Relazione del prof. Silvio Garattini
La stampa e i mass-media sono stati molto solleciti nel propagandare ingiustificati appelli per l’utilizzo della cannabis, detto ‘spinello’, nel trattamento del dolore dei pazienti terminali mentre ha steso un inaccettabile silenzio su alcuni recenti lavori scientifici che hanno messo in relazione l’usodella cannabis con alcune malattie mentali. L’uso protratto della cannabis sembra capace di indurre attacchi psicotici in soggetti già predisposti e di esacerbare i sintomi di pazienti già diagnosticati come psicotici. Lo studio più citato in questo senso è stato realizzato su 50.000 reclute svedesi che sono state seguite per 15 anni e aveva stabilito che l’assunzione di cannabis nell’età dell’adolescenza aumentava in modo proporzionale alla dose il rischio di sviluppare schizofrenia.
Nonostante le dimensioni dello studio permanevano tuttavia alcuni dubbi circa la possibile influenza di altri farmaci assunti nello stesso periodo di tempo e soprattutto la difficoltà di stabilire un rapporto di causa ed effetto essendo possibile che l’assunzione di cannabis fosse la conseguenza e non la causa della presenza di disturbi mentali. Per queste ragioni lo studio è stato ripreso con un periodo di osservazione più lungo. In breve i risultati sono stati confermati ed ampliati, dimostrando che solo la cannabis e non altri farmaci è responsabile della comparsa della psicosi e dell’aggravarsi dei sintomi; inoltre si è potuto stabilire che l’uso della cannabis è un fattore di rischio. Queste ricerche vanno viste alla luce di altri dati condotti su gruppi di minore numerosità, ma pur sempre significativi. Un gruppo di 4045 olandesi ha confermato i dati svedesi. Analogamente un gruppo di 1037 adolescenti in Nuova Zelanda è stato diviso in tre sottogruppi: un gruppo di controllo che non aveva mai usato cannabis, un gruppo che aveva assunto cannabis almeno tre volte a partire dall’età di 18 anni ed un gruppo che aveva iniziato all’età di 15 anni ed aveva poi proseguito. All’età di 26 anni sono stati eseguiti gli esami psichiatrici con risultati molto preoccupanti perché gli utilizzatori di cannabis mostravano più sintomi schizofrenici dei soggetti di controllo e l’effetto era più evidente negli adolescenti che avevano iniziato all’età di 15 anni.
Studi pubblicati nel mese di novembre 2002 hanno affrontato anche il problema di eventuali rapporti fra consumo di cannabis e disturbi mentali non psicotici, ma riguardanti depressione ed ansia. In Australia, nello stato di Victoria, è stato seguito a partire dal 1992 un gruppo di 44 classi valutando a caso oltre 2000 adolescenti dell’età di 14-15 anni appartenenti ad una popolazione di oltre 60.000 studenti. I risultati ottenuti sono molto preoccupanti perché confermano una associazione fra l’uso della cannabis nell’adolescenza e la successiva comparsa di depressione ed ansietà. In particolare l’uso quotidiano dello spinello comporta un aumento, rispetto al non uso, di 5,6 volte dei sintomi di depressione ed ansietà entro un periodo di 7 anni. L’uso settimanale comporta invece un aumento del rischio di circa due volte. Mentre l’uso della cannabis è redittivo
di successiva depressione ed ansietà, la presenza di depressione non è predittiva per l’impiego di cannabis. In altre parole non si cerca la cannabis perché si è depressi o ansiosi, ma si diventa depressi o ansiosi perché si usa la cannabis.
Questi dati devono indurre ad una serie di riflessioni. Anzitutto si deve sfatare la convinzione largamente diffusa che lo spinello sia una ‘droga leggera’ ed in quanto tale rappresenti un’abitudine priva di conseguenze per la salute. E’ invece importante diffondere l’informazione riguardante i rapporti diretti fra uso della cannabis e lo sviluppo di problemi per la salute mentale: psicosi,depressione ed ansietà possono essere la tragica conseguenza della leggerezza con cui viene affrontata la pratica di usare droghe per scopi ricreativi. Il numero degli adolescenti che fuma lo spinello è in grande aumento. Nel gruppo di adolescenti più sopra citato il 60% impiegava cannabis almeno una volta alla settimana e ben il 7% almeno una volta ogni giorno. Un recente lavoro pubblicato sulla rivista dei medici americani (JAMA) ha destato ulteriori motivi di preoccupazione.
Si è stabilito infatti che l’impiego di cannabis è un fattore di rischio per una successiva assunzione di cocaina o di oppioidi. Si realizza quindi il pericolo che la cannabis faccia da veicolo per altri tipi di tossicodipendenza. Occorre perciò mettere in atto non solo adeguate strategie informative per giovani, ma anche modelli di vita che permettano di evitare l’impiego di qualsiasi droga. Occorre sfatare l’impressione diffusa che l’assunzione di cannabis rappresenti un’abitudine di vita accettabile perché non avrebbe influenza sullo stato di salute.
