Tutta colpa di Paolo Giordano
di Mariarosa Mancuso
Aiuto, le copertine ci guardano! Tutta colpa di Paolo Giordano. Se La solitudine dei numeri primi non avesse venduto tanto, se non fosse stato celebrato come un romanzo prodigio, se non avesse vinto il premio Strega, se non fosse ancora presente dopo quasi due anni nelle classifiche dei best seller, a nessuno verrebbe in mente di mettere tanti occhioni sgranati sulle copertine dei libri. Nel tentativo, più o meno palese, di imitare gli “Occhi di donna con foglie” che secondo alcuni maligni hanno contribuito in maniera decisiva al successo dei numeri primi (altri maligni sostengono invece che il passaparola sia scattato per via della parola “solitudine” nel titolo).
Imitazione palese (nel senso che non crederemmo neanche a una smentita scritta) sono gli Occhi di donna con rametto che ornano la copertina di Bianca come il latte, rossa come il sangue, opera prima di Alessandro D’Avenia. Bianco è il rametto, come la pelle della fanciulla, perché nel romanzo qualcosa di terribile succederà, ed è giusto che il lettore sia avvertito per tempo. Entrambi i giovani scrittori sono targati Mondadori, copertina che vince si cambia il minimo indispensabile, ancora non ci sarebbero gli estremi per annunciare l’epidemia.
A togliere ogni dubbio arriva sui banconi delle librerie Il libro della gioia perpetua, firmato Emanuele Trevi e pubblicato da Rizzoli. Occhi verdi di bambina in copertina, zigomi appoggiati sui pugnetti, lentiggini, titolo a cavallo del nasino. Lo zio Sam doveva puntare il dito dai manifesti, per convincere gli uomini validi ad arruolarsi. La bimba convincerà senza sforzi i lettori, i non lettori, chi cerca qualcosa da regalare, chi cerca un manuale per combattere definitivamente le paturnie. Un titolo così promettente ormai non lo si trova più neanche nel settore “religioni”, figuriamoci nel reparto romanzi. Faceva lo stesso effetto il titolo La meglio gioventù (inteso come film di Marco Tullio Giordana) sotto gli occhioni spalancati di Jasmine Trinca, che però allora non fecero proseliti.
Stile Libero fa la sua parte. Ma essendo una collana alternativa, limita l’occhio sgranato di ragazza a uno soltanto, le dita della mano aperta coprono l’altro occhio, invece di rametti o foglie troviamo un maglione giallo. Prove di felicità a Roma est è il titolo, lo scrittore si chiama Roan Johnson, sembra inglese anche se è nato a Pisa e vive a Roma. Da questo momento non abbiamo più scampo. Ha gli occhi – disegnati e con lacrime – le copertina di Cosa ti cade dagli occhi di Gabriele Picco (Mondadori). Ha gli occhi – truccati su un volto androgino, in primo piano una copertina nera che potrebbe essere un messale – Storia della mia purezza di Francesco Pacifico (sempre Mondadori). Ha gli occhi di bambina – dipinti da Felice Casorati – perfino la copertina di Gianrico Carofiglio, Le perfezioni provvisorie, uscito da Sellerio.
Siamo circondati. Le copertine ci osservano, mentre dovremmo essere noi a osservare loro, a sceglierle, a scartarle. Facile a dirsi. Provate un po’ a rimettere sul bancone un libro che ti fissa e sembra dire “comprami comprami”. Provate a dire alla bimba “no guarda, io ai libri con la gioia perpetua nel titolo proprio sono contrario”. Provate ad affrontare la ragazza con il rametto e a dirle in faccia (cadaverica): “Amore e morte tra i banchi del liceo, con una protagonista che si chiama Beatrice, faccio a meno”. Poiché i mali estremi richiedono estremi rimedi, nei prossimi mesi compreremo solo libri con copertine dove le ragazze – se proprio ci devono stare – tengono gli occhi bassi. Copertine astratte, ancora meglio.
Imitazione palese (nel senso che non crederemmo neanche a una smentita scritta) sono gli Occhi di donna con rametto che ornano la copertina di Bianca come il latte, rossa come il sangue, opera prima di Alessandro D’Avenia. Bianco è il rametto, come la pelle della fanciulla, perché nel romanzo qualcosa di terribile succederà, ed è giusto che il lettore sia avvertito per tempo. Entrambi i giovani scrittori sono targati Mondadori, copertina che vince si cambia il minimo indispensabile, ancora non ci sarebbero gli estremi per annunciare l’epidemia.
A togliere ogni dubbio arriva sui banconi delle librerie Il libro della gioia perpetua, firmato Emanuele Trevi e pubblicato da Rizzoli. Occhi verdi di bambina in copertina, zigomi appoggiati sui pugnetti, lentiggini, titolo a cavallo del nasino. Lo zio Sam doveva puntare il dito dai manifesti, per convincere gli uomini validi ad arruolarsi. La bimba convincerà senza sforzi i lettori, i non lettori, chi cerca qualcosa da regalare, chi cerca un manuale per combattere definitivamente le paturnie. Un titolo così promettente ormai non lo si trova più neanche nel settore “religioni”, figuriamoci nel reparto romanzi. Faceva lo stesso effetto il titolo La meglio gioventù (inteso come film di Marco Tullio Giordana) sotto gli occhioni spalancati di Jasmine Trinca, che però allora non fecero proseliti.
Stile Libero fa la sua parte. Ma essendo una collana alternativa, limita l’occhio sgranato di ragazza a uno soltanto, le dita della mano aperta coprono l’altro occhio, invece di rametti o foglie troviamo un maglione giallo. Prove di felicità a Roma est è il titolo, lo scrittore si chiama Roan Johnson, sembra inglese anche se è nato a Pisa e vive a Roma. Da questo momento non abbiamo più scampo. Ha gli occhi – disegnati e con lacrime – le copertina di Cosa ti cade dagli occhi di Gabriele Picco (Mondadori). Ha gli occhi – truccati su un volto androgino, in primo piano una copertina nera che potrebbe essere un messale – Storia della mia purezza di Francesco Pacifico (sempre Mondadori). Ha gli occhi di bambina – dipinti da Felice Casorati – perfino la copertina di Gianrico Carofiglio, Le perfezioni provvisorie, uscito da Sellerio.
Siamo circondati. Le copertine ci osservano, mentre dovremmo essere noi a osservare loro, a sceglierle, a scartarle. Facile a dirsi. Provate un po’ a rimettere sul bancone un libro che ti fissa e sembra dire “comprami comprami”. Provate a dire alla bimba “no guarda, io ai libri con la gioia perpetua nel titolo proprio sono contrario”. Provate ad affrontare la ragazza con il rametto e a dirle in faccia (cadaverica): “Amore e morte tra i banchi del liceo, con una protagonista che si chiama Beatrice, faccio a meno”. Poiché i mali estremi richiedono estremi rimedi, nei prossimi mesi compreremo solo libri con copertine dove le ragazze – se proprio ci devono stare – tengono gli occhi bassi. Copertine astratte, ancora meglio.
«Il Foglio» del 20 marzo 2010
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