La lista di Ferrara, Avvenire e certe cronache
di Marco Tarquinio
di Marco Tarquinio
Noi siamo convinti che sia possibile. Siamo convinti che sia possibile parlare e scrivere di aborto, di manipolazioni dell’embrione, di tutela della vita lungo l’intero arco dell’esistenza: dal primissimo istante a quello estremo. Siamo convinti che sia possibile parlare di tutto questo e discutere sul modo migliore per non limitarsi a parlarne. Di più, che sia umanamente, culturalmente e politicamente essenziale. Ne siamo convinti da persone che pensano, da cattolici e da giornalisti. E siamo convinti di essere liberi non solo di farlo, ma anche nel farlo.
Liberi, cioè, di portare argomenti, di commentare fatti, di articolare opinioni e proporre diversi registri. E contiamo – udite, udite – di essere letti, forse capiti e comunque non strumentalizzati. Capiti e non strumentalizzati anche quando il dibattito e le notazioni sfociano in valutazioni su scelte politiche e programmatiche, come accade – inevitabilmente – in questo tempo elettorale nel quale siamo già immersi. Capiti e non strumentalizzati anche quando finiamo, come ieri, su 'Repubblica' sotto un titolo strillato a tutta pagina: «La Cei boccia la lista anti-aborto».
Tutti, e non solo i nostri lettori, sanno che 'Avvenire' ha condiviso da prima di subito la battaglia culturale ingaggiata da Giuliano Ferrara, e dal suo 'Foglio', per una moratoria dell’aborto.
Tutti, e non solo i nostri lettori, sanno che un incessante e sereno impegno pro-life cadenza e qualifica da decenni la vicenda del giornale dei cattolici italiani che – come scrivevamo il 13 gennaio scorso – si è fatto «puntualmente specchio di quel grande laboratorio spirituale e culturale che sono le Giornate per la Vita promosse dalla Cei e delle splendide e concretissime esperienze del Movimento per la Vita».
Tutti, e non solo i nostri lettori, hanno avuto anche la possibilità di sapere che a noi di 'Avvenire' – e a qualche nostra bella firma più di altre – sembra che la presentazione di una specifica lista anti-aborto alle prossime elezioni politiche sia strada non indovinata per contribuire ad affermare maggiormente la cultura della vita. La scelta di Ferrara è una scelta che merita rispetto – averne di opinion leader come lui... –, ma continuiamo a ritenere che più partiti politici, e non uno solo, debbano mettere a tema, con chiarezza d’intendimenti, la capitale questione dell’accoglienza e della tutela della vita nascente. E farne bandiera. Li invitiamo a impegnarsi.
Così come – con accenti diversi, da angolazioni differenti e con identica passione – in questi giorni chiedono, con tre distinti appelli ai vari candidati premier, il Movimento per la Vita, il Forum delle famiglie e l’associazione Scienza&Vita.
Qualcuno, a quanto pare, fa finta di non sapere che le cose stanno così. O come prevedeva qualche giorno fa, su queste colonne, Domenico Delle Foglie certi 'seminatori' di cattivi sentimenti si sono messi all’opera. E pensano di poter impudentemente saccheggiare la schietta opinione di un intellettuale – il poeta Davide Rondoni – a proposito del dibattito a distanza sull’aborto tra altri due intellettuali, Claudio Magris e lo stesso Ferrara, per distillare la presunta valutazione della Cei a proposito di un’iniziativa politica.
Nessuno boccia nessuno, insomma. Tanto meno per procura. Anche se chi legge solo 'Repubblica', probabilmente, non saprà mai la verità. E cioè che semplicemente, seriamente e liberamente sulla questione dell’opportunità di una nobile 'lista di scopo' noi di 'Avvenire' – e, lo ripetiamo, qualche nostra bella firma più di altre – abbiamo un diverso parere da quello del direttore del 'Foglio'. Che lo sa, non si scandalizza e – secondo la sua indole – tira diritto. Lui ama la vita. Noi pure. Questo conta.
Liberi, cioè, di portare argomenti, di commentare fatti, di articolare opinioni e proporre diversi registri. E contiamo – udite, udite – di essere letti, forse capiti e comunque non strumentalizzati. Capiti e non strumentalizzati anche quando il dibattito e le notazioni sfociano in valutazioni su scelte politiche e programmatiche, come accade – inevitabilmente – in questo tempo elettorale nel quale siamo già immersi. Capiti e non strumentalizzati anche quando finiamo, come ieri, su 'Repubblica' sotto un titolo strillato a tutta pagina: «La Cei boccia la lista anti-aborto».
Tutti, e non solo i nostri lettori, sanno che 'Avvenire' ha condiviso da prima di subito la battaglia culturale ingaggiata da Giuliano Ferrara, e dal suo 'Foglio', per una moratoria dell’aborto.
Tutti, e non solo i nostri lettori, sanno che un incessante e sereno impegno pro-life cadenza e qualifica da decenni la vicenda del giornale dei cattolici italiani che – come scrivevamo il 13 gennaio scorso – si è fatto «puntualmente specchio di quel grande laboratorio spirituale e culturale che sono le Giornate per la Vita promosse dalla Cei e delle splendide e concretissime esperienze del Movimento per la Vita».
Tutti, e non solo i nostri lettori, hanno avuto anche la possibilità di sapere che a noi di 'Avvenire' – e a qualche nostra bella firma più di altre – sembra che la presentazione di una specifica lista anti-aborto alle prossime elezioni politiche sia strada non indovinata per contribuire ad affermare maggiormente la cultura della vita. La scelta di Ferrara è una scelta che merita rispetto – averne di opinion leader come lui... –, ma continuiamo a ritenere che più partiti politici, e non uno solo, debbano mettere a tema, con chiarezza d’intendimenti, la capitale questione dell’accoglienza e della tutela della vita nascente. E farne bandiera. Li invitiamo a impegnarsi.
Così come – con accenti diversi, da angolazioni differenti e con identica passione – in questi giorni chiedono, con tre distinti appelli ai vari candidati premier, il Movimento per la Vita, il Forum delle famiglie e l’associazione Scienza&Vita.
Qualcuno, a quanto pare, fa finta di non sapere che le cose stanno così. O come prevedeva qualche giorno fa, su queste colonne, Domenico Delle Foglie certi 'seminatori' di cattivi sentimenti si sono messi all’opera. E pensano di poter impudentemente saccheggiare la schietta opinione di un intellettuale – il poeta Davide Rondoni – a proposito del dibattito a distanza sull’aborto tra altri due intellettuali, Claudio Magris e lo stesso Ferrara, per distillare la presunta valutazione della Cei a proposito di un’iniziativa politica.
Nessuno boccia nessuno, insomma. Tanto meno per procura. Anche se chi legge solo 'Repubblica', probabilmente, non saprà mai la verità. E cioè che semplicemente, seriamente e liberamente sulla questione dell’opportunità di una nobile 'lista di scopo' noi di 'Avvenire' – e, lo ripetiamo, qualche nostra bella firma più di altre – abbiamo un diverso parere da quello del direttore del 'Foglio'. Che lo sa, non si scandalizza e – secondo la sua indole – tira diritto. Lui ama la vita. Noi pure. Questo conta.
«Avvenire» del 23 febbraio 2008
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