Nonostante le dimensioni dello studio permanevano tuttavia alcuni dubbi circa la possibile influenza di altri farmaci assunti nello stesso periodo di tempo e soprattutto la difficoltà di stabilire un rapporto di causa ed effetto essendo possibile che l’assunzione di cannabis fosse la conseguenza e non la causa della presenza di disturbi mentali. Per queste ragioni lo studio è stato ripreso con un periodo di osservazione più lungo. In breve i risultati sono stati confermati ed ampliati, dimostrando che solo la cannabis e non altri farmaci è responsabile della comparsa della psicosi e dell’aggravarsi dei sintomi; inoltre si è potuto stabilire che l’uso della cannabis è un fattore di rischio. Queste ricerche vanno viste alla luce di altri dati condotti su gruppi di minore numerosità, ma pur sempre significativi. Un gruppo di 4045 olandesi ha confermato i dati svedesi. Analogamente un gruppo di 1037 adolescenti in Nuova Zelanda è stato diviso in tre sottogruppi: un gruppo di controllo che non aveva mai usato cannabis, un gruppo che aveva assunto cannabis almeno tre volte a partire dall’età di 18 anni ed un gruppo che aveva iniziato all’età di 15 anni ed aveva poi proseguito. All’età di 26 anni sono stati eseguiti gli esami psichiatrici con risultati molto preoccupanti perché gli utilizzatori di cannabis mostravano più sintomi schizofrenici dei soggetti di controllo e l’effetto era più evidente negli adolescenti che avevano iniziato all’età di 15 anni.
Studi pubblicati nel mese di novembre 2002 hanno affrontato anche il problema di eventuali rapporti fra consumo di cannabis e disturbi mentali non psicotici, ma riguardanti depressione ed ansia. In Australia, nello stato di Victoria, è stato seguito a partire dal 1992 un gruppo di 44 classi valutando a caso oltre 2000 adolescenti dell’età di 14-15 anni appartenenti ad una popolazione di oltre 60.000 studenti. I risultati ottenuti sono molto preoccupanti perché confermano una associazione fra l’uso della cannabis nell’adolescenza e la successiva comparsa di depressione ed ansietà. In particolare l’uso quotidiano dello spinello comporta un aumento, rispetto al non uso, di 5,6 volte dei sintomi di depressione ed ansietà entro un periodo di 7 anni. L’uso settimanale comporta invece un aumento del rischio di circa due volte. Mentre l’uso della cannabis è redittivo
di successiva depressione ed ansietà, la presenza di depressione non è predittiva per l’impiego di cannabis. In altre parole non si cerca la cannabis perché si è depressi o ansiosi, ma si diventa depressi o ansiosi perché si usa la cannabis.
Questi dati devono indurre ad una serie di riflessioni. Anzitutto si deve sfatare la convinzione largamente diffusa che lo spinello sia una ‘droga leggera’ ed in quanto tale rappresenti un’abitudine priva di conseguenze per la salute. E’ invece importante diffondere l’informazione riguardante i rapporti diretti fra uso della cannabis e lo sviluppo di problemi per la salute mentale: psicosi,depressione ed ansietà possono essere la tragica conseguenza della leggerezza con cui viene affrontata la pratica di usare droghe per scopi ricreativi. Il numero degli adolescenti che fuma lo spinello è in grande aumento. Nel gruppo di adolescenti più sopra citato il 60% impiegava cannabis almeno una volta alla settimana e ben il 7% almeno una volta ogni giorno. Un recente lavoro pubblicato sulla rivista dei medici americani (JAMA) ha destato ulteriori motivi di preoccupazione.
Si è stabilito infatti che l’impiego di cannabis è un fattore di rischio per una successiva assunzione di cocaina o di oppioidi. Si realizza quindi il pericolo che la cannabis faccia da veicolo per altri tipi di tossicodipendenza. Occorre perciò mettere in atto non solo adeguate strategie informative per giovani, ma anche modelli di vita che permettano di evitare l’impiego di qualsiasi droga. Occorre sfatare l’impressione diffusa che l’assunzione di cannabis rappresenti un’abitudine di vita accettabile perché non avrebbe influenza sullo stato di salute.
Poiché malattie mentali sono difficili da curare è urgente rafforzare gli interventi di prevenzione per rimuoverne le cause note. Occorre utilizzare l’esperienza acquisita nella lotta al fumo da tabacco per istituire iniziative capaci di evitare che gli adolescenti siano preda della catena criminale che ha interessi all’espansione dell’uso della cannabis.
Principale bibliografia di riferimento:
1) Rey JM & Tennant CC. BMJ 2002; 325: 1183-1184.
2) Patton GC, et al. BMJ 2002; 325: 1195-1198.
3) Zammit S, et al. BMJ 2002; 325: 1199-1203.
4) Arseneault L, et al. BMJ 2002; 325: 1212-1213.
5) Kandel DB. JAMA 2003; 289(4): 482-483.
6) Lynskey MT, et al. JAMA 2003; 289(4): 427-433.
1) Rey JM & Tennant CC. BMJ 2002; 325: 1183-1184.
2) Patton GC, et al. BMJ 2002; 325: 1195-1198.
3) Zammit S, et al. BMJ 2002; 325: 1199-1203.
4) Arseneault L, et al. BMJ 2002; 325: 1212-1213.
5) Kandel DB. JAMA 2003; 289(4): 482-483.
6) Lynskey MT, et al. JAMA 2003; 289(4): 427-433.
Ministero della Salute del 26 settembre 2003
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