di Magdi Allam
Dobbiamo ringraziare Michele Santoro e Maria Grazia Mazzola perché ci hanno fatto sentire meno soli nella denuncia dei predicatori d’odio che pullulano in gran parte delle moschee d’Italia e della violenza contro le donne musulmane, che è una vera emergenza nazionale sottovalutata dalla classe politica. E dobbiamo ringraziare la telecamera nascosta, vera protagonista dell’inchiesta di Annozero andata in onda giovedì sera. Attraverso quella telecamera finalmente possiamo osservare la realtà dell’estremismo islamico nel nostro Paese per quella che è, senza mistificazioni. L’unica realtà obiettiva senza la quale non è possibile la verità. Comprendendo le differenze e prendendo atto delle incompatibilità. Perché soltanto se si parte dalla verità che si fonda sulla realtà, allora diventerà possibile immaginare un percorso di autentica integrazione dei musulmani all’interno dei binari invalicabili dei principi e dei valori fondanti dell’identità nazionale italiana. Questo è il senso dell’insegnamento generale di Benedetto XVI, che è stato deformato e criminalizzato dopo il discorso di Ratisbona. Così come dovrebbe essere il fulcro della deontologia professionale del giornalismo. Le immagini di Annozero sono un documento per tutti coloro che vogliono vedere in faccia la realtà e mi auguro che lo faccia soprattutto chi ha incarichi di responsabilità e nel governo, i politici che sono preposti a legiferare, i magistrati a cui spetta far rispettare la legge e le forze di sicurezza che tutelano l’ordine pubblico. Perché ciò che emerge è semplicemente sconvolgente: all’interno del nostro Stato di diritto si annida uno Stato teocratico, che ha la sua roccaforte nella rete delle moschee dove si indottrinano i giovani in crisi d’identità al culto della guerra santa contro i cristiani e gli ebrei, rifiutando strenuamente l’integrazione nella società italiana; dove si accredita e si esercita una concezione maschilista e violenta del rapporto con le donne, legittimando e praticando i matrimoni poligamici. E sarebbe veramente ora di smetterla, da un lato, di dar vita alle ennesime commissioni d’inchiesta nell’attesa di risultati che confermino quanto si sa già e, dall’altro, di continuare a negare l’evidenza per non violare l’integrità dell’ideologia buonista che immagina la convivenza come la sommatoria delle diversità. No signori di destra e di sinistra, non sono più sufficienti le chiacchiere e non è affatto vero che tutte le culture, le religioni, le ideologie e le civiltà sono uguali a prescindere. Dopo l’inchiesta di Annozero, che segue un’altra importante inchiesta di Corrado Formigli trasmessa da SkyTg24 lo scorso primo febbraio dal titolo «Un velo fra noi», dovrebbe essere arrivato il momento di agire. In un modo molto semplice: facendo applicare, con estremo rigore, le leggi esistenti e esigendo, senza mercanteggiamenti, il rispetto dei principi e dei valori comuni. Cominciamo con il mettere fuorilegge tutte le associazioni islamiche che fondano questo Stato illegale che mina il nostro stato di diritto. Chiudiamo le moschee e le madrasse trasformate in covi di Al Qaeda e in centri di indottrinamento alla Jihad. Cacciamo i predicatori d’odio stranieri e sanzioniamo severamente gli apologeti del terrore nostrani. Assicuriamo ogni forma di tutela possibile per prevenire e sottrarre le donne musulmane alla violenza fisica e psicologica. Investiamo nell’emancipazione e nel riscatto delle donne musulmane, tramite l’alfabetizzazione e l’educazione culturale, civile e professionale. Facciamolo subito, prima di scoprire che i talebani non li dobbiamo combattere in Afghanistan, bensì a casa nostra.
«Corriere della sera» del 31 marzo 2007
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