L'intenzione dell'amministrazione toscana che ha diffuso un manifesto in cui è raffigurato un neonato con la scritta "homosexual" sul braccio probabilmente era buona. Gli ideatori del messaggio intendevano dire che un omosessuale "che colpa ne ha se è nato così?" con l'obiettivo di contrastare tendenze omofobiche. Spesso, però, le buone intenzioni fanno la fine che si sa.
Il manifesto allude, neppure troppo subliminalmente, a un carattere innato e quindi sostanzialmente genetico dell'omosessualità, che peraltro non è affatto dimostrato scientificamente.
Il determinismo genetico, che non è un effetto della scienza ma una sua estrapolazione indebita, è una pericolosa tendenza che si sta diffondendo a macchia d'olio, e in particolare quando è applicato a interi aggregati umani, può produrre effetti devastanti.
Che si tratti di ebrei, definiti magari "più intelligenti", o di africani considerati nel modo opposto, si finisce con l'esprimere considerazioni di tipo razzista, con l'autorità riflessa da verità scientifiche che in realtà non c'entrano niente.
Nel caso specifico dell'omosessualità, come in molti altri, si interferisce con la sfera del giudizio etico, che in nessun caso spetta alla scienza. Far intendere che l'omosessualità è da tollerare perché genetica significa anche alludere a una sua inaccettabilità nel caso fosse invece conseguenza di scelte comportamentali.
Naturalmente nessuno è oggi in grado di determinare le cause dell'orientamento sessuale delle persone, e così viene quasi naturale, di fronte a questioni irrisolvibili, ricorrere alla facile e illusoria semplificazione del determinismo genetico. Anche chi lo fa con "buone" intenzioni dovrebbe pensare alle conseguenze.
Che cosa capiterebbe se ci si convincesse per esempio che la pedofilia ha origini genetiche? Dal determinismo alla selezione il passo è tremendamente breve.
Applicarlo a intere categorie, poi, può sfociare nella discriminazione, nel razzismo e nella persecuzione. E' già capitato, come sappiamo, e anche il razzismo aveva la pretesa di appoggiarsi su basi scientifiche e genetiche.
Il manifesto allude, neppure troppo subliminalmente, a un carattere innato e quindi sostanzialmente genetico dell'omosessualità, che peraltro non è affatto dimostrato scientificamente.
Il determinismo genetico, che non è un effetto della scienza ma una sua estrapolazione indebita, è una pericolosa tendenza che si sta diffondendo a macchia d'olio, e in particolare quando è applicato a interi aggregati umani, può produrre effetti devastanti.
Che si tratti di ebrei, definiti magari "più intelligenti", o di africani considerati nel modo opposto, si finisce con l'esprimere considerazioni di tipo razzista, con l'autorità riflessa da verità scientifiche che in realtà non c'entrano niente.
Nel caso specifico dell'omosessualità, come in molti altri, si interferisce con la sfera del giudizio etico, che in nessun caso spetta alla scienza. Far intendere che l'omosessualità è da tollerare perché genetica significa anche alludere a una sua inaccettabilità nel caso fosse invece conseguenza di scelte comportamentali.
Naturalmente nessuno è oggi in grado di determinare le cause dell'orientamento sessuale delle persone, e così viene quasi naturale, di fronte a questioni irrisolvibili, ricorrere alla facile e illusoria semplificazione del determinismo genetico. Anche chi lo fa con "buone" intenzioni dovrebbe pensare alle conseguenze.
Che cosa capiterebbe se ci si convincesse per esempio che la pedofilia ha origini genetiche? Dal determinismo alla selezione il passo è tremendamente breve.
Applicarlo a intere categorie, poi, può sfociare nella discriminazione, nel razzismo e nella persecuzione. E' già capitato, come sappiamo, e anche il razzismo aveva la pretesa di appoggiarsi su basi scientifiche e genetiche.
«Il Foglio» del 25 ottobre 2007
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