Dall’Archivio dell’Università Cattolica emergono le vicende della rivista che radunò Bargellini, Papini e Betocchi fra il 1929 e il 1940. Quando il gruppo fece una sottoscrizione per dare degna sepoltura a Dino Campana
di Alessandro Zaccuri
L’ultimo arrivo, atteso proprio in questi giorni, riguarda le carte di Giuseppe Bonura, lo scrittore che per molti anni è stato il temutissimo quanto autorevole critico letterario di 'Avvenire'. Quaderni di appunti, originali manoscritti di articoli e romanzi, una raccolta di racconti già pronta per la stampa e diverse poesie, delle quali perfino gli amici non sapevano nulla. Il 'fondo Bonura' è la più recente tra le acquisizioni compiute dall’Archivio della letteratura cattolica, diretto dall’italianista Giuseppe Langella e attivo dal 2007 presso il centro di ricerca 'Letteratura e cultura dell’Italia unita' dell’Università Cattolica di Milano. «In realtà spiega Langella - la dicitura potrebbe cambiare abbastanza presto. L’ambizione è quella di rendere davvero 'cattolica', e cioè universale, questa collezione, in cui vorremmo trovassero posto anche le voci di quanti, pur non riconoscendosi del tutto nelle posizioni della Chiesa, si sono comunque impegnati in una profonda ricerca spirituale. Anche contraddittoria, perché no? L’inquietudine, del resto, è stata il tratto dominante della miglior letteratura spirituale del Novecento».
Irrequieto e a suo modo perfino irregolare è senza dubbio l’autore da cui il progetto dell’Archivio è nato: Piero Bargellini (1897-1980), l’infaticabile intellettuale toscano, sindaco di Firenze durante l’alluvione del ’66 e, prima ancora, fondatore del 'Frontespizio', la rivista che tra il 1929 e il 1940 segnò la riscossa della testimonianza culturale cattolica a dispetto delle restrizioni imposte dal regime. L’invio delle carte del padre da parte di Antonina Bargellini ha rappresentato il primo nucleo dell’Archivio milanese, al quale si sono poi aggiunti i depositi dei fondi del poeta Luigi Fallacara (1890-1963) e di Mario Apollonio (1901-1971), uno dei maestri della critica di ispirazione cattolica, a lungo docente nell’ateneo fondato da padre Gemelli e autore, fra l’altro, di una monumentale Storia del teatro italiano.
Ma anche lo scrittore Pasquale Maffeo ha disposto la donazione delle proprie carte all’Archivio, permettendo così di ampliare ulteriormente il patrimonio a disposizione di studiosi e studenti. A guadagnarsi le maggiori attenzione è stato finora il materiale relativo a Bargellini e dallo spoglio attento della documentazione conservata in Archivio sono già scaturite una serie di pubblicazioni importanti. Si tratta, nella fattispecie, dei carteggi tra lo stesso Bargellini e figure di spicco quali il critico Enrico Falqui , lo scrittore Pietro Mignosi , l’arciconvertito Giovanni Papini (tutti volumi editi da Storia e letteratura) e il poeta Carlo Betocchi (le Lettere sono apparse nel 2005 presso Interlinea). Di Betocchi si è inoltre potuta approntare una completa Bibliografia, pubblicata anch’essa da Storia e letteratura. Un fitto reticolo di verifiche e rimandi, dal quale emerge, tra l’altro, l’importanza della sottoscrizione lanciata nel 1938 dal gruppo del 'Frontespizio' per dare degna sepoltura allo sfortunato poeta dei Canti orfici, Dino Campana, i cui resti avrebbero altrimenti rischiato l’abbandono in una fossa comune.
«Ma ci sarebbe ancora molto da fare, molto da scoprire - avverte Langella. - In questo momento, purtroppo, i finanziamenti scarseggiano e la penuria di risorse rischia di segnare una battuta d’arresto per progetti già molto avanzati, tra cui un romanzo inedito di Fallacara».
