di Massimo Gaggi
In Texas gli studenti dei licei dei quartieri poveri di città come Dallas ricevono cento dollari per ogni voto positivo ricevuto agli esami di fine anno. A New York 70 scuole stanno sperimentando un programma che punta a migliorare il rendimento degli allievi dando loro un premio in denaro (25 o 50 dollari) ogni volta che superano una prova. Iniziative analoghe sono state lanciate nei quartieri poveri di Tucson, in Arizona, e in molte altre località, dall’Oklahoma al Tennessee. Le varianti sono infinite: alle elementari di Orlando, in Florida, un buon voto viene premiato con un pasto gratis da McDonald’s, mentre alla East High School di Memphis le classi vengono divise in due squadre che si sfidano con raffiche di domande sulle materie scolastiche: il team che vince riceve 100 dollari. Ma la filosofia è sempre quella del «cash for grades», soldi per i voti. Chi non ha mai premiato un figlio con una mancia o con un regalo per una promozione a scuola? Qui, però, le cose sono un pò diverse. Il dono viene istituzionalizzato: anziché stimolare la curiosità dei ragazzi, la voglia di sapere, si rischia di ritrovarsi con giovani che vanno a scuola solo perché attratti da un guadagno immediato. C’è chi grida alla «corruzione di minori» e chi, come alcune famiglie di Orlando, protesta sostenendo che in un Paese ormai pieno di obesi, i loro figli di tutto hanno bisogno meno che di essere spinti verso i «fast food». Eppure gli esperimenti di questo tipo si moltiplicano in tutti gli Usa. Il motivo è semplice: funzionano. In Texas le scuole delle zone depresse che hanno aderito all’Incentive Program hanno registrato una crescita del 30% degli studenti che superano gli esami basati sui test standard federali. «E’rischioso, ma vale la pena di tentare» commenta il Christian Science Monitor. Tanto più che nessuno usa soldi dei contribuenti: tutti questi esperimenti sono finanziati da filantropi. Spiega Roland Fryer, un economista di Harvard che lavora al programma sperimentale di New York: «Nelle famiglie benestanti i figli hanno davanti ai loro occhi la prova che un titolo di studio apre la porta a un lavoro ben retribuito. Ma dove regnano povertà e degrado sociale è illusorio pensare che ragazzi spesso privi di guida apprezzino il valore dell’istruzione, si innamorino dell’eccellenza. L’unico modo di legarli alla scuola è quello di promettergli un risultato tangibile e immediato». Virginia Shiller, docente di psicologia a Yale e autrice di «Reward for Kids», un saggio dedicato a questo fenomeno, è perplessa: «Premi che spingono i ragazzi ad assumere atteggiamenti più responsabili hanno un senso, ma dare soldi solo perché si va a scuola o perché si prende un buon voto è eccessivo». Ma la tendenza sembra proprio questa. L’esperimento più estremo l’ha lanciato la scuola media di Fairburn, alla periferia di Atlanta. Si chiama «Learn & Earn», impari e guadagni: chi va male a scuola viene pagato 8 dollari l’ora per frequentare programmi pomeridiani di recupero. E se, dopo le ripetizioni, i voti migliorano, arrivano altri premi.
«Corriere della sera» del 25 gennaio 2008
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