04 ottobre 2010

"Nel massacro odierno di identità aiuto i ragazzi ad essere se stessi"

Con Bianca come il latte rossa come il sangue Alessandro D'Avenia ha scalato le classifiche. Ma continua a aiutare i "suoi" ragazzi a stupirsi e a tener desti i desideri
di Andrea Indini
"Sta tutto nell'amore. Una volta mia madre mi disse: io e tuo papà volevamo un bambino, Dio ha voluto te". Alessandro D'Avenia, imperdibile astro nascente della letteratura italiana, racconta così ("con un po' di imbarazzo") il succo del suo Bianca come il latte rossa come il sangue, un romanzo che non racconta solo di adolescenti ma che apre gli occhi su quell'amore "bianco vermiglio" che salva l'uomo.
Ieri pomeriggio, a Bergamo incontra, centinaia di giovanissimi e di adulti si sono lasciati rapire da questo professore di origini siciliane che raccontava di Leo, Beatrice e Silvia. Tutti protagonisti di un romanzo che, nel giro di pochi mesi, ha stupito e rapito i lettori. D'Avenia raccontava risvegliando quel desiderio di bellezza e di verità presente nel cuore di ogni uomini. Proprio come è riuscito a fare in Bianca come il latte rossa come il sangue (Mondadori). "In una casa di produzione interessata a realizzare il film tratto dal libro mi dicono: 'Ha scritto un romanzo trasgressivo!'. 'Perché?' - chiedo. 'Perchè c'è un professore che ama il suo lavoro, si parla di dolore e di Dio'". Ed è proprio così. In una società in cui tutti trasgrediscono, quello che più stupisce è la normalità.

D'Avenia, in una società urlata e sempre alla ricerca della trasgressione, come riesce a fare successo un libro che racconta la quotidianità degli adolescenti?
"Trasgredire oggi è essere normali: amare il proprio lavoro, la vita quotidiana con le sue luci e ombre. Il libro ha successo perché la gente tutti i giorni nasce, lavora, ama, soffre, muore e nel profondo ha sete di guardare dentro al senso del quotidiano, non di essere frastornata dalle grida, come fa credere la sovraesposizione mediatica di quelli che urlano o di quelli che rispondono alle logiche di audience della televisione. Se fossi un professore transessuale probabilmente tutti mi inviterebbero in televisione, ma sono solo un professore che ama il suo lavoro..."

In quanto professore, ha avuto un punto di vista privilegiato per "documentare" i giovani. Cosa significa stare dall'altra parte della cattedra?
"Avere una fortuna straordinaria. I ragazzi sono il mio stipendio (l'altro scarseggia...). Stare dall'altra parte della cattedra vuol dire avere la fortuna di vedere meglio: un professore scorge i segni tenui al presente di quello che sarà un giorno il punto di forza di un uomo e una donna. Custodire e far crescere quei segni significa difendere i ragazzi. 'Salvare' significa conservare: aiutare i ragazzi ad essere se stessi nel massacro odierno di identità. Il professore è come il computer: devi 'salvare col nome' aiutare ogni singolo ragazzo ad essere se stesso, altrimenti si perde come i file non salvati..."

Colpisce nel suo romanzo l'importanza che lei dà ai colori. Inizialmente il rosso e l'amore sono un fuoco che brucia indistinto. Tuttavia, nel corso del romanzo l'amore di Leo sembra trasformarsi e maturare: l'amore diventa carità. Cosa cambia?
"L'amore tutto intero ha due colori: il rosso della passione e il bianco del dono di sé. È un circolo dinamico e inesauribile in cui il desiderio alimenta il dono e il dono il desiderio. Ho provato a raccontare l'amore tutto intero, l'amore che è 'per sempre' perchè sa inventarsi 'ogni 24 ore'. Leo impara che 'eternità' è sinonimo di 'ogni 24 ore'."

