Che cosa non capiscono i filosofi contemporanei della “seconda navigazione” di Ratzinger
di Giuliano Ferrara
Qui finisce che “auctoritas non veritas facit legem”, si lamenta Emanuele Severino che sul nichilismo si arrovella da una vita e accusa Papa Benedetto di semplificare, “riducendo la grandezza del pensiero filosofico alla povera categoria del relativismo”. Anche l’ineffabile Gianni Vattimo s’è scagliato contro le pretese veritative del professor Ratzinger in terra d’Aosta, ribaltando contro di lui e sant’Anselmo il paradosso del “grande Bonhoeffer: un Dio che ‘c’è’, non c’è”. Eppure con due interventi in pochi giorni – il primo per paragonare la nostra epoca all’illuminismo: là vigeva la “dittatura del razionalismo” che negava Dio, mentre oggi a farlo è la “dittatura del relativismo”; la seconda all’Angelus domenica, quando ha messo anche l’inferno di Auschwitz sul conto del “nichilismo”, inteso come esito estremo “dell’esclusione di Dio dall’orizzonte dell’uomo” – Benedetto XVI insiste inflessibile su uno dei suoi temi elettivi: i limiti della ragione occidentale. Un oscurantista “assertivo e dogmatico”? O un illuminista cristiano che crede nella ragione, a patto che essa “non neghi la ‘seconda navigazione’ di Platone”, come dice il filosofo cattolico Elio Guerriero, storico editore per l’Italia della rivista teologica “Communio”, quella fondata da Ratzinger, Hans Urs von Balthasar, Henri de Lubac. Fa sua la prima ipotesi Massimo Cacciari: “Mi sembra che sia ormai ripetitivo, che non riesca ad ascoltare – e dunque a dialogare – con interlocutori che pure in passato hanno provato a farlo. Non distingue tra relativismo e relativismo, nichilismo e nichilismo. Heidegger è un relativista? Che c’entra Wittgenstein con le critiche di Ratzinger? Ma fare di ogni erba un fascio, perdendo di vista tutta la sfera dell’ermeneutica e anche di molta teologia, non serve a nessuno. Mi sembra che sia un pensiero anche po’ senile”. In tono meno tranchant, avanza critiche analoghe il filosofo tedesco Otto Kallscheuer, studioso dei rapporti tra la sfera laica e quella religiosa: “Non vedo novità di rilievo. Inizialmente ho guardato con interesse il suo modo di affrontare il dialogo tra fede e ragione laica. Oggi mi sembra invece ancorato a contrapposizioni di tipo tradizionale. Ad esempio: la citazione del Lager-inferno si deve a Hannah Arendt, a dimostrazione che anche un pensiero non religioso può benissimo giudicare il male. E il curato d’Ars: è l’opposizione tradizionale al razionalismo attraverso la fede del cuore e dell’amore, indicata come antidoto. Ciò è tipico, e apprezzabile, della cultura di Ratzinger. Ma fa anche parte di una retorica che non serve granché a una ‘Zeitdiagnose’”. Diversamente, Guerriero individua nella sfida alla “ragione debole” un punto fermo cui il Papa è giunto nella sua riflessione sul pensiero contemporaneo: “Denuncia l’autocensura dell’uomo nei confronti di se stesso, vi intravede il demone della nostra epoca. A questo demone contrappone una ragione aperta al trascendente, in cui ‘sofia’ e ontologia non devono essere disgiunte. Più che un discorso superato, mi pare che non riesca a trovare interlocutori disposti a questa ‘seconda navigazione’”.
"Il Foglio" dell'11 agosto 2009
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