di Fulvio Panzeri
Dall’Archivio Vittorio Sereni di Luino stanno emergendo libri che permettono di ritornare ad indagare sulla figura del grande poeta, in relazione anche ai suoi rapporti d’amicizia, come quelli intercorsi con altri due grandi poeti: Umberto Saba e il francese René Char.
Nel 1947 Sereni per la Radio Svizzera Italiana, in un ciclo sul «pubblico della poesia» dice: «Il problema specifico della poesia si riallaccia al problema più generale della cultura: non di ritrovare 'la' tradizione si tratta, ma di stabilire 'una' tradizione, qualche punto sicuro di riferimento comune. E, in questo senso, c’è lavoro per tutti. Legga Saba, per ora, chi si sente di respirare in certe strettoie».
Dimostra la stima che nutre per il grande poeta triestino, con il quale si sta instaurando una forte amicizia testimoniata nelle lettere che si sono scritti tra il 1946 e il 1954 e ora edite da Archinto, a cura di Cecilia Gibellini, con il titolo Il cerchio imperfetto . Sereni e Saba si erano già incontrati di sfuggita poco prima dell’inizio della guerra, ma è un incontro che avviene nel 1945 a determinare questo dialogo tra due poeti di generazioni diverse.
Saba è già un poeta affermato e ha 63 anni, mentre Sereni è un professore di 32 anni, con due prove poetiche alle spalle, Frontiera e Diario d’Algeria.
Inizia tra loro un dialogo intenso, anche se diverso nei modi: c’è un Sereni che si rivolge a Saba dandogli del lei, sempre molto cordiale, anche nelle discussioni. Cecilia Gibellini, parlando del carteggio, sottolinea: «Da una parte abbiamo Sereni, la sua necessità di discutere sulla poesia, di «imparare», dall’altra invece troviamo il Saba degli ultimi anni, chiuso in un suo scetticismo di fondo, molto critico anche nei confronti del giovane amico, fondamentalmente isolato, tanto che nel 1949, dopo aver appena pubblicato Storia e cronistoria del Canzoniere, in una lettera sottolinea il suo stato d’animo: «Di me non ho voglia di parlare. La mia solitudine è sempre più totalitaria ». Sono lettere queste che attraverso il dialogo tra Saba e Sereni mettono in luce anche un bisogno di letteratura vera, di parole che abbiano una connotazione «etica».
È un elemento che troviamo, dichiarato da Sereni, anche nel rapporto con René Char. Sereni e Char si sono scambiati più di centosessanta lettere in gran parte conservate nel Fondo della Biblioteca Comunale di Luino.
La corrispondenza epistolare avviata nel dicembre 1960, si interrompe nel marzo 1982, pochi mesi prima della scomparsa di Sereni. È ancora inedita, ma la specificità viene raccontata con precisione da Elisa Donzelli che cura Due rive ci vogliono, quarantasette traduzioni inedite delle poesie di Char, rimaste tra le carte del poeta di Luino. Ed è un incontro tra due «poetiche» quasi opposte. Lo scrive lo stesso Sereni: «Char al primo contatto mi respingeva. Mi appariva lontanissimo da qualunque idea io avessi della poesia. In sostanza non lo capivo…Per altro verso la tensione che avvertivo in lui, l’ampiezza e la foltezza innegabili di un orizzonte poetico per me impenetrabile mi facevano soggezione e al tempo stesso mi sfidavano». Sereni incontra la poesia di Char due volte: nel 1960, quando Giorgio Bassani, pubblica per Feltrinelli un’antologia del poeta francese, la cui traduzione è affidata in gran parte a Caproni e per una raccolta a Sereni. Nel 1974, per Mondadori, invece traduce Ritorno a Sopramonte e altre poesie, libro dal quale rimangono fuori le quasi cinquanta poesie edite in questo libro, che testimoniano dell’importanza che hanno avuto i viaggi in Provenza di Char. Nell’ultima raccolta Stella variabile, una sezione è dedicata a Traducevo Char, poeta che secondo Mengaldo è «capace di attivare in Sereni certe latenze, certe possibilità sempre tenute a bada». E gli svela, in una raccolta, un aspetto religioso, quello di «una via crucis laica, di un laico che non ha smarrito il senso del sacro, che si batte con tutto se stesso per preservarne la traccia». In questo sta, per Sereni l’originalità di Char, il suo opporsi «alla poesia odierna la cui ordinaria amministrazione è spartita tra demoralizzazione dissimulata e ostentazione di cinismo».
