Il giro d’affari è di oltre 400 milioni di euro all’anno. Un mercato che è in continua crescita
Le proteste I genitori si lamentano per le cifre che sono costretti a pagare. E c’è chi deve rinunciare Di Annachiara Sacchi
Le proteste I genitori si lamentano per le cifre che sono costretti a pagare. E c’è chi deve rinunciare Di Annachiara Sacchi
Partono in 2 milioni, costi alti per le famiglie
Il «volontario», l’unico prof che abbia accettato di accompagnare la II D, entra in classe con aria sconsolata. Sospiro. «Ragazzi, vi comunico le date della gita in Spagna: dal 7 al 12 aprile». Si alza l’urlo dei 25 liceali: «Partiamo!». La stagione dei viaggi «di istruzione», il rito di iniziazione che ogni anno «travolge» un milione e trecentomila studenti delle superiori e almeno 600 mila delle medie, sta per cominciare. Con mille controindicazioni, spese eccessive per le famiglie (fino a 700 euro), e la disperazione dei docenti: «Troppe responsabilità». Il business In gita. Dalle città d’arte alle capitali europee, dagli agriturismo alla Grecia classica. Meglio in pullman che in aereo, più in hotel che in ostello, possibilmente all’estero e per minimo quattro giorni. Secondo la Fiavet, l’associazione delle agenzie di viaggio, si tratta di un business da 400 milioni di euro. E il mercato è in continua crescita. Ogni anno a Genova si tiene la Borsa del turismo scolastico, mentre il Touring Club Italiano ha creato un osservatorio ad hoc. I risultati: lo scorso anno sono partiti un milione e trecentomila studenti delle superiori, la maggior parte tra marzo e aprile; le mete preferite sono Roma, Firenze e Venezia in Italia, Spagna, Francia, Germania all’estero. La città più amata dai ragazzi: Praga (ci sarebbe anche Amsterdam, ma i professori si rifiutano di prenderla in considerazione). Ecco la prima contraddizione dell’universo gita. «Secondo il ministero dell’Istruzione - sottolinea Roberto Ruozi, presidente del Touring Club - le gite presuppongono uno stretto legame con il programma. Purtroppo non è così». Troppe destinazioni «esotiche» (molto in voga Malta) o che non hanno nulla a che fare con l’indirizzo di studi. «E invece bastano 300 chilometri - ricorda Ruozi - per imparare a conoscere il nostro Paese».
Gli stage
Non solo musei, monumenti, panorami. L’ultima novità del turismo studentesco sono gli stage linguistici. Una o due settimane di studi all’estero (al posto delle regolari lezioni) per imparare inglese e francese. «Il fenomeno - racconta Giuseppe Amabile, direttore del tour operator International Know How - è esploso negli ultimi due anni. Una classe di Gela ha appena prenotato 15 giorni a New York». I prezzi: dai 500 ai 900 euro.
Costi e proteste
Già, i costi. La spesa media per una gita è intorno ai 267 euro per studente (192 per i viaggi in Italia, 332 per quelli all’estero). Ma si può arrivare a 600-700 euro. Anche i ragazzi delle medie (in alcuni casi perfino delle elementari) hanno iniziato a viaggiare. Settimana bianca, scuola natura, cinque giorni a Roma. «Così non ce la facciamo», sospirano mamme e papà. Il dilemma: dire no ai propri figli (rischiando di creare drammi in famiglia e in classe) o non arrivare alla fine del mese? Maria Grazia Colombo, presidente dell’Agesc, l’associazione che riunisce i genitori delle scuole cattoliche, commenta: «La gita deve essere accessibile a tutti. Se diventa motivo di discriminazioni perde la sua missione educativa». È d’accordo Davide Guarneri, presidente dell’Age, Associazione italiana genitori: «I costi sono fonte di continue lamentele da parte dei nostri associati. Hanno ragione: il viaggio di istruzione ha senso solo se necessario. Non è obbligatorio farlo tutti gli anni». Presidi e low cost «Non oltre i 400 euro per studente». Ecco il tetto massimo di spesa stabilito al liceo classico Tito Livio di Padova. «E solo all’ultimo anno», aggiunge la dirigente, Daria Zangirolami. Per tutti le altre classi bastano 200-300 euro. «Ma rimangono spese considerevoli, ce ne rendiamo conto». Qualche scuola ha deciso di usare i voli low cost, sperando di risparmiare. «Niente di più sbagliato», spiega Innocente Pessina, a capo del Berchet di Milano (dove i ragazzi di una terza spenderanno 610 euro l’uno per 5 giorni a Belfast). Il motivo è semplice: «L’agenzia fa un preventivo, noi accettiamo, e al momento del saldo c’è la sorpresa: il prezzo dell’aereo è aumentato». Il consiglio dei presidi: chiedere il preventivo ad almeno tre agenzie e limitarsi a pagare un anticipo. «Si salda al rientro».
