10 aprile 2010

Contro Darwin e i suoi apostoli

di Angelo Aquaro
Professore, ma come si fa intitolare un libro Gli errori di Darwin, oggi, qui in America, in piena polemica creazionista? E si figuri che cosa succederà in Italia. Lei dice che è una lettura laica e scientifica: ma non teme di finire strumentalizzato? «Guardi, basta con questa storia che a dire la verità si fa il gioco dell'opposizione...». Ce ne freghiamo del politicamente corretto: questo si può dire? «Magari in un modo un pochino più garbato». In modo garbato, Massimo Piattelli-Palmarini, fisico e biologo, uno dei più grandi cognitivisti del mondo, professore all' Università dell' Arizona, e Jerry Fodor, il filosofo e studioso del linguaggio, hanno fatto a pezzi la selezione naturale nelle 264 pagine di What Darwin Got Wrong, il libro che a metà aprile Feltrinelli tradurrà appunto con Gli errori di Darwin e che dalla Boston Review al Guardianè già un caso mondiale. Perché se crolla la selezione naturale crollano anche le traduzioni culturali del darwinismo. «Proprio quello che ci ha spinto a scrivere questo libro. Il fastidio enorme provato per anni verso i neodarwiniani in psicologia, in sociologia, nella filosofia del linguaggio, della mente: in tuttii settori delle scienze umane».
Facciamo dei nomi. «La sacra triade. Daniel Dennett, filosofo americano. Richard Dawkins, biologo inglese. Steven Pinker, canadese, psicologo ad Harward. I tre corifei del neodarwinismo».
Che cos'è che non va nell'evoluzione? «Per carità: l'evoluzione è un fatto. Non è più un'ipotesi ma è un dato acquisito. Il problema sono i neodarwiniani che con la selezione naturale pensano di poter spiegare tutto».
Riproviamoci: cosa c' è che non va nella selezione naturale... «Primo. I cosiddetti vincoli interni. Come avviene l'evoluzione biologica? L'evo-devo ha scoperto che i geni sono sostanzialmente quasi sempre gli stessi da centinaia di milioni di anni. Altro che babbuini: dividiamo tutto con i moscerini e i topi. Naturalmente maggiori sono i vincoli interni e maggiore è la struttura genetica che condiziona lo sviluppo. Minore è quindi l'importanza della selezione naturale».
Punto due. «Fisica e chimica ci dicono che i principi di autorganizzazione comuni a tante specie non hanno niente a che fare con la selezione naturale. La legge di gravitazione, per esempio: è una legge della fisica. C'è una storiella che spiega bene l'atteggiamento dei neodarwiniani che non si arrendono. Il bambino chiede al babbo: come mai, quando li si lascia andare, gli oggetti cadono a terra? E il babbo neodarwiniano: perché quelli che tendevano a volare in alto sono stati persi dalla selezione naturale».
Punto tre. «Due grandi evoluzionisti come Jay Gould e Richard Lewontin l'hanno chiarito da tempo: tratti tra loro molto diversi spesso si sviluppano insieme. Impossibile dire quale è stato selezionato e quale si è solo accompagnato».
Allora questa selezione naturale non spiega un bel niente? «Attenzione: ogni anno ci dobbiamo rivaccinare perché i virus mutano, e mutano a loro vantaggio e non a nostro. La selezione naturale è una realtà: ma non è il motore delle specie nuove».
Riassunto: l'evoluzione è un dato di fatto, la selezione naturale esiste, ma non è il motore dell' evoluzione. «Non è il motore della speciazione: della creazione di specie nuove. L' affinamento delle specie sì. La creazione di sottospecie sì. Gli unici esperimenti di evoluzione per selezione naturale hanno portato alla creazione di sottospecie. Da un tipo di moscerino della frutta viene creata la sottospecie di moscerini della frutta. Da un tipo di ranocchio un sottotipo. Ma sempre di ranocchie e moscerini si tratta».
Quindi la selezione naturale non spiega il principio ultimo? «Non spiega l'evoluzione biologica. Non spiega la creazione delle specie. Noi usiamo una metafora: la selezione naturale è l'accordatore di pianoforti ma non il compositore di sinfonie».
Scusi, e il compositore chi sarebbe? «Tanti. Via la selezione naturale non è che c'è un solo altro principio che lo sostituisce: i meccanismi sono molteplici».
E invece i neodarwiniani continuano ad applicare quel concetto onnicomprensivo al resto della scienza. «Prenda la semantica. Daniel Dennett spiega il linguaggio con l'adattamento, i bisogni essenziali, la riproduzione, il cibo. Una balla enorme».
Richard Dawkins? « The God Delusion è un libro infausto. Io sono ateo, integralmente ateo. Ma sbeffeggiare la religione nel nome di Darwin è una cosa infame».
E Steven Pinker? «Il campione della psicologia neodarwiniana. Spiega tutto con i geni: dall'omicidio alla gelosia».
Professore, lei vive in America e sa bene che i giornali sono pieni di questo tipo di interpretazioni scientifiche. Così ci smonta tutto. «Ma se io le offro una teoria neordarwiniana, che posso dire?, della omosessualità, è chiaro che il giorno dopo ho la prima pagina del New York Times. Se invece le dico, vattelapesca, fattori molteplici, eccetera, io non vado né in prima, né in seconda, né in trentesima pagina».
Che peccato. «Altro caso famoso. Le violenze all'interno della coppia, delle famiglie. La violenze dei padri sulle figlie adottive. La storia darwiniana spiega tutto. Gene contro gene...».
E che cosa cambia quando spostiamo la selezione naturale dal piedistallo? «Si reintroducono le scienze sociali: la filosofia, la filosofia del diritto, dell'estetica. Si reintroducono quei grandi temi che per fortuna non sono mai morti».
Non la perdoneranno mai. «Le faccio già un nome. Giorgio Bertorelle è il presidente della Società italiana di Biologia evoluzionista. Qualche anno fa tentò di far firmare un manifesto agli scienziati di mezzo mondo. Contro di me. Arrivò al mio amico Richard Lewontin. E lui: ma siete completamente matti?».
Figuriamoci adesso che se la prende direttamente con Darwin. «Un genio, per carità, e forse è un pochettino disonesto criticarlo così, dopo 150 anni. Ma in fondo lo diceva lui stesso che ci sono tante cose che la sua teoria non arrivava a spiegare».
Sta dicendo che a Darwin il suo libro sarebbe piaciuto? «Beh, sicuramente lui avrebbe capito».
«La Repubblica» del 29 marzo 2010

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