Maria Chiara Tarsi, che con Francesca Riva e con Chiara Didonè ha allestito le pubblicazioni sopra ricordate, ha pressoché ultimato il lavoro sulla corrispondenza di Bargellini con don Giuseppe De Luca (1898-1962), altro peso massimo della cultura cattolica nostrana, fondatore dell’Archivio italiano per la storia della pietà e coautore, con lo stesso Bargellini, del celebre Figlio dell’Uomo, Figlio di Dio, edito da Morcelliana nel 1933. U n indicatore eloquente della schiettezza dei rapporti tra i due è fornita dalla lettera inedita che pubblichiamo qui a fianco, gentilmente fornita dalla stessa Tarsi e vergata da un Bargellini scherzoso ma non troppo. Muovendo da una semplice lamentela sul ritardo con cui De Luca ha consegnato i suoi contributi per la rivista ormai 'chiusa' in tipografia, il direttore del 'Frontespizio' mette in guardia l’amico dall’eccessivo interessamento per gli autori francesi, all’epoca molto in voga.
Bargellini preferirebbe che qualcuno si occupasse anche di altri contesti linguistici e culturali, senza trascurare la tradizione italiana. Particolarmente significativo, in questo senso, l’accenno a sant’Alfonso Maria de Liguori, uno dei soggetti di studio effettivamente prediletti da De Luca, che ne avvierà più tardi l’edizione critica delle opere.
In un’altra lettera, di poco successiva (11 ottobre 1936), Bargellini ribadisce in modo ancora più esplicito la particolarità del legame con il sacerdote lucano, confessando: «Se tu potessi immaginare quanto mi fan piacere le tue lettere (e quanto mi danno uggia quelle degli altri) mi scriveresti più spesso.
Mi accorgo ogni giorno di più di non comunicare che con te». Poco più avanti, in un’apparente inversioni delle parti, è ancora Bargellini a insistere perché De Luca - al quale offre la condirezione del 'Frontespizio' - si faccia campione di una sorprendente 'laicità sacerdotale'. «Tu sei prete e sai che i sacrestani son sempre i laici», scrive infatti, aggiungendo subito dopo: «Ma tu dovresti dare la intonazione laica; capisci?'.
Una bella dimostrazione che l’inquietudine prende casa dove vuole, senza rispettare pregiudizi e steccati. Non per niente fra i collaboratori del 'Frontespizio' c’era anche il giovane Indro Montanelli, che proprio sulla rivista di Bargellini pubblicò il primissimo articolo, dedicato al tormentato rapporto fra Lord Byron e il cattolicesimo.
Nell’Archivio milanese si conserva una breve lettera, in cui un Montanelli insolitamente arrendevole prende atto della reprimenda impartitagli da Bargellini a proposito di un altro intervento, che viene definito lo «sfortunato articolo sulla letteratura d’oggi». Assicura il povero Indro: «Tutto ciò ch’Ella dice è perfettamente giusto e io, a differenza di quasi tutti i miei coetanei, non sono permaloso e preferisco le correzioni alle lusinghe».
Ecco, forse basterebbe la rivelazione di un Montanelli di buon carattere per rendersi conto quali gioielli conservi l’Archivio della letteratura cattolica. A proposito: nella sua smania di rimediare, questo Montanelli d’epoca commette un ulteriore passo falso e si congeda da Bargellini promettendo (anche lui!) qualche corrispondenza dalla Francia ...
Irrequieto e a suo modo perfino irregolare è senza dubbio l’autore da cui il progetto dell’Archivio è nato: Piero Bargellini (1897-1980), l’infaticabile intellettuale toscano, sindaco di Firenze durante l’alluvione del ’66 e, prima ancora, fondatore del 'Frontespizio', la rivista che tra il 1929 e il 1940 segnò la riscossa della testimonianza culturale cattolica a dispetto delle restrizioni imposte dal regime. L’invio delle carte del padre da parte di Antonina Bargellini ha rappresentato il primo nucleo dell’Archivio milanese, al quale si sono poi aggiunti i depositi dei fondi del poeta Luigi Fallacara (1890-1963) e di Mario Apollonio (1901-1971), uno dei maestri della critica di ispirazione cattolica, a lungo docente nell’ateneo fondato da padre Gemelli e autore, fra l’altro, di una monumentale Storia del teatro italiano.
