09 settembre 2010

Torniamo a parlare di poesia ai giovani

di Maurizio Soldini
Nel nostro mondo con­temporaneo fatto di verità mediatiche e nel quale la tecnologia e la scienza stanno sempre più a­vendo la supremazia, quale potrà essere il posto occupato dalla letteratura e dai lettera­ti? In un mondo pragmatico, dove l’utile è messo sempre al primo posto, che fine ha fatto la letteratura e in modo parti­colare dove è andata a finire la poesia? E mi verrebbe da dire: dove sono finiti i letterati? C’è una estrema urgenza di dare a questi interrogativi una risposta, che non sia soltanto immediata, ma che sappia cogliere il senso di quello che siamo e soprattutto di quello che vorremo essere. Come uomini e come persone, nella nostra unitaria dimensione di esseri, sì, intelligenti, ma so­prattutto sentimentali. Insomma è urgente chiederci, e poi magari provare a dare una risposta, quale dovrebbe esse­re il senso, se non la verità, del posto occupato dall’uomo nel mondo. E questo ai fini di una nuova paideia, e per una soli­da Bildung.
I giovani, oggi, sono divenuti sempre più disavvezzi allo studio della letteratura, al punto che in modo del tutto provocatorio è stato proposto da Davide Rondoni di abolire o quanto meno rendere facol­tativo lo studio della letteratu­ra nelle scuole. La provocazio­ne sta nel chiamare all’appel­lo il problema per cercare di risolverlo nel migliore dei mo­di. Non si può gettare il bam­bino insieme all’acqua spor­ca. Perché se da una parte c’è un qualche disinteresse nello studio scolastico, dall’altro ci sono molte persone, e tra queste molti giovani, che scri­vono, che partecipano a con­corsi letterari e che comun­que vorrebbero vedere pub­blicate le loro opere. Ma sen­za un faro, una guida, un ca­none. Poeti e critici come Cucchi, Mussapi, Martino, Maffia, Linguaglossa e tanti altri che qui non cito, sono pressoché concordi – con le dovute sfumature – che sia opportuno, da una parte, tor­nare a uno studio serio della poesia e della letteratura e, dall’altro, porsi il problema del canone. Anche perché dobbiamo chiarire che cosa intendiamo per poesia e qua­le dovrebbe essere oggi il lin­guaggio poetico. Chi può es­sere definito poeta.
Quello che oggi più urge, però, e qui torno su un tema a me caro, è un ritrovato accen­to sulla necessità inderogabile di tornare a uno studio della letteratura e della poesia nelle scuole (e non solo), che pren­da in considerazione lo studio della storia e degli autori sto­rici della nostra letteratura, ma si apra anche a una lettura attenta e meditata e consape­vole e appropriata dei nostri maggiori autori contempora­nei. E mi riferisco soprattutto ai nostri poeti contempora­nei, viventi, come è avvenuto di recente a Roma con Elio Pagliarani, con i quali sarebbe bene allacciare un rapporto vivificante fat­to di incontri, di manifesta­zioni, di seminari, di letture. Soprattutto di letture delle loro opere.
Certamente bisognerebbe vedere anche e ri-vedere le politiche delle case editrici, e soprattutto di quelle maggiori, che spesso viaggiano su 'autostrade' con percorsi obbligati e non si muovono su 'strade statali' dove le panoramiche possono essere più varie. Sarebbe ne­cessario, allora, che anche i docenti delle scuole di ogni ordine e grado sappiano qual­cosa di più sulla poesia e pos­sano dire ai loro studenti, ad esempio, quali siano i canoni della contemporaneità, come ci si muova per esempio da u­na componente analitica, de­scrittiva e naturalistica della letteratura, a una più erme­neutica, fenomenologica, in­timistica, introspettiva, in po­che parole personale e perso­nalistica, esistenziale. Tutti dovremmo chiederci quanto la filosofia, la scienza e la tec­nologia abbiano inciso sulla letteratura, e quanto una let­teratura che riesca a prendere le dovute distanze da condi­zionamenti esterni (qualora lo possa fare), riesca ad acqui­sire la propria autonomia e con quale linguaggio.
Vado dicendo, ormai da diver­so tempo, che la letteratura è talmente importante, che la poesia può giovare perfino al­la medicina e alla bioetica. E nella bioetica può essere mol­to più benefica di tante ideo­logizzanti contrapposizioni, ma bisogna avere il coraggio di andare controcorrente: tor­nare a parlare di poesia, ma soprattutto con la poesia, nel tentativo di attualizzare la let­teratura al nostro mondo, perfino nelle facoltà scientifi­che come quella di medicina.
Poiché la letteratura ci fa cre­scere come uomini, affina i nostri caratteri, ci fornisce e­sempi e soprattutto ci offre la possibilità di sentire e parlare in modo diverso. E l’educa­zione sentimentale dovrebbe essere messa in primo piano, quando si vuole cercare di rendere il nostro mondo un po’ più umano, anche là dove la scienza e la tecnica e la na­turalizzazione delle persone sembrerebbero ormai aver preso il sopravvento.
Ma perché tutto questo? Per­ché la letteratura possa ritro­vare il suo giusto posto nel co­smo dell’umanità. E di conse­guenza l’uomo possa ritrova­re il suo posto nel mondo.
Tanto più oggi quando è pre­sente una emergenza educa­tiva e da più parti si chiede u­na nuova egemonia da parte della cultura.
La narrativa, soprattutto contemporanea, dovrebbe riprendere un posto adeguato, esistenziale e sentimentale, in un mondo dominato dalla scienza
«Avvenire» del 9 settembre 2010

2 commenti:

Sara ha detto...

Ho trovato il tuo blog molto interessante a tal punto da "iscrivirmi". Il tuo articolo rispecchia la verità dalla prima parola all'ultima. La poesia e in generale la letteratura fra i giovani non viene considerata e questo secondo me è un peccato. Io stessa sono una ragazza di quasi 20 anni e noto che i miei coetanei amano tutt'altro. Si è smarrito un tassello importante della cultura e ancora di più si è perso un interesse per arricchire la propria persona, il proprio bagaglio personale. Mentre invece, chi è interessato a questa arte (perchè la poesia è arte) non sa che modelli prendere in considerazione. Le scuole poi non approffondiscono mai i poeti contemporanei e questo è un male perchè tutto sfocia nel dimenticatoio. Ci sono così tanti poeti e scrittori che studiarne la vita e le opere sarebbe impossibile. Ma, se si cambia il programma che è sempre uguale all'incirca per quasi tutti gli istituti, si farebbe un enorme passo avanti.

Francesco Toscano ha detto...

Sara, dai un'occhiata alla 'proposta indecente' di Rondoni (di cui sono personale fa ... hai letto qualche sua poesia? da brivido!), che trovi all'indirizzo
http://terzotriennio.blogspot.com/2010/09/rondoni-e-i-docenti-dagli-occhi.html
Sulla destra c'è l'etichetta "poesia" con altro articoli interessanti, che uso regolarmente in classe (ebbene sì, sono un prof di liceo). A presto