La scoperta di Victor Frankl
di Luciano Verdone *
La nevrosi noogena è stata scoperta dallo piscanalista viennese Victor Frankl. Sopravvissuto al campo di concentramento nazista, egli ha scoperto che l'equilibrio psichico dipende dalla percezione significativa di sè e del proprio vissuto. Quando l'individuo non si sente significativo, allora cerca compensazione o in gratificazioni artificiali (droghe chimiche e psichiche)o in atteggiamenti di potenza (comportamenti distruttivi ed autodistruttivi: violenza senza motivo, sucidio, immediato o differito nel tempo: anoressia, droga). L'uomo d'oggi, infatti, non è più frustrato sessualmente (come all'inizio del secolo) ma si sente frustrato nell'universo valoriale.Le droghe, per Frankl, sono, appunto, la ricerca esasperata di soddisfazione compensatoria immediata, per superare l’insopportabile senso di vuoto esistenziale.
Medico viennese, discepolo, molto apprezzato, in un primo tempo, di Freud e Adler, Frankl è considerato il fondatore della terza scuola viennese di psicologia e precisamente della psicologia dell’analisi esistenziale o logoterapia.
Il momento carismatico dell’evoluzione culturale di Frankl, è senz’altro da cercare in un evento drammatico che ha segnato tutta la sua vita: i tre anni trascorsi in quattro campi di concentramento nazisti, tra cui Auschwitz. Nel suo libro Uno psicologo nei Lager (Edizioni Ares, Milano), egli registra la constatazione che nel campo di concentramento tendevano a sopravvivere solo le persone sorrette dalla consapevolezza d’una forte rete affettiva oppure confortate dall’aspettativa di una professione gratificante che li attendeva all’esterno di quella situazione negativa.
Si radica allora in lui la convinzione che alla base della salute psichica vi è il senso positivo della propria esperienza esistenziale e che l’uomo che perde il senso della propria vita perde anche la propria identità psichica.
L’uomo per Frankl è un essere bisognoso di autosuperamento, cioè un essere fondamentalmente aperto al mondo, che cerca, al di là di se stesso, valori e compiti, secondo un senso tagliato su misura per la sua persona.
Frankl classifica i valori in attivi: agire, fare, realizzare, risolvere…; contemplativi : capire, ammirare, amare, incontrare, comunicare…; di superamento o di atteggiamento che consitono nel sacrificio di valori attivo-contemplativi in nome di un sentimento o ideale superiore : la madre che rinunzia al cinema per assistere il proprio bambino malato.
Ogni persona deve, in altre parole, avere un compito da svolgere, una missione di cui sentirsi investito: “Non riesco ad immaginare niente che metta una persona in grado di sopportare o superare disturbi soggettivi e difficoltà oggettive più del sentimento di avere un compito… una missione”.
Se l’individuo non riesce a soddisfare questa fondamentale volontà di significato si ripiega , allora, sulla volontà di piacere di Freud o sulla volontà di potenza e considerazione di Adler.
Frankl non nega nè il piacere di Freud, nè la considerazione sociale di Adler ma riconosce che non sono le principali motivazioni della vita psichica. Lo diventano solo nel “vuoto” esistenziale. “Lo sviluppo della volontà di piacere e della volontà di potenza, - afferma Frankl - avviene solo quando è frustrata la volontà di significato”.
Frankl comprende che non tutte le nevrosi sono psicogene, cioè di origine psichica: alcune infatti sono noogene, cioè radicate nella sfera spirituale o mentale (noetica, dal greco nous: mente) che è relativa all’autostima significativa della propria esperienza esistenziale.
Queste nevrosi non sono frutto di un conflitto emotivo tra il principio del piacere ed il principio della realtà (Freud) ma sono provocate da un problema spirituale, un conflitto etico, una crisi esistenziale.
Per Frankl ogni uomo alimenta infatti un sentimento di autostima che oscilla in relazione ai valori che egli incarna. Se sosteniamo un valore elevato la nostra autovalutazione sarà elevata .
Ogni tempo, infatti, ha le sue nevrosi specifiche e necessita di terapie specifiche. “ L’uomo di oggi - commenta Frankl - non è più in primo luogo frustrato sessualmente ma esistenzialmente frustrato. Non più il senso d’inferiorità di Adler, bensì un sentimento di futilità, un sentimento di mancanza di significato e di vacuità : il vuoto esistenziale”.
La persona “normale” perviene ad un gratificante sentimento di significatività dell’esperienza vitale, indispensabile per la sanità psichica, attraverso la realizzazione di valori. Il nevrotico noogeno, invece, in mancanza dei valori, mira, invece, ad ottenere la gratificazione psichica attraverso la scorciatoia di soddisfazioni artificiali : droghe, edonismo, atteggiamenti di potenza e di aggressività, sfida del pericolo…
Le droghe, per Frankl, sono, appunto, la ricerca esasperata di soddisfazione compensatoria immediata, per superare l’insopportabile senso di vuoto esistenziale.
