I nostri salotti culturali sempre più televisi. Le contaminazioni tra libri e tv di Busi e Siti. Le esclusioni e le dirette dello Strega e del Campiello. E arriva "la fattoria" per autori emergenti
di Luigi Mascheroni
Il fatto stesso che la più intelligente rubrica di critica televisiva sia tenuta da uno dei nostri scrittori più bravi, il quale spesso e volentieri si occupa di trasmissioni come Il Grande fratello o L’Isola dei famosi, è solo uno dei tanti indizi a sostegno della tesi che i confini tra la narrativa della realtà e i reality show siano caduti (e che la rubrica di Walter Siti sulla Stampa si chiami «La finestra sul niente» dice molto del valore dell’una e degli altri). La letteratura è già un reality.
Primo indizio. Aldo Busi, notoriamente «il più grande scrittore italiano vivente», è stato l’elemento narrativo più interessante dell’attuale edizione dell’Isola, un maestro assoluto nel contaminare cultura alta e pop television, e perfino con risultati eccellenti sia sul fronte dell’audience che dei (suoi) libri venduti. Secondo indizio. Lo Strega e il Campiello, i due premi letterari più ambiti e più glamour del nostro salotto culturale, sono da tempo costruiti narrativamente e televisivamente come uno show molto «reale»: i cinque finalisti nominati, i litigi e le polemiche dietro le quinte, la prima serata tv, il famoso presentatore-conduttore, il (tele)voto in diretta, la busta, il pianto finale e i commenti dei critici/opinionisti. E che Bruno Vespa sia più professionale ed elegante della Marcuzzi, è giusto un dettaglio. Terzo indizio. A dispetto del battage critico-editoriale sul New Italian Epic, gli scrittori oggi di maggior successo (anche televisivo) sono quelli che hanno scelto il genere non-fiction novel, il «romanzo di realtà», come Gomorra. La gente insomma preferisce storie e idee non frutto di invenzione, ma prese dalla realtà. Un po’ come le fiction televisive di maggior successo che portano in scena i grandi eventi e i personaggi storici. Quarto indizio. Oggi, come riconosce anche un mega-editore come Stefano Mauri, «l’importante è esordire»: ormai tutti preferiscono puntare sui giovani e sugli esordienti, meno costosi e meno rischiosi del «grande autore». Se il «ragazzo» ha talento, può anche portare a casa il best-seller; se non ce l’ha, l’anno dopo se ne prova un altro. Tutto a costo zero, o con anticipi minimi. Le sfornate a ciclo continuo di scrittori debuttanti il cui libro è il successo-tormentone di una stagione ma che raramente si ripete (c’è stata l’edizione con Piperno e Saviano, poi quella appena finita con Giordano e Carrisi, adesso è in corso quella con D’Avenia e Avallone) ricordano tanto le schiere di gieffini, di amici di Maria De Filippi o di concorrenti di XFactor che, una volta dimostrato il proprio talento o la propria fortuna, poi sopravvivono a fatica - insidiati dai nuovi arrivati - chi nelle trasmissioni del pomeriggio o sui settimanali di gossip, chi nella pagine culturali dei quotidiani o nei festival letterari. «Mi fa un autografo?».
In questo senso, la notizia che tra poco partirà la Fattoria degli scrittori, ossia il primo reality-tirocinio sulla letteratura, non fa che trasformare i numerosi indizi elencati in una prova definitiva. Il «Big Brother» di George Orwell, prestato temporaneamente e con successo alla televisione, torna nell’ambito originario, la letteratura. Ritorna a casa. Nella Casa. Si accendano le luci.
La notizia, di ieri, è che dieci aspiranti scrittori staranno insieme, 24 ore su 24, per un’intera settimana, dal 4 al 10 giugno in una tenuta di Pollica, nel Cilento, per scrivere e imparare come nasce un racconto. La Fattoria degli scrittori - secondo il progetto lanciato da 80144 edizioni e Oblique Studio con la collaborazione di Minimum fax - è il primo esempio di esperienza formativa dedicata alla scrittura: un incrocio tra un tirocinio e un reality, dove l’obiettivo è coltivare il proprio talento creativo con il supporto e i suggerimenti degli «addetti ai lavori», ossia i tutor (ad Amici si chiamano vocal coach). Cioè: Marco Cassini, noto talent scout letterario e cofondatore di Minimum fax; Leonardo Luccone, che dirige Oblique Studio e cura le collane Greenwich e Gog per Nutrimenti, e Paolo Baron, l’ideatore di «Toilet», la collana di racconti da leggere in bagno e fondatore nel 2006 della 80144 edizioni. L’obiettivo è quello di scrivere un racconto e di vivere il processo editoriale di analisi preliminare, stesura ed editing. Le giornate saranno regolate da un rigoroso ritmo di lavoro che prevede seminari, laboratori di scrittura, letture e confronti individuali e di gruppo (il corrispettivo cartaceo del confessionale). Nota a margine: la settimana degli scrittori sarà documentata da una serie di video postati su www.fattoriadegliscrittori.it, su Youtube e - come anticipano gli ideatori - «c’è anche l’interesse di un canale del digitale terrestre». Se il format avrà successo, cosa della quale non abbiamo dubbi, dalla web-tv si passerà a un grande canale in chiaro. Conduce Aldo Busi?
Comunque, il casting della Fattoria degli scrittori è aperto, le file fuori dall’ufficio di Cassini e Luccone dicono siano già lunghe, seppure non ancora equiparabili a quelle davanti alle discoteche dove si selezionano i concorrenti del Grande fratello, e chi vincerà - ossia l’autore del racconto migliore - pubblicherà un libro. Che, non c’è dubbio, otterrà recensioni e passaggi televisivi, concorrerà al Campiello o allo Strega, entrerà nella classifica dei libri più venduti e finirà sui banconi degli autogrill, accanto a Camilleri. Il quale, come un attore famoso di fronte a un gieffino appena uscito dalla Casa, si chiederà, schifato: «Ma questo da dove arriva?». Con la vergogna di finire in nomination con uno sconosciuto. Come nei migliori dei reality show.