Il Mistero si rivela sempre in un incontro. Possiamo dire che è uno protagonisti principali?
"Il grande assente nella cultura di oggi è il senso del mistero. Per Aristotele lo stupore, reazione umana di fronte al mistero, è l'inizio della conoscenza. Senza senso del mistero non c'è vera conoscenza. I ragazzi non hanno fame di conoscere a scuola, perchè noi adulti per primi non ci stupiamo della nostra materia, della nostra e della loro vita; e quindi non li stupiamo. Aristotele aveva ragione, ma Dante lo supera: lo stupore di fronte al mistero non è solo punto di inizio, domanda, ma è anche punto di arrivo, risposta. Risposta a cosa? A qualcuno che sta dietro a quella meraviglia che 'per l'universo si squaderna'."

Cosa significa essere professori? Quali i compiti di questa vocazione?
"Significa essere in una stessa persona padre e madre dei ragazzi. Quando un padre lancia il figlio in aria, la madre si preoccupa e chiede al marito di mettere giù il figlio. La madre tiene il figlio ancorato a terra, lo protegge, il padre lo lancia nel futuro, nell'ignoto, lo spinge a credere nelle proprie capacità. Solo questo sguardo duplice rende i ragazzi capaci di stare al mondo essendo sé stessi: comprensione e sfida, attenzione e slancio. Come? Attraverso la materia che insegni, renderli 'cuori pensanti'."

Bianca come il latte rossa come il sangue racconta di una scuola lontana dalla politica e dalle contestazioni che, invece, abbondano sempre. Per quale motivo?
"Abbondano nella scuola raccontata dai media. C'è un'altra scuola che nessuno racconta: quella di professori che amano i ragazzi e la loro materia e si fanno in quattro tutti i giorni, quella di professori che collaborano con i genitori per far crescere i figli, quella di ragazzi che vogliono studiare. Ho insegnato in contesti molto diversi: doposcuola di quartieri disagiati di Palermo, scuole pubbliche di Roma, scuole private di Milano... Dappertutto c'è una scuola fatta di gente che ama lavoro e ragazzi: ma la gente normale non fa notizia..."

Leggendo il suo blog mi sembra di aver capito che la parola d'ordine è "stupire" i giovani. Perché questo inno alla vita nova?
"Perché mi stupisco io tutti i giorni, amo la vita quotidiana: capace di darci tutto il materiale di cui abbiamo bisogno per essere felici, capace di donarci estasi continue in un volto, in un amore, in una pagina, in una sfida, in un dolore... Ma come insegna Dante la vita è nuova quando se ne approfondisce il senso, quando c'è una Beatrice che le dà senso. Altrimenti cerchiamo il nuovo in ciò che viene dall'esterno: cose straordinarie, vacanze esotiche, tecnologie... Ma questo nuovo è sempre già vecchio. Il nuovo della vita quotidiana è la scoperta della profondità che disseta, non lo scintillio di continue superfici che cambiano senza soddisfare mai..."

Un consiglio per i suoi colleghi che stanno iniziando il nuovo anno scolastico?
"Immaginate che il mondo finisca e che per una fortunata (!) coincidenza la vostra classe sia l'unico pezzo di umanità sopravvissuto: che mondo sarà quello che avete preparato? Gente innamorata delle uniche tre cose che servono a vivere: bene, bellezza, verità o un gruppo di furbi che lotta per fregare gli altri pur di sopravvivere? I giovani sono ad immagine della cultura di chi li educa e come dice Paolo Conte in una canzone: il maestro è nell'anima e dentro all'anima per sempre resterà."

E per gli studenti?
"Siete in un'età fatta per scoprire la storia unica e irripetibile che siete venuti a raccontare. Appassionatevi a tutto quello che vi fa sussultare il cuore: sono i nostri amori che ci rivelano chi siamo, non i nostri umori. Ma ricordatevi che passione vuole dire anche patire. Ogni vera passione è dolore e amore insieme, e solo questo miscuglio rende la vita meravigliosa."
«Il Giornale» del 4 ottobre 2010

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