Umberto Saba - Vittorio Sereni, Il cerchio imperfetto, Archinto, pp. 252, € 16,00 René Char - Vittorio Sereni, Due rive ci vogliono, Donzelli, pp. 142, € 14,00
Nel 1947 Sereni per la Radio Svizzera Italiana, in un ciclo sul «pubblico della poesia» dice: «Il problema specifico della poesia si riallaccia al problema più generale della cultura: non di ritrovare 'la' tradizione si tratta, ma di stabilire 'una' tradizione, qualche punto sicuro di riferimento comune. E, in questo senso, c’è lavoro per tutti. Legga Saba, per ora, chi si sente di respirare in certe strettoie».
Dimostra la stima che nutre per il grande poeta triestino, con il quale si sta instaurando una forte amicizia testimoniata nelle lettere che si sono scritti tra il 1946 e il 1954 e ora edite da Archinto, a cura di Cecilia Gibellini, con il titolo Il cerchio imperfetto . Sereni e Saba si erano già incontrati di sfuggita poco prima dell’inizio della guerra, ma è un incontro che avviene nel 1945 a determinare questo dialogo tra due poeti di generazioni diverse.
Saba è già un poeta affermato e ha 63 anni, mentre Sereni è un professore di 32 anni, con due prove poetiche alle spalle, Frontiera e Diario d’Algeria.
Inizia tra loro un dialogo intenso, anche se diverso nei modi: c’è un Sereni che si rivolge a Saba dandogli del lei, sempre molto cordiale, anche nelle discussioni. Cecilia Gibellini, parlando del carteggio, sottolinea: «Da una parte abbiamo Sereni, la sua necessità di discutere sulla poesia, di «imparare», dall’altra invece troviamo il Saba degli ultimi anni, chiuso in un suo scetticismo di fondo, molto critico anche nei confronti del giovane amico, fondamentalmente isolato, tanto che nel 1949, dopo aver appena pubblicato Storia e cronistoria del Canzoniere, in una lettera sottolinea il suo stato d’animo: «Di me non ho voglia di parlare. La mia solitudine è sempre più totalitaria ». Sono lettere queste che attraverso il dialogo tra Saba e Sereni mettono in luce anche un bisogno di letteratura vera, di parole che abbiano una connotazione «etica».
È un elemento che troviamo, dichiarato da Sereni, anche nel rapporto con René Char. Sereni e Char si sono scambiati più di centosessanta lettere in gran parte conservate nel Fondo della Biblioteca Comunale di Luino.
La corrispondenza epistolare avviata nel dicembre 1960, si interrompe nel marzo 1982, pochi mesi prima della scomparsa di Sereni. È ancora inedita, ma la specificità viene raccontata con precisione da Elisa Donzelli che cura Due rive ci vogliono, quarantasette traduzioni inedite delle poesie di Char, rimaste tra le carte del poeta di Luino. Ed è un incontro tra due «poetiche» quasi opposte. Lo scrive lo stesso Sereni: «Char al primo contatto mi respingeva. Mi appariva lontanissimo da qualunque idea io avessi della poesia. In sostanza non lo capivo…Per altro verso la tensione che avvertivo in lui, l’ampiezza e la foltezza innegabili di un orizzonte poetico per me impenetrabile mi facevano soggezione e al tempo stesso mi sfidavano». Sereni incontra la poesia di Char due volte: nel 1960, quando Giorgio Bassani, pubblica per Feltrinelli un’antologia del poeta francese, la cui traduzione è affidata in gran parte a Caproni e per una raccolta a Sereni. Nel 1974, per Mondadori, invece traduce Ritorno a Sopramonte e altre poesie, libro dal quale rimangono fuori le quasi cinquanta poesie edite in questo libro, che testimoniano dell’importanza che hanno avuto i viaggi in Provenza di Char. Nell’ultima raccolta Stella variabile, una sezione è dedicata a Traducevo Char, poeta che secondo Mengaldo è «capace di attivare in Sereni certe latenze, certe possibilità sempre tenute a bada». E gli svela, in una raccolta, un aspetto religioso, quello di «una via crucis laica, di un laico che non ha smarrito il senso del sacro, che si batte con tutto se stesso per preservarne la traccia». In questo sta, per Sereni l’originalità di Char, il suo opporsi «alla poesia odierna la cui ordinaria amministrazione è spartita tra demoralizzazione dissimulata e ostentazione di cinismo».
Umberto Saba - Vittorio Sereni, Il cerchio imperfetto, Archinto, pp. 252, € 16,00 René Char - Vittorio Sereni, Due rive ci vogliono, Donzelli, pp. 142, € 14,00
Nel dopoguerra, il bisogno del luinese di «una» tradizione, più che di ritrovare «la» tradizione
«Avvenire» del 5 marzo 2011
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