Primo indizio. Aldo Busi, notoriamente «il più grande scrittore italiano vivente», è stato l’elemento narrativo più interessante dell’attuale edizione dell’Isola, un maestro assoluto nel contaminare cultura alta e pop television, e perfino con risultati eccellenti sia sul fronte dell’audience che dei (suoi) libri venduti. Secondo indizio. Lo Strega e il Campiello, i due premi letterari più ambiti e più glamour del nostro salotto culturale, sono da tempo costruiti narrativamente e televisivamente come uno show molto «reale»: i cinque finalisti nominati, i litigi e le polemiche dietro le quinte, la prima serata tv, il famoso presentatore-conduttore, il (tele)voto in diretta, la busta, il pianto finale e i commenti dei critici/opinionisti. E che Bruno Vespa sia più professionale ed elegante della Marcuzzi, è giusto un dettaglio. Terzo indizio. A dispetto del battage critico-editoriale sul New Italian Epic, gli scrittori oggi di maggior successo (anche televisivo) sono quelli che hanno scelto il genere non-fiction novel, il «romanzo di realtà», come Gomorra. La gente insomma preferisce storie e idee non frutto di invenzione, ma prese dalla realtà. Un po’ come le fiction televisive di maggior successo che portano in scena i grandi eventi e i personaggi storici. Quarto indizio. Oggi, come riconosce anche un mega-editore come Stefano Mauri, «l’importante è esordire»: ormai tutti preferiscono puntare sui giovani e sugli esordienti, meno costosi e meno rischiosi del «grande autore». Se il «ragazzo» ha talento, può anche portare a casa il best-seller; se non ce l’ha, l’anno dopo se ne prova un altro. Tutto a costo zero, o con anticipi minimi. Le sfornate a ciclo continuo di scrittori debuttanti il cui libro è il successo-tormentone di una stagione ma che raramente si ripete (c’è stata l’edizione con Piperno e Saviano, poi quella appena finita con Giordano e Carrisi, adesso è in corso quella con D’Avenia e Avallone) ricordano tanto le schiere di gieffini, di amici di Maria De Filippi o di concorrenti di XFactor che, una volta dimostrato il proprio talento o la propria fortuna, poi sopravvivono a fatica - insidiati dai nuovi arrivati - chi nelle trasmissioni del pomeriggio o sui settimanali di gossip, chi nella pagine culturali dei quotidiani o nei festival letterari. «Mi fa un autografo?».
In questo senso, la notizia che tra poco partirà la Fattoria degli scrittori, ossia il primo reality-tirocinio sulla letteratura, non fa che trasformare i numerosi indizi elencati in una prova definitiva. Il «Big Brother» di George Orwell, prestato temporaneamente e con successo alla televisione, torna nell’ambito originario, la letteratura. Ritorna a casa. Nella Casa. Si accendano le luci.
La notizia, di ieri, è che dieci aspiranti scrittori staranno insieme, 24 ore su 24, per un’intera settimana, dal 4 al 10 giugno in una tenuta di Pollica, nel Cilento, per scrivere e imparare come nasce un racconto. La Fattoria degli scrittori - secondo il progetto lanciato da 80144 edizioni e Oblique Studio con la collaborazione di Minimum fax - è il primo esempio di esperienza formativa dedicata alla scrittura: un incrocio tra un tirocinio e un reality, dove l’obiettivo è coltivare il proprio talento creativo con il supporto e i suggerimenti degli «addetti ai lavori», ossia i tutor (ad Amici si chiamano vocal coach). Cioè: Marco Cassini, noto talent scout letterario e cofondatore di Minimum fax; Leonardo Luccone, che dirige Oblique Studio e cura le collane Greenwich e Gog per Nutrimenti, e Paolo Baron, l’ideatore di «Toilet», la collana di racconti da leggere in bagno e fondatore nel 2006 della 80144 edizioni. L’obiettivo è quello di scrivere un racconto e di vivere il processo editoriale di analisi preliminare, stesura ed editing. Le giornate saranno regolate da un rigoroso ritmo di lavoro che prevede seminari, laboratori di scrittura, letture e confronti individuali e di gruppo (il corrispettivo cartaceo del confessionale). Nota a margine: la settimana degli scrittori sarà documentata da una serie di video postati su www.fattoriadegliscrittori.it, su Youtube e - come anticipano gli ideatori - «c’è anche l’interesse di un canale del digitale terrestre». Se il format avrà successo, cosa della quale non abbiamo dubbi, dalla web-tv si passerà a un grande canale in chiaro. Conduce Aldo Busi?
Comunque, il casting della Fattoria degli scrittori è aperto, le file fuori dall’ufficio di Cassini e Luccone dicono siano già lunghe, seppure non ancora equiparabili a quelle davanti alle discoteche dove si selezionano i concorrenti del Grande fratello, e chi vincerà - ossia l’autore del racconto migliore - pubblicherà un libro. Che, non c’è dubbio, otterrà recensioni e passaggi televisivi, concorrerà al Campiello o allo Strega, entrerà nella classifica dei libri più venduti e finirà sui banconi degli autogrill, accanto a Camilleri. Il quale, come un attore famoso di fronte a un gieffino appena uscito dalla Casa, si chiederà, schifato: «Ma questo da dove arriva?». Con la vergogna di finire in nomination con uno sconosciuto. Come nei migliori dei reality show.
«Il Giornale» del 26 marzo 2010
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