Tre ragazzi su quattro non lo usano mai
di Maria Novella De Luca
Dicono che usarli è difficile, complicato, poco sexy. Spiegano che l'amore va colto, preso dove e quando arriva, se ci si può "proteggere" meglio, altrimenti pazienza, cercheremo di stare attenti. Aids, condom, contraccezione, gravidanze indesiderate, malattie sessualmente trasmissibili: per i teenager l'alfabeto della sessualità sicura è un mondo sconosciuto. A leggere i loro blog viene un tuffo al cuore. La sessualità è precoce, esibita, al centro dei pensieri e delle parole, ma poi viene vissuta senza rete, come se l' Hiv non fosse più una minaccia, come se restare incinte a quindici-sedici anni non fosse un evento sconvolgente, come se la realtà fosse una condizione del tutto virtuale. Gli ultimi dati sull'uso della contraccezione tra gli adolescenti diffusi dalla Sigo, la Società italiana di ginecologia e ostetricia, non lasciano spazio a dubbi: tre giovani su quattro non usano alcuna protezione durante i rapporti sessuali, perché il «partner è contrario» (22%), o perché non li hanno «a portata di mano». Risultato: un netto aumento di malattie sessualmente trasmissibili, una recrudescenza dei casi di Aids, una crescita, seppure contenuta, degli aborti tra le minorenni. E quando proprio va male si bussa alla porta del consultorio per la pillola del giorno dopo. Dietro questo disastro c'è il silenzio. E una generazione cresciuta nell'incertezza. Da quasi un decennio infatti le campagne sulla contraccezione sono scomparse dai media e dalle priorità del ministero della Salute. Chi oggi ha tra i tredici e i diciassette anni non ha vissuto gli anni dell'emergenza legata all'Hiv, da cui erano scaturite stagioni di informazione capillare e battente sulla sessualità sicura, con una conseguente diffusione dell'uso del preservativo. Nello stesso tempo sono soltanto una minoranza le teenager che si rivolgono ai consultori per essere guidate all'uso della pillola. Infatti, confermano i dati della Sigo, «solo lo 0,3% delle adolescenti italiane ha una buona educazione sessuale, il 26,5% ce l'ha appena sufficiente, il 72,9% decisamente scarsa». Una "ignoranza" che si sposa però con l'identikit di questa generazione dell'incertezza. Spiega Paola Gaetano, docente all'Istituto di Psicologia e Psicoterapia cognitiva post-razionalista di Roma: «È come se tra i giovanissimi ci fosse un'incapacità di pensare alle conseguenze, un senso di irrealtà e di sfida, quasi gli fosse sfuggito di mano il senso di programmare il destino... Non importa ciò che accadrà domani, oggi si deve vivere l'emozione. E questo modo di pensare si riflette sulla sessualità, che non deve essere in alcun modo programmatao protetta: è l'attimo che si deve cogliere, accada quel che accada. Quando poi le conseguenze si manifestano è una tragedia, perché ci troviamo di fronte a giovani del tutto impreparati ad affrontare la realtà. Né d'altro canto i genitori riescono a trasmettere ai loro figli il concetto che ogni azione ha una reazione. Ossia un senso di futuro. Così i giovani cercano di prendere tutto e subito, bruciando magari emozioni ed esperienze». Scrive Giada, sedici anni, nel suo blog di "vita vissuta". «Faccio sesso spesso e quasi sempre con il mio ragazzo. A volte in casa, a volte dove si può. È un'esperienza forte, ogni volta è diverso. Non usiamo niente, ci fermiamo a metà. Finora è andata bene, ma ho paura. A lui non lo dico però, non voglio rovinare tutto...».
«La Repubblica» del 6 ottobre 2009
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