Responsabilità e rischi
Gita a Venezia. Sul ponte di Rialto la ragazza si accascia. Riesce solo a dire: «Prof, ho fatto una ca..ata. Mi sono fatta una canna». Poveri docenti. Costretti a rimanere svegli per intere nottate, a inseguire i ragazzi per le strade di mezza Europa, ad assumersi tutte le responsabilità se succede qualcosa. Sono sempre meno gli insegnanti che accettano di accompagnare i minorenni (che siano delle medie o delle superiori). La lettera di un prof: «Il nostro preside ci ha fatto firmare un documento in cui ci avvisa che la nostra responsabilità sugli alunni è estesa 24 ore su 24. Questo ha portato sgomento e preoccupazione». Troppi rischi. «I docenti vanno capiti - osserva Guarneri dell’Age - ma qualcosa si può fare. Consegnare la mappa della città a tutti i ragazzi, preparare cartellini di riconoscimento per i più piccoli, distribuire l’elenco con i numeri di telefono. Pochi accorgimenti da preparare durante l’anno». Il Touring Club ha un’altra idea: creare, in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, un «manuale del viaggio di istruzione». «Se il prof conosce le regole del gioco - conclude Ruozi - diventa tutto più facile. La gita non si improvvisa».
Gli stage
Non solo musei, monumenti, panorami. L’ultima novità del turismo studentesco sono gli stage linguistici. Una o due settimane di studi all’estero (al posto delle regolari lezioni) per imparare inglese e francese. «Il fenomeno - racconta Giuseppe Amabile, direttore del tour operator International Know How - è esploso negli ultimi due anni. Una classe di Gela ha appena prenotato 15 giorni a New York». I prezzi: dai 500 ai 900 euro.
Costi e proteste
Già, i costi. La spesa media per una gita è intorno ai 267 euro per studente (192 per i viaggi in Italia, 332 per quelli all’estero). Ma si può arrivare a 600-700 euro. Anche i ragazzi delle medie (in alcuni casi perfino delle elementari) hanno iniziato a viaggiare. Settimana bianca, scuola natura, cinque giorni a Roma. «Così non ce la facciamo», sospirano mamme e papà. Il dilemma: dire no ai propri figli (rischiando di creare drammi in famiglia e in classe) o non arrivare alla fine del mese? Maria Grazia Colombo, presidente dell’Agesc, l’associazione che riunisce i genitori delle scuole cattoliche, commenta: «La gita deve essere accessibile a tutti. Se diventa motivo di discriminazioni perde la sua missione educativa». È d’accordo Davide Guarneri, presidente dell’Age, Associazione italiana genitori: «I costi sono fonte di continue lamentele da parte dei nostri associati. Hanno ragione: il viaggio di istruzione ha senso solo se necessario. Non è obbligatorio farlo tutti gli anni». Presidi e low cost «Non oltre i 400 euro per studente». Ecco il tetto massimo di spesa stabilito al liceo classico Tito Livio di Padova. «E solo all’ultimo anno», aggiunge la dirigente, Daria Zangirolami. Per tutti le altre classi bastano 200-300 euro. «Ma rimangono spese considerevoli, ce ne rendiamo conto». Qualche scuola ha deciso di usare i voli low cost, sperando di risparmiare. «Niente di più sbagliato», spiega Innocente Pessina, a capo del Berchet di Milano (dove i ragazzi di una terza spenderanno 610 euro l’uno per 5 giorni a Belfast). Il motivo è semplice: «L’agenzia fa un preventivo, noi accettiamo, e al momento del saldo c’è la sorpresa: il prezzo dell’aereo è aumentato». Il consiglio dei presidi: chiedere il preventivo ad almeno tre agenzie e limitarsi a pagare un anticipo. «Si salda al rientro».
