delizioso.
Come reagire se paesi poco democratici chiedono a noi cittadini di paesi democratici di non occuparci delle pene di morte loro visto che abbiamo le pene di morte nostre?
La situazione è molto imbarazzante e mi piacerebbe anzi sapere se il numero degli occidentali, tra cui addirittura una first lady francese, che hanno protestato contro la pena di morte iraniana hanno anche protestato contro la pena di morte americana. A naso direi di no, perché di condanne a morte negli Stati Uniti, per non dire della Cina, ce ne sono moltissime e ci abbiamo fatto il callo, mentre è naturale che l'idea di una donna massacrata a colpi di pietra faccia più effetto. Mi rendo conto che quando mi hanno chiesto di dare una firma per impedire la lapidazione dell'iraniana l'ho subito fatto, ma mi era sfuggito che nel frattempo stavano ammazzando una virginiana.
Avremmo ugualmente protestato se la donna iraniana fosse stata condannata a una pacifica iniezione letale? Ci indigniamo per la lapidazione o per la morte inflitta a chi non ha violato il quinto bensì solo il sesto comandamento? Non so, è che le nostre reazioni sono sovente istintive e irrazionali.
In agosto era apparso su Internet un sito dove si insegnavano vari modi per cucinare un gatto. Scherzo o cosa seria che fosse, tutti gli animalisti del mondo erano insorti. Io sono un devoto del gatto (uno dei pochi esseri viventi che non si lascia sfruttare dal proprio padrone ma al contrario lo sfrutta con cinismo olimpico, e la cui affezione alla casa prefigura una forma di patriottismo) e pertanto rifuggirei con orrore da uno stufato di gatto. Però trovo egualmente grazioso, anche se forse meno intelligente, il coniglio, eppure lo mangio senza riserve mentali.
Mi scandalizzo vedendo le case cinesi dove i cani girano in libertà, magari giocando coi bambini, e tutti sanno che saranno mangiati a fine anno, ma nelle nostre fattorie si aggirano i maiali, che mi dicono siano animali intelligentissimi, e nessuno si preoccupa che ne debbano nascere prosciutti.
Che cosa ci induce a giudicare certi animali immangiabili, altri protetti da una loro caratteristica quasi antropomorfa, e altri mangiabilissimi, come i vitellini di latte e gli agnellini che pure da vivi ci ispirano tanta tenerezza?
Siamo veramente (noi) animali stranissimi, capaci di grandi amori e spaventosi cinismi, pronti a proteggere un pesciolino rosso e a far bollire viva un'aragosta, a schiacciare senza rimorsi un millepiedi ma a giudicare barbara l'uccisione di una farfalla. Così usiamo due pesi e due misure per due condanne a morte, ovvero ci scandalizziamo per una e facciamo finta di non sapere dell'altra.
Certe volte si è tentati di dar ragione a Cioran, e ritenere che la creazione, sfuggita dalle mani di Dio, sia dipesa da un Demiurgo maldestro e pasticcione, forse un poco alcolizzato, che si era messo al lavoro con idee molto confuse.
«L'Espresso» del 3 ottobre 2010
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