di Alessandro Zaccuri
Molto è cambiato da quando, nel 1995, Elido Fazi iniziò la sua avventura di editore. La sigla, nata con la dichiarata ambizione di riscoprire classici anche controversi, ha sviluppato con il tempo una dimensione più commerciale, senza per questo trascurare un’opera di raffinata ricerca sul piano della narrativa e della saggistica contemporanee. Fra tante trasformazioni, qualcosa però è rimasto immutato, ed è la passione che il titolare-fondatore ha sempre riservato all’opera di John Keats. Uno dei titoli inaugurali del catalogo era proprio l’incompiuto
La caduta di Iperione , tradotto e commentato dallo stesso Fazi, un manager intellettuale con una spiccata propensione per l’anglistica. Nel 2005, poi, Fazi ha pubblicato L’amore della luna, romanzesca ricostruzione della vita di colui che, nell’icastica definizione di lord Byron, restituì la voce agli dèi di Omero pur ignorando del tutto la lingua greca. Ora, in attesa di vedere anche sugli schermi italiani il film che Jane Campion ha dedicato all’amore platonicissimo fra Keats e Fanny Brawne, il lettore di casa nostra può confrontarsi con la vicenda umana e intellettuale dell’autore di Endimione grazie a questo
Bright Star, in cui Fazi ripercorre gli ultimi anni della vita del poeta attraverso un fitto intreccio di versi e citazioni tratte dalle lettere. Il racconto parte dall’estate del 1816, quando il ventenne Keats decide di abbandonare per sempre la carriera di medico e di dedicarsi in modo esclusivo alla letteratura. In Inghilterra il romanticismo sta vivendo la sua stagione più felice e grandiosa. Coleridge, Wordsworth, Shelley e – più di ogni altro – il già ricordato Byron pubblicano capolavori scandalosi e indiscussi. Per il giovanissimo Keats, proveniente da una famiglia modesta, non è facile mettersi al passo con quei giganti. A tormentarlo non è soltanto la disparità tra la consapevolezza di poeta e l’accoglienza troppo spesso tiepida riservata ai suoi libri, ma anche una situazione economica incerta, che lo trascina sull’orlo dell’indigenza. Prima di morire, a soli 25 anni, nell’appartamento preso in affitto a Trinità dei Monti, sviluppa una personalissima forma di ascesi spirituale, alla quale Fazi allude fin dal sottotitolo di Bright Star, ricorrendo al concetto di «vita autentica» recentemente divulgato con una certa disinvoltura dal best seller di Vito Mancuso. Ma in che cosa consiste, in definitiva, questa particolare autenticità? Nell’adesione totale all’ideale poetico, probabilmente, e cioè in quel predominio dell’immaginazione sulla visione che Keats rivendicava per se stesso quale tratto distintivo rispetto agli altri romantici. La modernità, in fondo, nasce da questa negoziazione del principio di realtà, che non a caso impone una diversa dimensione religiosa, in cui Dio viene sostituito dal divino.
Anche per questo, in fondo, la luminosa stella di Keats merita ancora di essere interrogata.
Elido Fazi, BRIGHT STAR, La vita autentica di John Keats, Fazi, pp. 282, € 15,00
La caduta di Iperione , tradotto e commentato dallo stesso Fazi, un manager intellettuale con una spiccata propensione per l’anglistica. Nel 2005, poi, Fazi ha pubblicato L’amore della luna, romanzesca ricostruzione della vita di colui che, nell’icastica definizione di lord Byron, restituì la voce agli dèi di Omero pur ignorando del tutto la lingua greca. Ora, in attesa di vedere anche sugli schermi italiani il film che Jane Campion ha dedicato all’amore platonicissimo fra Keats e Fanny Brawne, il lettore di casa nostra può confrontarsi con la vicenda umana e intellettuale dell’autore di Endimione grazie a questo
Bright Star, in cui Fazi ripercorre gli ultimi anni della vita del poeta attraverso un fitto intreccio di versi e citazioni tratte dalle lettere. Il racconto parte dall’estate del 1816, quando il ventenne Keats decide di abbandonare per sempre la carriera di medico e di dedicarsi in modo esclusivo alla letteratura. In Inghilterra il romanticismo sta vivendo la sua stagione più felice e grandiosa. Coleridge, Wordsworth, Shelley e – più di ogni altro – il già ricordato Byron pubblicano capolavori scandalosi e indiscussi. Per il giovanissimo Keats, proveniente da una famiglia modesta, non è facile mettersi al passo con quei giganti. A tormentarlo non è soltanto la disparità tra la consapevolezza di poeta e l’accoglienza troppo spesso tiepida riservata ai suoi libri, ma anche una situazione economica incerta, che lo trascina sull’orlo dell’indigenza. Prima di morire, a soli 25 anni, nell’appartamento preso in affitto a Trinità dei Monti, sviluppa una personalissima forma di ascesi spirituale, alla quale Fazi allude fin dal sottotitolo di Bright Star, ricorrendo al concetto di «vita autentica» recentemente divulgato con una certa disinvoltura dal best seller di Vito Mancuso. Ma in che cosa consiste, in definitiva, questa particolare autenticità? Nell’adesione totale all’ideale poetico, probabilmente, e cioè in quel predominio dell’immaginazione sulla visione che Keats rivendicava per se stesso quale tratto distintivo rispetto agli altri romantici. La modernità, in fondo, nasce da questa negoziazione del principio di realtà, che non a caso impone una diversa dimensione religiosa, in cui Dio viene sostituito dal divino.
Anche per questo, in fondo, la luminosa stella di Keats merita ancora di essere interrogata.
Elido Fazi, BRIGHT STAR, La vita autentica di John Keats, Fazi, pp. 282, € 15,00
«Avvenire» del 9 aprile 2010
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