Ma anche lo scrittore Pasquale Maffeo ha disposto la donazione delle proprie carte all’Archivio, permettendo così di ampliare ulteriormente il patrimonio a disposizione di studiosi e studenti. A guadagnarsi le maggiori attenzione è stato finora il materiale relativo a Bargellini e dallo spoglio attento della documentazione conservata in Archivio sono già scaturite una serie di pubblicazioni importanti. Si tratta, nella fattispecie, dei carteggi tra lo stesso Bargellini e figure di spicco quali il critico Enrico Falqui , lo scrittore Pietro Mignosi , l’arciconvertito Giovanni Papini (tutti volumi editi da Storia e letteratura) e il poeta Carlo Betocchi (le Lettere sono apparse nel 2005 presso Interlinea). Di Betocchi si è inoltre potuta approntare una completa Bibliografia, pubblicata anch’essa da Storia e letteratura. Un fitto reticolo di verifiche e rimandi, dal quale emerge, tra l’altro, l’importanza della sottoscrizione lanciata nel 1938 dal gruppo del 'Frontespizio' per dare degna sepoltura allo sfortunato poeta dei Canti orfici, Dino Campana, i cui resti avrebbero altrimenti rischiato l’abbandono in una fossa comune.
«Ma ci sarebbe ancora molto da fare, molto da scoprire - avverte Langella. - In questo momento, purtroppo, i finanziamenti scarseggiano e la penuria di risorse rischia di segnare una battuta d’arresto per progetti già molto avanzati, tra cui un romanzo inedito di Fallacara».
Maria Chiara Tarsi, che con Francesca Riva e con Chiara Didonè ha allestito le pubblicazioni sopra ricordate, ha pressoché ultimato il lavoro sulla corrispondenza di Bargellini con don Giuseppe De Luca (1898-1962), altro peso massimo della cultura cattolica nostrana, fondatore dell’Archivio italiano per la storia della pietà e coautore, con lo stesso Bargellini, del celebre Figlio dell’Uomo, Figlio di Dio, edito da Morcelliana nel 1933. U n indicatore eloquente della schiettezza dei rapporti tra i due è fornita dalla lettera inedita che pubblichiamo qui a fianco, gentilmente fornita dalla stessa Tarsi e vergata da un Bargellini scherzoso ma non troppo. Muovendo da una semplice lamentela sul ritardo con cui De Luca ha consegnato i suoi contributi per la rivista ormai 'chiusa' in tipografia, il direttore del 'Frontespizio' mette in guardia l’amico dall’eccessivo interessamento per gli autori francesi, all’epoca molto in voga.
Bargellini preferirebbe che qualcuno si occupasse anche di altri contesti linguistici e culturali, senza trascurare la tradizione italiana. Particolarmente significativo, in questo senso, l’accenno a sant’Alfonso Maria de Liguori, uno dei soggetti di studio effettivamente prediletti da De Luca, che ne avvierà più tardi l’edizione critica delle opere.
In un’altra lettera, di poco successiva (11 ottobre 1936), Bargellini ribadisce in modo ancora più esplicito la particolarità del legame con il sacerdote lucano, confessando: «Se tu potessi immaginare quanto mi fan piacere le tue lettere (e quanto mi danno uggia quelle degli altri) mi scriveresti più spesso.
Mi accorgo ogni giorno di più di non comunicare che con te». Poco più avanti, in un’apparente inversioni delle parti, è ancora Bargellini a insistere perché De Luca - al quale offre la condirezione del 'Frontespizio' - si faccia campione di una sorprendente 'laicità sacerdotale'. «Tu sei prete e sai che i sacrestani son sempre i laici», scrive infatti, aggiungendo subito dopo: «Ma tu dovresti dare la intonazione laica; capisci?'.
Una bella dimostrazione che l’inquietudine prende casa dove vuole, senza rispettare pregiudizi e steccati. Non per niente fra i collaboratori del 'Frontespizio' c’era anche il giovane Indro Montanelli, che proprio sulla rivista di Bargellini pubblicò il primissimo articolo, dedicato al tormentato rapporto fra Lord Byron e il cattolicesimo.
Nell’Archivio milanese si conserva una breve lettera, in cui un Montanelli insolitamente arrendevole prende atto della reprimenda impartitagli da Bargellini a proposito di un altro intervento, che viene definito lo «sfortunato articolo sulla letteratura d’oggi». Assicura il povero Indro: «Tutto ciò ch’Ella dice è perfettamente giusto e io, a differenza di quasi tutti i miei coetanei, non sono permaloso e preferisco le correzioni alle lusinghe».
Ecco, forse basterebbe la rivelazione di un Montanelli di buon carattere per rendersi conto quali gioielli conservi l’Archivio della letteratura cattolica. A proposito: nella sua smania di rimediare, questo Montanelli d’epoca commette un ulteriore passo falso e si congeda da Bargellini promettendo (anche lui!) qualche corrispondenza dalla Francia ...
«Avvenire» del 16 marzo 2011
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