di Ilaria Ramelli
Ho spiegato nelle precedenti puntate quali elementi suggeriscano che Giovenale nella Satira IV alluda al supplizio inflitto a Giovanni a Roma sotto Domiziano, di cui parla Tertulliano. Non è noto quale sia la fonte di Tertulliano e che origine abbia questa tradizione, che, come osservavo, è ripresa anche da Gerolamo in due passi. Il primo (Adversus Iovinianum, I 26) si rifà espressamente a Tertulliano: « Vidit enim in Pathmos insula, in qua fuerat a Domitiano principe ob Domini martyrium relegatus, Apocalypsim [...]. Refert autem Tertullianus quod Romae [a Nerone] missus in ferventis olei dolium, purior et vegetior exiverit, quam intraverit » («Dunque nell’isola di Patmos, dove era stato esiliato dall’imperatore Domiziano a causa del martirio del Signore, vide l’Apocalisse (...) E Tertulliano riferisce che a Roma, gettato in una pentola d’olio bollente (da Nerone), ne uscì più vivo e vegeto di quando era entrato»). Il secondo passo (In Matthaeum, III 20, 23) suona invece: « Sed si legamus ecclesiasticas historias in quibus fertur quod et ipse (Iohannes) propter martyrium sit missus in ferventis olei doleum, et inde ad suscipiendam coronam Christi athleta processerit statimque relegatus in Pathmos insulam sit... » («Ma se leggiamo le storie ecclesiastiche, vi si dice che Giovanni fu posto in un’anfora d’olio bollente per essere martirizzato, ma di lì uscì come un atleta di Cristo a ricevere la corona e subito venne esiliato nell’isola di Patmos »). In entrambi i passi Gerolamo espone la medesima notizia, però più ampiamente rispetto a Tertulliano e, soprattutto, nel secondo egli stesso afferma di aver attinto non a Tertulliano, ma alle ecclesiasticae historiae: anche a volere intendere l’espressione di Gerolamo in senso lato, il De praescriptione haereticorum di Tertulliano non è certo una storia della Chiesa. La definizione di Gerolamo si adatta invece perfettamente a un’opera come gli Hypomnémata di Egesippo, che erano appunto una storia della Chiesa. Egesippo fu certamente fonte di Tertulliano e sembra anche alla radice dell’errore da lui commesso (Apologeticum 5,4) sulla revoca della persecuzione anticristiana da parte di Domiziano. Appare dunque probabile che anche la notizia tertullianea su Giovanni risalga ad Egesippo, fonte degna di attenzione perché questo storico, di origine probabilmente giudaica, risiedette a Roma dal pontificato di Aniceto (155-166) a quello di Eleuterio (174-189) e compose 5 libri di Hypomnémata intesi a riferire «la tradizione senza errore della predicazione apostolica » (Eusebio, Historia Ecclesiastica, IV 8,2). A Roma egli infatti si dedicò (ibid., IV 22,3) alla verifica e alla stesura della tradizione apostolica ivi conservata; Egesippo appare preoccupato dell’istanza di cattolicità della Chiesa e di ortodossia e la sua attenzione verso la tradizione apostolica in tal senso è vivissima. Il passo di Tertulliano relativo al supplizio di san Giovanni a Roma è inserito precisamente in un contesto consono agli interessi e alle tematiche care ad Egesippo, poiché riguarda la centralità della Chiesa di Roma.
L’opera stessa di Tertulliano in cui il passo è inserito, inoltre, il De praescriptione haereticorum, essendo volta a preservare l’ortodossia e la cattolicità della Chiesa contro le eresie, risponde pienamente alle istanze di Egesippo. Il quale ha conservato testimonianze di estrema importanza riguardo alla Chiesa delle origini e ai primi discepoli; basti ricordare il suo resoconto della morte di Giacomo Minore, detto «il Giusto» e «fratello di Gesù», avvenuta a Gerusalemme nel 62 per volere del sommo sacerdote sadduceo, Anano, e di altri.
Qui si presenta anche il suo accenno alla «porta di Gesù », che potrebbe nascondere un dato storico di notevole interesse confermato dal Giuseppe slavo. Se l’attribuzione a Egesippo è fondata, dunque, la tradizione raccolta da Tertulliano, Girolamo e anche Ambrogio, oltre che dagli apocrifi, sulla presenza a Roma di Giovanni al tempo di Domiziano e sul suo supplizio acquista maggiore attendibilità. L’eccezionalità del supplizio di Giovanni non passò probabilmente inosservata dai contemporanei, come parrebbe suggerire la IV Satira di Giovenale, la quale attesterebbe addirittura, tramite lo strumento della parodia, la storicità della tradizione.
L’opera stessa di Tertulliano in cui il passo è inserito, inoltre, il De praescriptione haereticorum, essendo volta a preservare l’ortodossia e la cattolicità della Chiesa contro le eresie, risponde pienamente alle istanze di Egesippo. Il quale ha conservato testimonianze di estrema importanza riguardo alla Chiesa delle origini e ai primi discepoli; basti ricordare il suo resoconto della morte di Giacomo Minore, detto «il Giusto» e «fratello di Gesù», avvenuta a Gerusalemme nel 62 per volere del sommo sacerdote sadduceo, Anano, e di altri.
Qui si presenta anche il suo accenno alla «porta di Gesù », che potrebbe nascondere un dato storico di notevole interesse confermato dal Giuseppe slavo. Se l’attribuzione a Egesippo è fondata, dunque, la tradizione raccolta da Tertulliano, Girolamo e anche Ambrogio, oltre che dagli apocrifi, sulla presenza a Roma di Giovanni al tempo di Domiziano e sul suo supplizio acquista maggiore attendibilità. L’eccezionalità del supplizio di Giovanni non passò probabilmente inosservata dai contemporanei, come parrebbe suggerire la IV Satira di Giovenale, la quale attesterebbe addirittura, tramite lo strumento della parodia, la storicità della tradizione.
«Avvenire» del 23 marzo 2010
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