La frustrazione esistenziale provocata dalla mancanza di senso si manifesta in fenomeni di massa quali: depressione che conduce al sucidio; aggressività che conduce all’omicidio; droghe che conducono al suicidio differito nel tempo.
Ogni nevrosi o psicosi, per Frankl, costituisce l’espressione di uno sconvolgimento in atto dell’esperienza autovalutativa e richiede il ripristino della stima di se stessi attraverso il ripristino di una scala valoriale significativa.
Medico viennese, discepolo, molto apprezzato, in un primo tempo, di Freud e Adler, Frankl è considerato il fondatore della terza scuola viennese di psicologia e precisamente della psicologia dell’analisi esistenziale o logoterapia.
Il momento carismatico dell’evoluzione culturale di Frankl, è senz’altro da cercare in un evento drammatico che ha segnato tutta la sua vita: i tre anni trascorsi in quattro campi di concentramento nazisti, tra cui Auschwitz. Nel suo libro Uno psicologo nei Lager (Edizioni Ares, Milano), egli registra la constatazione che nel campo di concentramento tendevano a sopravvivere solo le persone sorrette dalla consapevolezza d’una forte rete affettiva oppure confortate dall’aspettativa di una professione gratificante che li attendeva all’esterno di quella situazione negativa.
Si radica allora in lui la convinzione che alla base della salute psichica vi è il senso positivo della propria esperienza esistenziale e che l’uomo che perde il senso della propria vita perde anche la propria identità psichica.
L’uomo per Frankl è un essere bisognoso di autosuperamento, cioè un essere fondamentalmente aperto al mondo, che cerca, al di là di se stesso, valori e compiti, secondo un senso tagliato su misura per la sua persona.
Frankl classifica i valori in attivi: agire, fare, realizzare, risolvere…; contemplativi : capire, ammirare, amare, incontrare, comunicare…; di superamento o di atteggiamento che consitono nel sacrificio di valori attivo-contemplativi in nome di un sentimento o ideale superiore : la madre che rinunzia al cinema per assistere il proprio bambino malato.
Ogni persona deve, in altre parole, avere un compito da svolgere, una missione di cui sentirsi investito: “Non riesco ad immaginare niente che metta una persona in grado di sopportare o superare disturbi soggettivi e difficoltà oggettive più del sentimento di avere un compito… una missione”.
Se l’individuo non riesce a soddisfare questa fondamentale volontà di significato si ripiega , allora, sulla volontà di piacere di Freud o sulla volontà di potenza e considerazione di Adler.
Frankl non nega nè il piacere di Freud, nè la considerazione sociale di Adler ma riconosce che non sono le principali motivazioni della vita psichica. Lo diventano solo nel “vuoto” esistenziale. “Lo sviluppo della volontà di piacere e della volontà di potenza, - afferma Frankl - avviene solo quando è frustrata la volontà di significato”.
Frankl comprende che non tutte le nevrosi sono psicogene, cioè di origine psichica: alcune infatti sono noogene, cioè radicate nella sfera spirituale o mentale (noetica, dal greco nous: mente) che è relativa all’autostima significativa della propria esperienza esistenziale.
Queste nevrosi non sono frutto di un conflitto emotivo tra il principio del piacere ed il principio della realtà (Freud) ma sono provocate da un problema spirituale, un conflitto etico, una crisi esistenziale.
Per Frankl ogni uomo alimenta infatti un sentimento di autostima che oscilla in relazione ai valori che egli incarna. Se sosteniamo un valore elevato la nostra autovalutazione sarà elevata .
Ogni tempo, infatti, ha le sue nevrosi specifiche e necessita di terapie specifiche. “ L’uomo di oggi - commenta Frankl - non è più in primo luogo frustrato sessualmente ma esistenzialmente frustrato. Non più il senso d’inferiorità di Adler, bensì un sentimento di futilità, un sentimento di mancanza di significato e di vacuità : il vuoto esistenziale”.
La persona “normale” perviene ad un gratificante sentimento di significatività dell’esperienza vitale, indispensabile per la sanità psichica, attraverso la realizzazione di valori. Il nevrotico noogeno, invece, in mancanza dei valori, mira, invece, ad ottenere la gratificazione psichica attraverso la scorciatoia di soddisfazioni artificiali : droghe, edonismo, atteggiamenti di potenza e di aggressività, sfida del pericolo…
Le droghe, per Frankl, sono, appunto, la ricerca esasperata di soddisfazione compensatoria immediata, per superare l’insopportabile senso di vuoto esistenziale.
La frustrazione esistenziale provocata dalla mancanza di senso si manifesta in fenomeni di massa quali: depressione che conduce al sucidio; aggressività che conduce all’omicidio; droghe che conducono al suicidio differito nel tempo.
Ogni nevrosi o psicosi, per Frankl, costituisce l’espressione di uno sconvolgimento in atto dell’esperienza autovalutativa e richiede il ripristino della stima di se stessi attraverso il ripristino di una scala valoriale significativa.
* Avatar di una dell guide del sito Supereva.it (http://guide.supereva.it/grafologia_e_test)
Postato il 19 marzo 2010
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