Un saggio di Simona Cigliana su un fenomeno che ha influenzato la cultura moderna
di Stefano Bucci
Da Marx a Mazzini: i figli insospettabili dello spiritismo
Anche la Mary Poppins di Walt Disney avrebbe fatto la sua bella figura, soprattutto quando si mette a spostare con la sola forza del pensiero libri, attaccapanni e cuccume varie (termine tecnico: «telecinesi»). Vicino a lei altre possibili «presenze illustri»: la Samantha Stephens di Vita da strega in tutte le sue versioni (da Elizabeth Montgomery a Nicole Kidman), la Helga Hullman di Profondo Rosso (medium destinata ad una fine da Grand Guignol), l’immortale Emilia Marty del Caso Makropulos (della commedia di Karel Capek come dell’opera di Leos Janácek), le quattro ombre interpretate da Buazzelli, De Filippo, Gassman e Mastroianni nel sottovalutato Fantasmi a Roma di Antonio Pietrangeli. Già pronto persino l’inno: La voce del silenzio di Mina («ci sono cose in un silenzio che non mi aspettavo mai»), titolo letteralmente rubato ad un classico della parapsicologia a suo tempo tradotto addirittura dalla fondatrice della Società Teosofica, Helena Petrovna Blavatski (in arte Madame Blavatski). Per raccontare «come e perché i fantasmi hanno invaso la modernità» Simona Cigliana ne La seduta spiritica ha scelto la via del saggio erudito ma allo stesso tempo godibile. Difficile, comunque, non rischiare quantomeno il sorriso davanti alle peripezie di sonnambule che sembrano le antenate della Marisa Allasio di Carmela è una bambola o ai tragicomici esperimenti con le calamite di Franz Anton Mesmer. Tantissimi e autorevoli i testimonial che dimostrerebbero «l’influsso dello spiritismo sulla cultura»: Plinio il Giovane e lo spettro di Patroclo, la setta degli Shaker e Samuel Morse (a lui si deve il famoso «se ci sei batti un colpo»), l’Amleto di Shakespeare e L’energia spirituale di Henry Bergson, Wilhelm Röntgen e il mago Houdini, Victor Hugo («delle sue convinzioni sul fluido onnipervasivo è piena la Préface philosophiques che introduce I Miserabili») e Henry James, quel William Crookes capace di «corteggiare un fantasma» e quel Ted Serious in grado di «fotografare il pensiero», Freud e Lombroso, Somerset Maugham e Hugo von Hoffmansthal, Conan Doyle e Philip Dick. Tutto comincia nel freddissimo inverno dell’anno 1847. Quando in una piccola cittadina dello Stato di New York (Hydesville), due adolescenti (Maggie e Kate Fox) raccontano di aver sentito ripetutamente dei rumori provenienti dai muri della propria abitazione. Dopo averli codificati attraverso un alfabeto particolare, affermarono poi di essersi sedute a un tavolino per comunicare con questi «spiriti dell’aldilà». In America il fatto assunse ben presto le dimensioni di un caso nazionale e le Fox si dimostrarono inaspettate antesignane del «virtuosismo mediatico»: in particolare Maggie costruirà la propria carriera a colpi di rivelazioni ad effetto e di successive ritrattazioni, assai simili (spiega l’autrice) a quelle che, molto tempo dopo, avrebbe messo in atto la Linda Lovelace di Gola profonda. In Europa, il successo sarebbe stato invece decisamente più social. In quanto gli spiriti avrebbero riscosso un successo formidabile soprattutto come possibile «fonte d’ispirazione» per giochi e riti di società, per nuove sette e ricerche scientifiche, per club e associazioni dove si mischiavano medium «scientificamente testati» (come Eusapia Palladino) e semplici ciarlatani, allo stesso modo obbligati a presentare fenomeni ogni volta più sconcertanti (spesso nel corso di vere e proprie tournée). Mentre l’intellighenzia d’Occidente prendeva a dedicarsi con sempre maggiore impegno a tavole giranti, «magnetizzatori» ed ectoplasmi. Cigliana (docente di critica militante e sociologia della letteratura) offre anche una lettura politica del fenomeno suggerendo che «due anni dopo le manifestazioni a Casa Fox, un altro fantasma cominciò ad aleggiare per l’Europa, con ben altre minacce»: era lo spettro del comunismo. «Certo è - scrive - che la vasta opera in cui si articola la formulazione del materialismo scientifico marxiano pullula di echi sacri, di allusioni alla medianità e di visioni che rimandano a fameliche creature notturne, assediate del sangue dei lavoratori». E non mancano nemmeno riferimenti ai «morti viventi»: «nel saggio sulla lotta di classe in Francia, oltre a citare la figura del vampiro, Marx sembra paragonare l’Assemblea nazionale francese del 1848 a Frankenstein» Capuana e D’Annunzio, Marinetti e Pirandello, Boccioni e Papini furono, ognuno a loro modo, toccati da questa moda. Che non risparmiò neppure Giuseppe Mazzini: «fermamente convinto che il perfezionamento degli individui si compie di esistenza in esistenza». C’è di più: il padre della Giovine Italia sarebbe stato sicuro (al pari di Terenzio Mamiani autore dei sei tomi Della religione positiva e perpetua del genere umano) che lo spiritismo era «la religione del futuro». Mazzini, oltretutto, durante il suo esilio londinese era entrato in contatto con numerosi esoteristi (tra questi la stessa Madame Blavatsky che a sua volta si era iscritta alla Giovine Europa). Tanto che a lui «tra gli occultisti dell’Italia postunitaria si guarderà spesso come ad un santo o ad un iniziato». Nel 1907 l’intellettuale «mago e massone» Arturo Reghini, in una conferenza nella sede della Società Teosofica, avrebbe persino «attribuito alle manifestazioni dello spirito di Mazzini la profezia che l’Italia sarebbe restata sempre una monarchia e che mai sarebbe diventata repubblicana». Visto l’abbaglio preso, viene però da pensare che, quella volta, lo «spirito guida» di turno fosse francamente distratto.
«Corriere della sera» del 5 aprile 2007
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