Responsabilità e rischi
Gita a Venezia. Sul ponte di Rialto la ragazza si accascia. Riesce solo a dire: «Prof, ho fatto una ca..ata. Mi sono fatta una canna». Poveri docenti. Costretti a rimanere svegli per intere nottate, a inseguire i ragazzi per le strade di mezza Europa, ad assumersi tutte le responsabilità se succede qualcosa. Sono sempre meno gli insegnanti che accettano di accompagnare i minorenni (che siano delle medie o delle superiori). La lettera di un prof: «Il nostro preside ci ha fatto firmare un documento in cui ci avvisa che la nostra responsabilità sugli alunni è estesa 24 ore su 24. Questo ha portato sgomento e preoccupazione». Troppi rischi. «I docenti vanno capiti - osserva Guarneri dell’Age - ma qualcosa si può fare. Consegnare la mappa della città a tutti i ragazzi, preparare cartellini di riconoscimento per i più piccoli, distribuire l’elenco con i numeri di telefono. Pochi accorgimenti da preparare durante l’anno». Il Touring Club ha un’altra idea: creare, in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, un «manuale del viaggio di istruzione». «Se il prof conosce le regole del gioco - conclude Ruozi - diventa tutto più facile. La gita non si improvvisa».
«Corriere della Sera» del 24 gennaio 2008
«Basta con le notti da incubo»
Di Giulio Benedetti
Viaggio d’istruzione con i ragazzi degli ultimi anni delle superiori. Per alcuni prof solo evocarne il ricordo produce un brivido, sensazioni di stanchezza e frustrazione. Eppure Cinzia Cetraro, insegnante di inglese al liceo scientifico Newton di Roma, non si arrende e da mesi sta cercando di organizzare uno scambio con la public school di Nuova Delhi «R.K. Puram». I ragazzi tra i 16 ai 18 anni che se la cavano meglio con l’inglese per 700 euro trascorreranno 10 giorni in India: corsi ed escursioni di mattina, visite guidate nel pomeriggio, la sera attività organizzate dalla scuola indiana e poi casa dei nuovi amici che, a loro volta, saranno ospitati a Roma a maggio. «Stage e scambi si prestano per organizzare viaggi più coerenti con il piano formativo della scuola», dice Rosario Drago, esperto di istruzione. Tuttavia questo tipo di esperienza stenta ad affermarsi. Le famiglie non si fidano. Gli studenti non amano una formula che li condiziona troppo. E trattandosi di viaggi «fai da te» i prof devono lavorare molto per organizzarli, spesso con problemi di risorse. La vecchia formula, quindi, resiste. «Ritengo però che ormai non si debba andare oltre i tre giorni - dice Paolino Petrolino, dell’Associazione nazionali presidi (Anp) - . È il pernottamento a rendere la situazione ingestibile. Molti insegnanti si tirano indietro. Mi chiedo se i colleghi che insistono siano incoscienti o professori veramente vicini ai ragazzi». Franco Rocco, docente di geografia all’istituto Cena di Ivrea, ha detto addio alle gite con i suoi ragazzi un anno fa, a Valencia, dopo una notte in bianco durante la quale dalle finestre dell’albergo è volato di tutto. «Ho detto basta alle notti da incubo - si sfoga - Ora organizzo con i miei alunni uscite di un giorno e non sono deluso». «È vero - dice la collega Margherita Malavenda, docente di diritto nello stesso istituto - si ubriacano, fumano, a volte rompono tutto, ma non mi arrendo e cerco di farne dei cittadini». «Il contratto tra scuola e alunni deve essere forte - afferma la preside del liceo Turrisi Colonna di Catania, Anna Maria Di Falco - altrimenti i ragazzi si scatenano. Il viaggio è la cartina tornasole del peso educativo di un istituto».
«Corriere della Sera» del 24 gennaio 2008
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