di massimo Gramellini
Alcune migliaia di adolescenti cinesi hanno tradotto in una sola notte l’ultimo volume di Harry Potter. Si sono divisi i capitoli, i paragrafi, probabilmente anche le sillabe, e adesso l’edizione pirata del romanzo circola sulle bancarelle di Pechino a poco più di un dollaro, in anticipo di due mesi rispetto alla traduzione ufficiale. Una prova maestosa di efficienza, rapidità e impunità di massa: infatti, mentre il ragazzo di Aix en Provence che curò la versione illegale in francese ha pagato il suo ardire solitario con il carcere, davanti a quel formicaio le autorità cinesi saranno costrette ad abbozzare, a meno di voler procedere a un rastrellamento di proporzioni maoiste.
Se si aggiunge che i quindicenni asiatici hanno realizzato l’impresa di loro iniziativa e durante le vacanze estive, emerge un quadro preoccupante per la concorrenza. Immaginiamo che un’idea simile venga a una comitiva di giovani italiani. Intanto deciderebbero all’unanimità di ridiscuterne dopo la villeggiatura. Sorgono due coalizioni di traduttori, una per i capitoli dispari e l’altra per quelli pari. Ma dato che entrambe vogliono tradurre i dispari, viene indetta un’assemblea, al termine della quale gli sconfitti convocano una conferenza stampa allargata ai genitori per denunciare l’esistenza di un complotto. Nel frattempo i vincitori si mettono alacremente al lavoro per stabilire chi fra loro dovrà andare a parlarne in tv. Si raggiunge un compromesso: ci andranno tutti, appaltando la traduzione pirata ad alcune migliaia di adolescenti cinesi.
«La Stampa» del 18 agosto 2007
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